Nel 2011 l’esponente della Cdu, nominata dai Ventotto alla guida della Commissione, espresse posizioni rigoriste sulle condizioni per concedere i prestiti agli Stati. Infuriava la crisi del debito sovrano. Era il 23 agosto 2011 quando Ursula von der Leyen espresse una posizione da “falco” che venne sconfessata dal suo stesso Governo. In un’intervista alla televisione tedesca Ard l’allora ministro del Lavoro dell’Esecutivo Merkel disse che futuri salvataggi della zona euro avrebbero dovuto essere garantiti con riserve auree o quote di aziende di Stato. Il dibattito riguardava la Grecia, che soltanto un anno prima, nel maggio 2010, aveva ricevuto un bailout da 110 miliardi di euro. La Finlandia non si fidava delle riforme greche e chiedeva collaterali ad Atene per contribuire ai pagamenti del salvataggio deciso dalle istituzioni europee e dal Fondo monerario internazionale.
Allora la delfina di Merkel, che martedì è stata proposta dai Ventotto alla guida della Commissione Ue dopo l’affossamento della candidatura del socialista olandese Frans Timmermans, affermò che futuri bailout avrebbero potuto essere ottenuti soltanto in cambio di garanzie, quali appunto riserve auree o quote di aziende nazionali. «Molti Stati stanno facendo ingenti sforzi per pagare il proprio debito - disse - e questo gli fa onore. Ma per rendere gli sforzi sostenibili nel lungo termine, c’è bisogno di collaterali». Si parlava della Grecia ma in quel momento, nell’estate 2011, il Paese che più preoccupava era l’Italia investita in pieno dalla crisi con lo spread passato in pochi mesi da meno di 200 a oltre 500 punti base (570 a novembre) .
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dall'articolo di Roberta Miraglia per ilsoele24ore.com