“Le reazioni avverse vanno considerate e valutate con estrema serietà anche per capire se ci sono eventuali provvedimenti da prendere” ed è “bene aver bloccato il lotto da esaminare”, ma “il vaccino AstraZeneca è un pilastro fondamentale della strategia contro Covid, al pari degli altri due di Pfizer e Moderna”. Il professore Guido Rasi non ha dubbi. Il vaccino dell’azienda biofarmaceutica anglo-svedese, attorno al quale si stanno addensando preoccupazioni e timori per l’eventuale correlazione, tutta da accertare, con alcune reazioni avverse, “è sicuro”, ripete l’ex direttore esecutivo dell’Ema, l’Agenzia Europea dei Medicinali. Diversi Paesi europei hanno bloccato un lotto del farmaco, non distribuito nel nostro Paese. L’Agenzia italiana del farmaco ha dal canto suo deciso di vietare un lotto delle dosi arrivate “in via precauzionale su tutto il territorio nazionale”.
Professor Rasi, che sta succedendo al vaccino di AstraZeneca?
“Intanto bisogna mantenere la calma e valutare bene quello che sta succedendo perché quando parte una notizia del genere subito e con più facilità vengono evidenziate quelle simili. È chiaro che bisogna considerare queste reazioni con estrema serietà anche per capire se vanno assunti eventuali provvedimenti qualora si riscontrassero problemi effettivi. Bisogna rispondere a tre domande”.
Quali?
La prima è se c’è un problema su un lotto, la seconda se le persone che hanno avuto reazioni avverse presentano patologie sottostanti che possono aver innescato quelle reazioni. Infine bisogna valutare se la frequenza di reazioni è superiore a quelle che si verificano nella popolazione generale. Dalle informazioni in nostro possesso su questo vaccino, sappiamo che, come certificato anche dalla farmacovigilanza dell’Ema, si sono verificati trenta casi avversi su tre milioni di vaccinati in Europa. La frequenza, dunque, è assolutamente quella attesa per la popolazione e quindi l’evento diventa casuale. Questo, ovviamente, non vuol dire che non valga la pena approfondire”.
Hanno fatto bene, dunque, i Paesi che hanno deciso di sospendere un lotto?
“È giusto, certo. Un lotto di vaccino può presentare delle criticità, verificarlo non è difficile”.
Anche l’Aifa ha scelto di vietare un lotto in Italia “per precauzione”.
“Un atto corretto, dovuto e compiuto tempestivamente. La macchina della farmacovigilanza sta funzionando bene”.
Non sarebbe il caso di sospendere l’uso del vaccino fino a quando non saranno svolti gli accertamenti necessari?
“No, non ci sono proprio elementi per una scelta del genere. Anzi, più dosi di vaccino verranno somministrate, più diminuiranno le percentuali degli eventi avversi significativi. A tal proposito giova ricordare un fatto che si tende a dimenticare e invece è importante”.
A cosa si riferisce?
“Nei risultati sperimentali si registrava lo stesso numero di piccoli eventi avversi sia per il placebo che per il vaccino”.
Che significa, scusi?
“Stiamo attenti agli effetti emotivi”.
In Italia il vaccino AstraZeneca è stato introdotto con il limite dei 55 anni età, via via spostato per arrivare, qualche giorno fa, all’autorizzazione fino a 79 anni. Oggi la notizia di questi eventi che preoccupano l’Europa. Non c’è una contraddizione in termini?
“No. Slegherei i due aspetti. La scelta di fissare il limite di età nasceva da una reinterpretazione un po’ forzata, direi cautelativa, di Italia, Germania e un altro paio di Paesi europei della valutazione espressa dall’Ema. Poi i dati scozzesi, raccolti su un campione di milioni di persone, dunque molto rappresentativo, ha dimostrato che questo vaccino previene il 100% delle ospedalizzazioni da Covid. Purtroppo questi cambi di passo generano tanta insicurezza nelle persone. Ma non si può camminare con lo sguardo rivolto all’indietro”.
Che intende?
“Bisogna archiviare il passato e concentrarsi sui dati di oggi. Si tratta di dati importanti. L’esperienza già maturata in Gran Bretagna e in Europa ci dice che questo vaccino sta riducendo morti e ospedalizzazioni. Seguiamo e analizziamo questi casi che sembrano non direttamente correlati e valutiamo se è possibile evitare anche questi”.
Del vaccino AstraZeneca si è detto che è di serie B, che è meno efficace degli altri. L’impressione è che questo farmaco sconti un pregiudizio. Quali ripercussioni avrà il blocco di questo lotto su una fama già appannata?
“Più che un pregiudizio, direi che questo vaccino sconta una serie di errori di comunicazione della casa farmaceutica, a partire dalla non spiegazione dei limiti - come quello a 55 anni - fissati dalle Autorità regolatorie. Noi, però, dobbiamo guardare i dati e questi dicono che sta proteggendo allo stesso livello degli altri due vaccini autorizzati. È un trittico formato da tre pilastri di uguale fermezza e medesima robustezza. In più il farmaco di AstraZeneca ha altri due vantaggi”.
Quali sono questi vantaggi?
“Quello della conservazione, che a differenza degli altri due non richiede particolari condizioni, e il termine della seconda dose a tre mesi. Riposizionarlo farà bene a tutto il sistema”.
Che intende per “riposizionarlo”?
Ribadire che AstraZeneca non è un vaccino di serie B.
È il cavallo su cui l’Italia ha puntato per vincere la corsa contro Covid. Possiamo continuare a fidarci di questo vaccino, professore?
Assolutamente sì.
Ha visto il piano vaccini del Governo Draghi?
Non ho ancora avuto modo di approfondire, ma a una prima lettura ho trovato qualche elemento più adeguato rispetto al passato. Finora un piano vaccini non c’era. Oggi abbiamo qualcosa che gli assomiglia”.
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