Il sollievo si è diffuso in tutto il mondo giovedì, dopo che il presidente Trump ha sospeso l’applicazione di parte dei suoi dazi globali, ma questa inversione di marcia ha lasciato i governi alle prese con una domanda spinosa: come rapportarsi con un’America ormai quasi impossibile da prevedere. Decifrare le ragioni del repentino passo indietro […] potrebbe rivelarsi cruciale per determinare come i leader mondiali si approcceranno alla Casa Bianca nei prossimi negoziati. Capire meglio qual è la soglia di sopportazione di Trump potrebbe spingere alcuni a mettere sul tavolo concessioni minime all’avvio delle trattative.
“Probabilmente tutti concluderanno che la sua credibilità come negoziatore si è ridotta,” ha dichiarato Moritz Schularick, direttore del Kiel Institute for the World Economy, un think tank indipendente. “La prossima volta gli crederanno ancora meno e valuteranno a quale punto potrebbe di nuovo cedere. Sicuramente non è diventato più facile per gli Stati Uniti negoziare.”
Il ministro delle Finanze francese Éric Lombard ha adottato un tono di sfida giovedì, affermando che i dazi dovrebbero rimanere a un livello molto basso e che c’è poco margine di manovra per negoziare sulle barriere non tariffarie — ovvero quelle regole come le norme di sicurezza che limitano ciò che può essere importato — poiché molte sono il risultato di decisioni democratiche.
[…] Dopo aver imposto dazi su specifici settori e regioni, Trump aveva annunciato il 2 aprile dazi globali – alcuni estremamente punitivi – su quasi tutti i Paesi, dichiarando quel giorno “giorno della liberazione”. La mossa aveva scatenato il caos sui mercati mondiali, facendo crollare i prezzi azionari e provocando una vendita massiccia di titoli di Stato americani, in un fenomeno che ha sorpreso e allarmato gli analisti.
I costi del debito pubblico, che erano aumentati bruscamente anche al di fuori degli Stati Uniti, sono rientrati tra mercoledì sera e giovedì, ma sono rimasti elevati per il timore che i dazi possano restare in vigore e portare a un’accelerazione dell’inflazione.
[…] Gli economisti sottolineano che nonostante la tregua di 90 giorni, l’incertezza resta elevata, con effetti negativi su investimenti, crescita e aspettative d’inflazione.
“La disciplina dei mercati obbligazionari si è ancora una volta rivelata uno strumento potente per spingere i governi a cambiare rotta,” ha scritto Nichola James, direttrice di Global Sovereign Ratings presso l’agenzia di rating Morningstar DBRS, in una nota giovedì.
“Quello che stiamo vedendo non è un abbandono della politica statunitense, ma un percorso alternativo per raggiungerne gli obiettivi. In questo contesto, l’incertezza continua a danneggiare le imprese.”
.........
Da Dagospia.com Traduzione di un estratto dell'articolo di Bertrand Benoit e Kim Mackrael per il “Wall Street Journal”