GettyImages QAnon ha i giorni contatiHa raggiunto l'apice con due esponenti eletti al Congresso, ma i suoi adepti fanno i conti con la sfida più difficile: la sconfitta di Trump. Dopo i ban sui social network e gli indizi sull'identità di Q, per i complottisti sono giorni difficili.  Da un certo punto di vista, QAnon non se l’è mai passata meglio. Nel corso delle ultime elezioni statunitensi, la folle teoria del complotto è riuscita addirittura a conquistare due seggi alla Camera dei rappresentanti: quello di Marjorie Taylor Greene dalla Georgia (nota anche per essersi fatta immortalare con in braccio una mitragliatrice e a fianco le immagini di Alexandria Ocasio-Cortez e le altre deputate democratiche della cosiddetta Squad) e quello di Lauren Boebert dal Colorado (secondo la quale QAnon è un segnale della forza degli Usa). Non solo, il terreno fertile in cui prosperare sembra aumentare giorno dopo giorno. Basti considerare che – secondo un recente sondaggio – sette elettori repubblicani su dieci sono convinti che le ultime elezioni siano state truccate. A livello globale, stando ai dati forniti da una recente inchiesta, gli adepti di QAnon si contano invece nell’ordine dei milioni.  Ma c’è un problema: Donald Trump, l’uomo che secondo questa teoria dovrebbe guidare la ribellione popolare che porterà all’arresto di massa delle élite liberal sataniste e pedofile (in primis Hillary Clinton), ha perso le elezioni. Il paladino delle forze del bene che avrebbe dovuto sconfiggere il male è stato a sua volta sconfitto, tanto nei collegi elettorali quanto soprattutto nel voto popolare, dove ha preso oltre cinque milioni di voti in meno rispetto a Joe Biden.

Una situazione che mette in crisi la struttura stessa di QAnon, che da tre anni fonda le sue convinzioni sui drop (gli indizi) disseminati – prima su 8chan e poi sul successore 8kun – da Q, un sedicente funzionario del governo con accesso ai massimi livelli di sicurezza dietro il quale potrebbe celarsi Jim Watkins, il proprietario di 8chan/8kun da lungo sospettato, i cui recenti problemi familiari sono coincisi con il prolungato silenzio di Q e che è stato indicato come la persona dietro i post anche dal figlio (e anche questo, ovviamente, potrebbe indebolire la fede in QAnon).

I piani di QAnon – e uno dei motti di Q è proprio “trust the plan” – stanno insomma andando a rotoli, soprattutto perché  il secondo mandato di Trump avrebbe dovuto essere quello del trionfo: il momento in cui la tanto attesa declassificazione dei documenti segreti che dimostrano gli orribili crimini di cui i democratici si sono resi responsabili avrebbe dato il via agli arresti di massa delle élite corrotte (nel cui elenco compaiono anche decine di personaggi dello spettacolo, compresi Tom Hanks e Lady Gaga).

Le cose sono andate diversamente: Joe Biden sarà il 46° presidente degli Stati Uniti e a breve Donald Trump dovrà sloggiare dalla Casa Bianca (anche se non si può ancora escludere che sarà necessario portarlo fuori di peso). È possibile spiegare questo rovescio della sorte attraverso la mitologia complottista di Q

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Ma ogni smentita delle previsioni di Q è diventata, per i suoi seguaci, un nuova occasione per credere al piano, per non far vacillare la propria fede e per attaccarsi alle nuove previsioni che prefiguravano l’inevitabile trionfo. E adesso bisogna farsi una ragione anche della sconfitta di Donald Trump. Compito non troppo difficile, quando lo stesso presidente degli Stati Uniti – in un fiume di post su Twitter che meriterebbe l’analisi di uno psichiatra – continua a denunciare senza alcun fondamento che le elezioni sono state truccate e a proclamare la sua imminente rivincita, grazie alle decine di battaglie legali preparate dai suoi avvocati.

Per quanto si possa cercare di piegare la realtà ai propri desideri, i seguaci di QAnon si trovano davanti a due enormi problemi. Prima di tutto le battaglie legali di Trump non porteranno da nessuna parte, come hanno ormai ammesso anche i suoi più convinti sostenitori. In secondo luogo, i seguaci di Q hanno ulteriormente alzato la posta in palio dando retta alle affermazioni di Steve Pieczenik (esperto di intelligence effettivamente attivo anche in Italia). Secondo Pieczenik, Trump avrebbe previsto i brogli decidendo così di marcare le schede elettorali genuine con una tecnologia invisibile (in cui è finita pure l’immancabile blockchain). Questo – dice la teoria – gli permetterà a breve di smascherare la frode e confermare quindi la sua permanenza alla Casa Bianca.

È la Sting Operation di cui tanto si parla su Twitter: l’ennesimo colpo di teatro grazie al quale Trump ristabilirà la giustizia. Fondamentalmente, i seguaci di QAnon si stanno infilando in un vicolo cieco: quando il 20 gennaio Joe Biden giurerà da presidente e farà il suo ingresso alla Casa Bianca, i qanonisti (o qanonici?) potranno interpretare ciò che è avvenuto in due soli modi: o sono stati per anni vittime di un racconto di finzione oppure il loro invincibile eroe è stato sconfitto dai cattivi del deep State.

In entrambi i casi, si tratta di un risultato pessimo. E in effetti un certo nervosismo inizia a serpeggiare su Twitter. Stiamo perdendo. Non sono sicuro di credere più al piano. Non sono nemmeno sicuro che ci fosse un piano”, ha postato un utente. Altri iniziano a perdere la pazienza: “Con rispetto, signor presidente”, scrive su Twitter FreedomPatriot, “Lei sa la verità e ha le prove, quindi perché non sono già state divulgate? Questa è stata la più grande Sting Operation della storia americana. È ora di svelare la frode”.

A più di dieci giorni dal voto, continuare a credere fermamente che gli autori dei brogli stiano per essere arrestati e che la vittoria di Trump stia per essere ristabilita diventa sempre più difficile. Se non bastasse, c’è una sola cosa che può mettere in crisi una teoria del complotto basata sull’invincibilità dell’uomo forte: il fatto che quest’uomo forte venga sconfitto, dimostrando così – indipendentemente dalle ragioni che ne hanno causato la disfatta – di non essere invincibile. 

Se a questo si aggiunge che ormai da parecchie settimane Facebook, YouTube, Twitter e Reddit stanno facendo piazza pulita di tutti i gruppi e gli account legati a QAnon, costringendoli a rintanarsi in social di nicchia dove la loro visibilità è ridotta al lumicino, il quadro diventa ancora più chiaro: per QAnon potrebbe essere iniziata la parabola discendente. 

Per certi versi, a QAnon potrebbe capitare ciò che è già avvenuto ad altre celebri teorie del complotto, il cui momento di massima gloria ha coinciso con l’inizio della scomparsa. È il caso per esempio delle scie chimiche, a cui magari crederanno ancora gruppi consistenti di persone, ma la cui diffusione ha iniziato a declinare non appena sono diventate il simbolo stesso del cospirazionismo. Ancora più evidente il caso della Terra piatta, di cui si è praticamente smesso di parlare pochi mesi dopo che questa ridicola teoria ha raggiunto il massimo della visibilità grazie a un documentario prodotto da Netflix (al cui interno, peraltro, i terrapiattisti sono riusciti a smentire da soli le loro teorie).

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dall'Articolo di Andrea Daniele Signorelli  per Wired.it 

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