“Porre la fiducia è esproprio delle Camere”. Ma nei primi 80 giorni di governo Meloni l’ha messa più volte di Draghi e Conte
Dal lontano 2006 la leader di Fdi tuona contro il ricorso alla questione di fiducia con cui il governo lega i provvedimenti al suo stesso destino. Ma in poco più di due mesi il suo l'ha posta cinque volte raggiungendo il record rispetto ai predecessori. Sulla finanziaria di Draghi diceva "è un esproprio delle Camere sulla legge più importante dello Stato". Un anno dopo farà lo stesso. Nel 2o06 era una “scelta oligarchica”, un “errore drammatico” nel 2015 e una vera e propria “vergogna” nel 2017. Peggio ancora nel 2021, addirittura “una mortificazionedel Parlamento, una deriva democratica”. C’era una volta Giorgia Meloni, quella che dai banchi dell’opposizione lanciava strali contro ogni governo (di cui non faceva parte) che facesse ricorso alla questione di fiducia per far passare i provvedimenti legandoli al destino del governo. Tutto questo fino al 22 ottobre scorso, perché quando la premier diventa lei, la musica cambia: i voti di fiducia fioccano come e più di prima, ma l’allarme democratico non si sente più. Proprio così, col decreto Aiuti-quater l’esecutivo Meloni arriva a 5 fiducie in 81 giorni, contate le domeniche, e batte ogni record nello sport che contestava fin tanto che era all’opposizione; con l’aggravante per altro di avere in Parlamento una maggioranza schiacciante (57,8%), come poche se n’erano viste a sostegno di un governo politico.
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