È giovedì, sembra essere passata un’era ma siamo solo all’inizio della campagna elettorale. Se fosse una serie televisiva sarebbe quasi divertente, solo che qui c’è in gioco il Paese. Ecco il bestiario elettorale di giornata.
IL RITORNO DEL “PARTITO DI BIBBIANO”
Mentre Luigi Di Maio si prepara a candidarsi nelle liste del Pd per assicurarsi un posto in Parlamento, da Bibbiano il segretario dem Stefano Marazzi non le manda a dire: “Inutile negarlo, non nascondo che la nostra comunità locale abbia sofferto tanto e che da Di Maio si aspetterebbe ancora delle scuse”, dice il segretario cittadino. Del resto fu proprio Di Maio del PD che “toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderseli”. Le scuse forse non arriveranno, Di Maio sicuramente sì.
ASILO CALENDA
Qualcuno accusa Carlo Calenda di avere lasciato solo Matteo Renzi e con lui “un polo riformista del 10%” (tranquilli, niente di che, è il solito centro che ogni giro si affibbia un’etichetta diversa). Calenda risponde: “Può essere. Ma ho anche evitato la vittoria a tavolino della Meloni, con un accordo che esclude 5s e voti di Azione a Di Maio e co. Tutto sommato scelta meno dolorosa di quella che ha fatto Matteo Renzi quando ha fatto un governo con Conte, Bonafede etc., per la stessa ragione. Aggiungo che il polo si può costruire dal 26 settembre, l’Italia no. Riflettici Matteo”. In sostanza offre la pace agitando il bastone. Se le ripicche fossero voti Calenda sarebbe presidente dell’universo.
RENZI TRADOTTO
Matteo Renzi: “Il PD mi ha proposto il diritto di tribuna. Io non mi faccio candidare da quel partito per salvare una poltrona, mi chiamo Renzi non Di Maio”. Tradotto: una poltrona è troppo poco.
L’INCAZZATURA DI CITTADINANZA
Gianluigi Paragone presenta Italexit e in conferenza stampa dichiara (piuttosto minaccioso): “O le istituzioni capiscono che il dissenso deve rimanere nel perimetro istituzionale o questo dissenso andrà fuori. O entriamo in parlamento o accompagnerò la voce del dissenso fuori dal parlamento, o faremo i conti. Io sarò in piazza, avviso già il presidente della Repubblica. E vediamo cosa sanno fare le forze dell’ordine”. Curiosa questa teoria che gli incazzati abbiano il diritto di essere eletti: servirebbe un Parlamento con 60 milioni di posti, visti i tempi. E poi chi decide chi tra gli incazzati merita di entrare in Parlamento? Le elezioni, appunto.
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da https://www.lanotiziagiornale.it/carlo-seduce-e-abbandona-matteo-continua-il-bestiario-elettorale/