“Il reparto Covid è pieno, a conferma dell’aumento di contagi che si è verificato nell’ultimo periodo. Oltre il 90% dei ricoverati non è vaccinato ed è una cosa difficile da capire: abbiamo un’arma potentissima per proteggerci e alcuni non la sfruttano”. Andrea Gori, direttore di Malattie infettive al Policlinico di Milano, racconta al Corriere della sera ciò a cui assiste tutti i giorni, quando lavora in ospedale: lo scetticismo di chi si è opposto all’iniezione anti covid, che non decade nonostante la malattia li colpisca duramente in prima persona. “Rischiano la vita, ma continuano a sostenere, peraltro senza alcuna motivazione scientificamente valida, la scelta di non vaccinarsi. Sono convinto che il Sistema sanitario possa gestire un’eventuale nuova ondata, ma davvero non ce la meritiamo. E il bello è che esistono gli strumenti per evitarla. L’atteggiamento dei No vax non ha giustificazioni”.
Il dottor Gori, tuttavia, non estenderebbe l’obbligo vaccinale a tutta la popolazione:
“Sono favorevole all’obbligo per chi svolge un lavoro ad alto impatto sociale e a contatto con tante persone. Penso ai medici, tutto il personale sanitario, gli insegnanti”
Per lui, è fondamentale che i ragazzi tra 12 e 17 anni si vaccinino, “non tanto per il rischio di malattia grave e morte, che è basso, quanto per limitare la circolazione del virus”. Sulla terza dose, invece, mantiene cautela:
“Non abbiamo dati sufficienti per stabilirlo. Dobbiamo studiare la durata dell’immunità indotta dai vaccini, solo allora si potrà prendere una decisione al riguardo. C’è una sola eccezione: nelle persone fortemente immunodepresse (per esempio pazienti oncologici e trapiantati) la terza dose offre un evidente beneficio a livello di risposta protettiva”