In poche ore vandalizzate quattro statue di Cristoforo Colombo negli Usa. Dal Regno Unito al Belgio, si allunga la lista dei monumenti colpiti da Black Lives Matter. Riverberi anche in Italia: nel mirino l'effige di Montanelli. Cade un’altra statua, buttata giù dalla rabbia dei manifestanti. L’ultimo episodio ci riporta negli Usa, a Minneapolis, dove tutto è cominciato: davanti al Campidoglio è stata abbattuta la statua di Cristoforo Colombo, figura già finita nel mirino delle proteste a Richmond, Boston, Saint Paul. A Richmond, in Virginia, la statua è stata buttata giù dal suo piedistallo nel Byrd Park meno di due ore dopo che i manifestanti vi si erano radunati. È stata trascinata a terra con delle corde e al suo posto è stato issato un cartello con la scritta: “Colombo rappresenta il genocidio”. La statua è stata poi incendiata e gettata nel lago del parco, come documentano le immagini.
Brutta fine anche per l’effige di Colombo a Boston: il monumento dedicato all’esploratore genovese è stato decapitato e rimosso dalla sua collocazione nel North End, quartiere italo-americano della città del Massachusetts. Il sindaco Marty Walsh ha annunciato che il monumento sarà messo in magazzino mentre verranno avviate “conversazioni” sul “significato storico” dell’incidente: non è detto che la statua dell’esploratore italiano ritornerà al suo posto. Non era la prima volta, infatti, che Colombo veniva preso di mira: già decapitato nel 2006, quattro anni fa venne imbrattato di vernice rossa con le parole “Black Lives Matter” spruzzate sulla base.
Ora che il movimento ha preso nuovo vigore, con connessioni fortissime tra le due sponde dell’Atlantico, sono molti gli amministratori tentati di agire preventivamente rispetto ai potenziali vandali. La cronaca dei giorni scorsi, del resto, parla chiaro: da Minneapolis a Londra, nessun monumento in qualche modo legato alla storia imperialista può dirsi al sicuro.
Negli Usa riprende vigore la lotta alle statue di generali e leader confederati. A farsene portavoce è persino la Speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi: “Le sale del Congresso sono il cuore stesso della nostra democrazia”, afferma la leader democratica in una lettera indirizzata alle altre cariche di Capitol Hill. “Le statue del Campidoglio dovrebbero rappresentare i più alti ideali degli americani, esprimere quello che siamo e quello che aspiriamo ad essere come nazione. Monumenti a uomini che hanno difeso crudeltà e barbarie per un obiettivo razzista - prosegue riferendosi alla politica schiavista della Confederazione - sono un affronto grottesco a questi ideali. Le loro statue sono un tributo all’odio, non alla nostra storia. Per questo - conclude - devono essere rimosse”.
La costola britannica del movimento Black Lives Matter è estremamente agguerrita. Gli attivisti della Stop Trump Coalition hanno stilato un elenco – con tanto di mappa interattiva – di tutte le statue che vorrebbero abbattere nel Regno Unito perché “celebrative di schiavitù e razzismo”. Il titolo - “Topple the racists” - dice tutto: “rovescia i razzisti”, anche se sono fatti di pietra. Le bandierine segnalano i monumenti da abbattere: una sessantina in oltre 30 città del Regno Unito: nella lista, la statua di Robert Milligan, il fondatore del mercato degli schiavi, West India Docks, al Museum of London; quella a Edimburgo dell’ex segretario Henry Dundas, che ritardò l’abolizione della schiavitù; quella di Sir Francis Drake sul Plymouth Hoe.
Da parte sua il consiglio comunale di Manchester ha deciso di anticipare i vandali e ha annunciato la revisione di tutte le statue della città. A Plymouth, le autorità hanno deciso di ribattezzare una piazza intitolata al mercante di schiavi Sir John Hawkins, anche se hanno fatto sapere che non intendono rimuovere la statua di Sir Francis Drake. Tra le crescenti proteste, il Museum of London ha deciso di rimuovere la gigantesca figura bronzea di un proprietario di piantagioni e schiavi, Robert Milligan.