Tra la destra di Giorgia Meloni e quella mascherata, finto progressista, di Enrico Letta c’è vita a sinistra? Partiamo dall’inizio. «È precisamente questo che intendiamo, quando diciamo che il Partito democratico è un partito “a vocazione maggioritaria”: un partito che punta non a rappresentare questa o quella componente identitaria o sociale, per quanto ampia possa essere, ma a porsi l’obiettivo di carattere generale di conquistare nel Paese i consensi necessari a portare avanti un programma di governo, incisivamente riformatore».
Il Pd e l’Agenda Draghi. Era l’agosto 2007 quando Walter Veltroni, lanciava la rivoluzionaria idea del Partito democratico. Quel partito a vocazione maggioritaria che maggioritario nel Paese non è mai stato, sebbene abbia governato per una decina d’anni degli ultimi 15 alleandosi praticamente con tutti (tranne l’estrema destra). Ciononostante, oggi i dirigenti del Partito democratico continuano a perseverare nella formula della vocazione maggioritaria per sposare l’Agenda (del banchiere) Draghi, completando così l’opera di distruzione della sinistra italiana avviata a suo tempo da Veltroni e che, dopo la parentesi di Zingaretti, ora Letta ha scelto di portare avanti.
Tutti dentro tranne i 5 Stelle
La chiusura al Movimento 5 Stelle di Conte e alla sua Agenda sociale, l’alleanza possibile con il turboliberista Calenda, il rottamatore dello Statuto dei lavoratori Renzi e con lo scissionista Di Maio folgorato sulla via di San Mario sono la cartina di tornasole di quale sia la visione dell’Italia racchiusa nella vocazione maggioritaria che ha in mente il Pd.
Nel veltroniano “ma anche” rispolverato da Letta, del tutti tranne i 5 Stelle nemici del popolo – quello delle immaginarie piazze a sostegno di Draghi riempite per l’occasione dalla stampa compiacente – c’è però un pezzo di Paese dimenticato.
Quei 13 milioni di italiani, tra poveri assoluti e relativi, che il Partito democratico ha rinunciato, con il suo programma (e la scelta dei suoi prossimi compagni di viaggio) a rappresentare.
Quella parte del Paese che, come in ogni Restaurazione dopo la discesa dei barbari, la politica ha deciso di sacrificare sull’altare del sistema.
C’è vita a sinistra
Ecco perché solo chi riuscirà a dare voce a questo pezzo di Italia potrà presentarsi agli elettori con un’alternativa credibile.
Una terza via tra il cartello della destra salvinianmelonianberlusconiana, quella delle immancabili pensioni a mille euro (che non hanno mai fatto quando erano al governo), dell’abolizione del reddito di cittadinanza e della guerra navale alle carrette del mare, e l’altra, quella finto-progressista lettiancalendianrenziandimaiana, che ha come stella polare l’esecutore materiale delle grandi grandi svendite di Stato degli anni ’90.
C’è vita a sinistra. Aspetta solo di essere rianimata.
di Antonio Pitoni in https://www.lanotiziagiornale.it/tra-la-destra-della-meloni-e-quella-di-letta-ce-vita-a-sinistra-la-terza-via-sono-i-13-milioni-di-italiani-dimenticati-dallagenda-draghi/