morti per coronavirusTutti hanno capito che finché non arriverà (se mai arriverà) un vaccino efficace contro il Covid-19 occorre convivere col virus. Questa frase suona vagamente simile al sottotitolo de Il dottor Stranamoredi quel genio di Stanley Kubrick: «Come ho imparato a smettere di preoccuparmi e ad amare la Bomba». Il parallelo con gli incidenti stradali.  Ma cosa vuol dire convivere col virus? Forse vuol dire convivere con uno dei tanti rischi della vita. Facciamo il caso degli incidenti stradali. In Italia, nel 2019, la frequenza dei sinistri stradali è stata del 6.6%, vale a dire 2,8 milioni di sinistri su 42 milioni di veicoli. Questo significa che quando si esce di casa la mattina c’è una probabilità di 0,018% di subire (o provocare) un incidente stradale nella giornata. Fortunatamente, gli incidenti con lesioni fisiche, sempre nel 2019, sono stati «solo» 172 mila e hanno fatto 241 mila feriti e 3.200 morti. Dunque nel 2019 la probabilità per un residente in Italia di ferirsi in un incidente stradale è stata dello 0,41%, quella giornaliera dello 0,001%: una possibilità su 100 mila. Quella di lasciarci la pelle, se coinvolti in un incidente (probabilità condizionata), è stata dell’1,30%.
La pandemia

Come sono i numeri del Covid? Qui l’analisi andrebbe fatta per lo meno a livello regionale stante la caratteristica intrinseca della pandemia di diffondersi per contiguità spaziale e quindi di presentarsi molto eterogenea sul territorio. Per semplicità immaginiamo che il dato nazionale sia un dato medio. In sette mesi (marzo-settembre 2020) ci sono stati circa 283 mila casi di infezione sintomatica e di questi in quasi 36 mila le persone colpite alla fine sono decedute. Vanno tuttavia distinti i due periodi, quello del picco (fino a maggio) e quello successivo: 233 mila casi nel primo (3 mesi) con 34 mila morti, 50 mila casi nel secondo (4 mesi) con 2 mila morti. Su base annua il periodo di picco ha significato una probabilità di ammalarsi (sintomaticamente) dell’1,55% e, una volta ammalati, di morire di Covid del 14,6%. Nel secondo periodo le due probabilità sono diventate 0,25% (un sesto) e 4% (meno di un terzo).

Convivere con prudenza

Oggi, soprattutto con la riapertura delle scuole, la probabilità di ammalarsi non sembra molto diversa dalla probabilità di farsi male in un incidente stradale; la probabilità condizionata di morire è invece il triplo. Si poteva fare di più? Probabilmente sì, anche se i numeri sugli incidenti stradali beneficiano di 100 anni di progressi nella tecnologia dei mezzi di trasporto (ABS, cinture, giuda assistita, pronto intervento….) mentre sul Covid abbiamo non 100 anni ma 100 giorni di conoscenze e miglioramenti specifici e per lo più siamo fermi alla mascherina, al distanziamento, all’amuchina. L’app Immuni, una specie di tentativo di ABS per il rischio Covid, al momento non ha avuto grande successo (si noti che l’ABS, per restare nel paragone, è obbligatorio dal 2004, le cinture dal 1988) e la proverbiale disorganizzazione italiana ha fatto il resto.
In attesa del vaccino, i numeri qui sopra mi pare facciano capire cosa vuol dire «convivere» (con prudenza!) col Covid.

Articolo di  Riccardo Cesari (Università di Bologna e consigliere Ivass)  per Corriere.it 

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