A Ventimiglia i respingimenti di Macron. Bufera sulla gestione degli irregolari detenuti al confine. Il Re è nudo. O forse dovremmo dire il Napoleone dei giorni nostri. Emmanuel Macron e le sue politiche migratorie finiscono (di nuovo) nel mirino per la gestione dei rimpatri al confine con l'Italia. La polizia d'Oltralpe ferma i migranti, controlla i documenti di chi prova ad entrare illegalmente e li rispedisce nel Belpaese. Ma non sempre lo fa trattandoli coi guanti bianchi. Con la scusa del terrorismo, dal 2015 Parigi ha sospeso gli accordi di Schengen per pattugliare le frontiere, superando (e non di poco) il limite dei due anni imposto dai trattati. La gendarmerie blocca tutte le auto alla caccia di passeur e batte a tappeto i treni provenienti dal Belpaese.
Può farlo, per carità. I richiedenti asilo sono disciplinati dal regolamento di Dublino, ma per i clandestini valgono gli accordi tecnici di Chambéry sulla riammissione. E così a Mentone i migranti, o presunti tali, vengono fermati, caricati su un furgone anonimo e trasferiti al confine. E da qui rimpatriati in fretta e furia in Italia.
Dai tempi della crisi migratoria a Ventimiglia le cose sono cambiate parecchio. Ora il flusso si è ridotto notevolmente, senza però spegnersi mai. Abdel è tra i superstiti della sfida. Si nasconde dietro un vagone sui binari "morti" della stazione di Ventimiglia: "Ho provato a passare stamattina, mi hanno rimandato indietro a piedi. Ora sono stanco".
In passato i migranti tentavano la via mare, al confine basso di Ponte San Ludovico, oppure i sentieri delle montagne. Oggi la maggior parte di loro sale su un treno diretto a Mentone. "Si nascondono anche nei locali elettrici di cui hanno le chiavi", sussurra al Giornale.it un agente italiano. Alla stazione di Menton-Garavan, la prima in Francia, la polizia ferma la locomotiva, sale sui vagoni e controlla i documenti a chi è sospettato di non essere in regola.
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dall'articolo di Giuseppe De Lorenzo Costanza Tosi per ilGiornale.it