stipendi docentiMilano si conferma la città italiana dove la vita costa di più, Napoli la più economica sul fronte della spesa alimentare, mentre Pescara risulta la più conveniente sul fronte delle tariffe dei servizi. Per i beni alimentari, Roma risulta invece l’ottava città più cara, dietro Milano, Aosta, Trieste, Genova, Torino, Bologna, Cagliari, la quinta per servizi e beni. Forse vale la pena guardare l’ultima indagine fatta dal Codacons elaborando i dati sul costo della vita nelle principali città italiane, per capire quali insegnanti potrebbero godere dell’”integrazione” di stipendio alla quale vorrebbe arrivare il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Lo ha ribadito in una lettera al Messaggero tornando sulla sua proposta che sembra dipingere di fatto un contratto a due velocità tra nord e sud. «Il contratto nazionale non si tocca», ha chiarito il monistro e «non ho mai sentito qualche regione che voglia mettere in discussione il contratto nazionale. Semmai una richiesta delle regioni è quella di consentire una maggiore equità laddove il costo della vita sia molto più alto». Valditara sottolinea «come il costo della vita sia molto più alto rispetto alla media nazionale non solo a Milano, ma anche a Roma. E che anche a causa del costo della vita più alto registriamo molte domande di trasferimento non solo dalla Lombardia, ma anche dal Lazio con evidenti problemi di continuità didattica per gli studenti e dunque di qualità del servizio». «Questa è la vera sfida» secondo Valditara: «capire come fare per far sì che il lavoratore che si trova ad avere un costo della vita più alto in un determinato territorio (ovunque si trovi: al Nord, al Centro, al Sud, questo è poco rilevante) non vada ad avere uno stipendio che nei fatti è molto più basso». «Si tratta pertanto - osserva - di una questione di equità che non necessita della autonomia, dal momento che già oggi si può affrontare con la contrattazione integrativa prevista proprio nei contratti nazionali». Il ministro risponde anche alla preoccupazione di «programmi spezzatino» con l’Autonomia: «le indicazioni nazionali, e dunque i programmi, sono considerate dalla giurisprudenza costituzionale come norme generali sull’istruzione, quindi riservate alla competenza esclusiva dello Stato», inoltre rientrano nei «livelli essenziali delle prestazioni (lep), di competenza statuale»

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dall'articolo di Roberta Amoruso  per IlMessaggero.it

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