L’ipotesi che la carica virale dei positivi oggi sia molto più alta rispetto ai mesi estivi è verosimile. Lo dice Carlo La Vecchia, ordinario di Epidemiologia all’Università degli studi di Milano, intervistato dal Corriere della Sera.
“Ci sono soggetti che diffondono il virus molto più facilmente di altri, tenendo però presente che anche la “predisposizione” ad essere contagiati cambia. Misurare la carica virale su vasta scala richiede ancora tecnologie sofisticate e costose. In più la moltiplicazione delle molecole Rna del virus varia da soggetto a soggetto; ad esempio ci sono asintomatici con carica virale altissima. È quindi difficile, su base scientifica, correlare l’alta carica virale al numero dei ricoveri”.
Il professore ragiona poi sul tallone d’Achille del sistema ospedaliero, vale a dire “la media intensità, i pazienti con sintomi importanti ma non gravi”.
“Non abbiamo un sistema di medici di base efficiente come quello tedesco che si prende cura di questi soggetti. Occorrono, come ha ricordato il professor Remuzzi, ospedali periferici con 2-300 posti letto, destinati a questi ricoveri. Questo aiuterebbe enormemente le terapie intensive”.
Secondo La Vecchia, ormai è tardi per inseguire il virus con il contact tracing: “ormai ci sono troppi casi per poterlo ritenere uno strumento utile nei confronti del virus. Semplicemente, oltre certi numeri, non è più strategico”. La situazione - conclude l’epidemiologo - è seria ma complessivamente meno grave della primavera, tuttavia non va sottovalutata”.
Articolo da HuffingtonPost.it