A 48 ore dalla prima della Scala di Milano arriva l’ennesima mazzata delle destre sulla cultura. Forse la premier si aspettava più applausi di Mattarella alla Prima della Scala, o il ministro Sangiuliano c’è rimasto male per non aver trovato posto nel palco reale del teatro, fatto sta che a 48 ore dallo spettacolo arriva l’ennesima mazzata delle destre sulla cultura. Ora non è che ci si aspettasse molto da un governo che in questo ambito ha piazzato come sottosegretario la leghista Borgonzoni, quella che si vantava di non leggere un libro da anni, e difatti nella Manovra non c’è un euro in più per teatri, cinema, artisti e case editrici. E dire che si tratta di uno dei settori più penalizzati dalla pandemia, e nonostante i fondi di emergenza stanziati dalla Siae migliaia di persone sono alla fame.
Perciò non si poteva immaginare che si arrivasse a cancellare pure il Bonus Cultura ai diciottenni, cioè 500 euro dati ai giovani per acquistare libri o andare a vedere – magari per la prima volta nella vita – un’opera lirica. Così si risparmieranno 230 milioni con cui assumere dipendenti al ministero e regalare altri fondi all’editoria e ai giornali amici.
Un capolavoro delle destre, che non hanno mantenuto una sola delle promesse fatte in campagna elettorale ai pensionati, ai piccoli imprenditori, alle donne e ai lavoratori, e con questa mossa tradiscono pure le nuove generazioni.
Anche se, a pensarci bene, un impegno rispettato c’è: farla pagare ai poveri, togliendo il Reddito di cittadinanza. E poi si stupiscono se nel Paese cresce il malumore, malgrado la balla che a fomentare le piazze sia Conte e non i tagli sulla carne viva delle persone.