Sembra esserci una sorta di rivalsa: la politica ha avuto dei mesi per preparare la lotta alla nuova emergenza e non ha fatto niente e quindi ora, anche a dispetto delle regole, liberi tutti! E così sta andando in scena, nel weekend scorso e si teme anche nel prossimo, proprio lo spettacolo che non volevamo vedere. Quello della trasformazione dell’italiano da prima ondata, ligio ai doveri di autoprotezione, controllato e controllore, disciplinato e composto – irriducibile insomma al cliché da popolo anarchico – nell’italiano da seconda ondata. Più sfiduciato, meno virtuoso, quasi incline a un fatalismo deleterio: speriamo solo che il virus non prenda a me! Non c’è da infierire perché fragile oltre che irresponsabile nella sua convinzione dello «stare a casa ci deprime, e poi abbiamo già dato l’altra volta» – su questo vecchio-nuovo prototipo nazionale. E tuttavia, è come se l’Italia fosse ripiombata in quella situazione manzoniana, ed era il 600 dei Promessi Sposi, che funzionava così: «Governa chi può, obbedisce chi vuole». Se gli italiani da seconda ondata fossero tutti così, cioè smemorati e non coscienziosi ma per fortuna non sono tutti così, il ritorno del lockdown duro e puro sarebbe inevitabile. Ci si arriverà? Intanto il mix di sfiducia e avventatezza si sta dimostrando deleterio. E all’immagine delle folle nelle strade del fine settimane, e nei giardini, sulle spiagge, sui lungomare, viene da accostare come didascalia il dato, fornito dalla sondaggista Alessandra Ghisleri, secondo cui il premier Conte – il Commander in Chief di questa battaglia – è sceso nel gradimento in questi giorni dal 50 al 40 per cento e il trend è in calo costante, mentre prima andava oltre il 70. Può esserci questo nel popolo che si prende le sue libertà, incurante dei rischi enormi e indifferente all’amor di patria. Ma c’è anche, e qui viene davvero da preoccuparsi perché è in atto una strage, lo spirito ancestrale del carnevale: un ribaltamento del buon senso, la sovversione liberatoria della serietà.
Ma è mai possibile che l’italiano da seconda ondata – alcuni e non tutti, e vale sempre la pena ripeterlo, ma le minoranze spesso fanno la storia – si riduca a diventare carnevalesco? La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, prodiana doc, giustamente ha spronato ieri i sindaci a ordinare più controlli e a mostrare quel rigore che la situazione impone.
Il problema dell’italiano da seconda ondata – quello che non grida più dai balconi «Andrà tutto bene» – è insieme di tipo psicologico e materiale. «Nella prima ondata – dice la Ghisleri – avevamo l’estate davanti. Ora ci sono le tenebre dell’inverno. C’è un cocktail di paura per la salute e di paura per il portafoglio. Le aspettative sono determinanti: se fai promesse che non riesci a mantenere, ottieni effetti devastanti». Ma sarebbe troppo facile scaricare tutte le colpe sul governo, anche se tra divieti e consigli spesso la conseguenza è la confusione. Le colpe sono generalizzate.
Basta guardare il Nord che non riesce a fermarsi, che non vuole farlo, che insiste – come la prima volta, ma la storia o almeno la cronaca dovrebbe insegnare qualcosa – a non rispettare come dovrebbe la zona rossa che le è stata assegnata e in versione poco letteraria e molto maccheronica Milano somiglia alla Orano di Albert Camus che nel 1947 scriveva nella Peste: «Nessuno aveva ancora davvero accettato la malattia. Quasi tutti erano in primo luogo sensibili a ciò che interferiva con le loro abitudini o toccava i loro interessi».
Ma si può minimizzare così una pandemia? Non lo fanno gli scienziati, ed evviva. Ma l’italiano da seconda ondata, rispetto al connazionale da ondata 1 che vedeva per la prima volta nei talk show gli scienziati ed era portato a fidarsi di loro, di fronte al carosello delle opposte opinioni di professori spesso tuttologi e improvvisati ha maturato adesso uno scetticismo perfino eccessivo. E’ stanco di loro ed è stanco di tutto. E solo un vaccino lo salverà, ammesso che avrà la pazienza – e guai a non averla o addirittura a sottilizzare in maniera scellerata: i vaccini? Boh… – di aspettarlo in modalità mascherina e no assembramento.
Articolo di Mario Ajello – il Messaggero da Infosannio.com