mascherine come messe 638x425Analizzando la vestibilità di diversi modelli di mascherine, un team di ricerca guidato da scienziati dell’Università di Cambridge ha dimostrato che in molti casi i dispositivi non si adattano bene al viso, facendone crollare l’efficacia protettiva. Una N95 che non aderisce bene al viso filtra le stesse particelle respiratorie di una mascherina di comunità e chirurgica.  Le mascherine rappresentano una delle principali misure anti contagio contro il coronavirus SARS-CoV-2, assieme al lavaggio delle mani e al distanziamento sociale, e ormai tutti noi abbiamo imparato a conviverci. Per la popolazione generale sono raccomandate le mascherine chirurgiche e le cosiddette mascherine di comunità in tessuto, mentre sono pensati per gli operatori sanitari i filtratori professionali FFP2 ed FFP3.

Ciascuna di queste mascherine offre una protezione differente contro aerosol e droplet (le goccioline respiratorie che rilasciamo quando parliamo, tossiamo, respiriamo etc etc), ed essa è principalmente legata al materiale filtrante di cui sono composte, con quelle professionali in cima alla lista delle più sicure. Un nuovo studio ha tuttavia dimostrato che la vestibilità delle mascherine è un parametro fondamentale per determinarne la sicurezza, persino più rilevante del materiale stesso, dato che sono sufficienti piccole differenze nell'anatomia del viso per far crollare l'efficacia dei dispositivi.

A determinarlo un team di ricerca americano guidato da scienziati dell'Università di Cambridge di San Francisco, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università Nordoccidentale di Evanston. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Eugenia O'Kelly, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell'ateneo californiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver chiesto a sette volontari di indossare varie tipologie di mascherine, e aver valutato attraverso specifici la concentrazione di particelle respiratorie sia all'interno che all'esterno dei dispositivi. I partecipanti hanno indossato dalle N95 (equivalenti ai filtratori professionali utilizzati in Europa) alle comuni mascherine di comunità in tessuto. Se indossate correttamente, le mascherine N95 offrivano la massima protezione, garantendo la filtrazione del 95 percento delle particelle respiratorie. Tuttavia, esse “calzavano a pennello” soltanto sul viso di alcuni volontari, e quando non risultavano sufficientemente aderenti determinavano un calo delle prestazioni a livello delle mascherine chirurgiche e di comunità. “Non è sufficiente presumere che un singolo modello N95 si adatti alla maggior parte della popolazione. La mascherina più efficace che abbiamo esaminato, l'8511 N95, si adattava solo a tre dei sette partecipanti al nostro studio”, ha dichiarato la professoressa O'Kelly in un comunicato stampa. L'anatomia del viso era dunque un parametro fondamentale nel determinare la sicurezza dei dispositivi.

Articolo di Andrea Centini   per FanPage.it 

 

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