Ieri il professor Andrea Crisanti ha criticato la proposta delle Regioni che voleva ridurre i test del tampone solo a chi manifesta i sintomi di COVID-19. Oggi Repubblica spiega che il problema degli asintomatici è che sono tanti e contagiosi:
Perché sono un problema?
Gli asintomatici possono essere contagiosi come le persone con sintomi. Molti studi hanno visto che in alcuni casi gli asintomatici hanno la stessa carica virale dei sintomatici. C’è poi un altro problema: «Anche chi sviluppa sintomi, raggiunge il picco di contagiosità poco prima della loro comparsa, quando sta ancora bene» spiega Flavia Riccardo, epidemiologa dell’Istituto Superiore di Sanità.Che ruolo giocano gli asintomatici in questa pandemia?
Secondo le stime, fra un terzo e metà dei contagi derivano dagli asintomatici. È la più grande differenza fra questa pandemia e la prima Sars, nel 2002-2003. Allora gli infetti diventavano contagiosi solo quando stavano male. Questo contribuì alla possibilità di isolare i malati e di estinguere l’epidemia.
Quanti sono gli asintomatici?
Per saperlo bisognerebbe testare tutte le persone. Un esperimento di questo tipo è stato fatto a Vo’ Euganeo dal microbiologo Andrea Crisanti e pubblicato su Nature. Ne è emerso che il 43% dei positivi era asintomatico, ma aveva nelle vie respiratorie una quantità di virus simile agli ammalati. Oggi il numero degli asintomatici viene stimato dall’Istituto Superiore di Sanità. L’ultima relazione parla di 58,6% di positivi asintomatici, 14,2% di pauci-sintomatici (malessere o febbricola), 19,9% con sintomi lievi (problemi alle vie respiratorie ma senza bisogno di ricovero), 6,6% con sintomi severi (necessità di ricovero) e 0,7% con bisogno di terapia intensiva. A marzo gli asintomatici erano meno del 10%.
Articolo di NextQuotidiano.it