Lorena Morselli è la figura simbolo dello scempio che a partire dalla fine degli anni ’90 nella Bassa Modenese ha sottratto una ventina di bambini da 0 a 11 anni accusando i genitori. «Bambini costretti a ricordare abusi che non avevano mai subìto, indotti a credere che i loro genitori fossero orchi sanguinari e a odiarli per sempre... E poi quei magazzini pieni di regali mai consegnati, di lettere d’amore mai recapitate: anche ai nostri figli non vennero mai dati i regali e le lettere che portavamo agli assistenti sociali, sperando che potessero rassicurarli sul fatto che mamma e papà non li avrebbero mai abbandonati. La verità è che nella Bassa Modenese c’era fame di portar via tanti bambini e in casa nostra quella notte i servizi sociali ne presero quattro in un colpo».
Lorena Morselli, 59 anni, è la figura simbolo dello scempio che a partire dalla fine degli anni ’90 nella Bassa Modenese ha sottratto una ventina di bambini da 0 a 11 anni (alcuni in maternità immediatamente dopo il parto), accusando i genitori di far parte di una banda di pedofili e assassini satanisti. Alcuni di loro furono condannati in via definitiva e scontarono anni di carcere, altri morirono di dolore o si tolsero la vita di fronte alle accuse, altri ancora, come Lorena e suo marito Delfino Covezzi, dopo anni di processi furono totalmente assolti... Ma anche per loro, come per tutti, il vero ergastolo restò quello di non vedersi mai più restituire i figli.
L’altroieri, dopo vent’anni di battaglie disperate, la svolta: a finire agli arresti questa volta sono stati 18 tra assistenti sociali, amministratori pubblici, psicologi e psicoterapeuti, accusati di aver sottratto forse un’altra trentina di bambini ai genitori, dopo averli sottoposti a un feroce "lavaggio del cervello" con sedute di psicoterapia più simili a sevizie, il tutto per darli in affido a famiglie conniventi e creare così un business a molti zeri.
Lorena, con che spirito ha vissuto la notizia degli arresti? Le due vicende, quella antica e quella di oggi, hanno molti punti in comune.
È stato un tonfo nel passato, negli anni terribili in cui i nostri bambini, dopo essere passati per le mani di assistenti sociali, psicologi e magistrati, erano completamente impazziti, raccontavano di aver sgozzato altri bambini per berne il sangue insieme a noi, di averli decapitati nei cimiteri e poi gettati nel fiume Panaro, il tutto sotto la guida di don Giorgio Govoni, parroco di San Biagio, in realtà un santo, morto di crepacuore il giorno in cui fu condannato a 14 anni. Oggi il mio primo pensiero va a tutti i nostri poveri figli, a ciò che hanno dovuto subire. Lo avevamo sempre detto che erano stati sottoposti a lavaggio del cervello, ricordo che lo gridai in Tribunale, ma gli assistenti sociali del Comune di Mirandola mi minacciarono di denunciarmi dicendo che loro erano professionisti. Noi dovevamo solo tacere.
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dall'articolo/intervista di Lucia Bellaspiga per Avvenire.it