Dopo picche e ripicche e schermaglie di giorni e giorni alla fine il matrimonio si farà. Enrico Letta e Carlo Calenda hanno siglato un patto che li vedrà correre assieme alle prossime elezioni. Le liste del Pd e di Azione/+Europa parteciperanno – si legge in questo patto messo nero su bianco – alla campagna elettorale guidate da Letta, frontrunner per i democratici e progressisti, e Calenda, frontrunner per Azione/+Europa e liberali. Ma non sono tutte rose e fiori. E se Letta imbarca nella sua arca Calenda rischia di perdere altri alleati. L’accordo è stato trovato nel nome dell’agenda Draghi e di una spartizione in cui il leader del Pd si è piegato ai diktat arrivati dal leader di Azione. Calenda riesce a spuntarla nella richiesta di non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali.
L’ex ministro aveva posto il veto su Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Angelo Bonelli dei Verdi e Luigi Di Maio
L’ex ministro aveva posto il veto su Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Angelo Bonelli dei Verdi e Luigi Di Maio con il suo Impegno civico. Nei collegi uninominali – si legge nel patto siglato da Letta, Calenda e Benedetto della Vedova, segretario di +Europa – non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza e gli ex parlamentari del M5S e quelli di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura).
La totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione verrà suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito democratico) e 30% (+Europa/Azione). Il Pd fa sapere in una nota che nelle prossime liste elettorali offrirà diritto di tribuna in Parlamento ai leader dei diversi partiti e movimenti politici del centrosinistra che entreranno a far parte dell’alleanza elettorale.
“Non abbiamo alcun bisogno di un diritto di tribuna”, dice Bonelli. “Offerta generosa, ma non ci riguarda, non ne abbiamo bisogno”, aggiunge Fratoianni. Che spiega: “La nostra proposta politica non cambia “. Tanto Fratoianni che Bonelli non condividono l’agenda Draghi tutta rigassificatori e armi sulla politica estera e zero attenzione ai temi sociali, con un salario minimo all’acqua di rose e la promessa di correggere il Reddito di cittadinanza e il Bonus 110%.
“Prendiamo atto – dicono i due leader – dell’accordo bilaterale siglato dal Pd e da Azione e Più Europa. è un accordo che non ci riguarda e non ne condividiamo molte cose programmatiche, nel merito. Noi siamo impegnati a difendere la democrazia ma anche a dare una risposta all’emergenza climatica e poi va data una risposta molto forte sul piano sociale. Alla luce di tutto ciò chiediamo un incontro al Pd per verificare se ci sono ancora le condizioni per andare avanti”.
Letta risponde affermativamente alla richiesta a stretto giro. L’incontro con Bonelli e Fratoianni, che rischiano di guastargli la festa, si terrà oggi. “Era un dovere superare gli ostacoli e arrivare a un’intesa che ci consentisse di trovare una proposta che sia vincente, convincente e alternativa a queste destre”, aveva detto giubilante Letta in conferenza stampa, ad accordo fatto con Calenda.
“Chi farà il premier lo decideremo insieme”
Che rilanciava: “Oggi si riapre la partita. Da oggi per me ogni discussione, ogni polemica è finita, c’è la partita e la vinciamo”. E sulla leadership Calenda fa una mezza marcia indietro: “Chi farà il premier lo decideremo insieme”. In tutto questo rimane in sospeso Matteo Renzi che implorava l’ex ministro per costruire il terzo polo di centro. Il leader di Azione spiega – e Letta conferma – che non c’è alcun veto sul numero uno di Italia viva: “Porte aperte a tutti per discutere. Credo che nessuno di noi ha messo veti dal punto di vista della coalizione”.