La proroga della sospensione delle Camere consentirebbe al primo ministro di trattare con l'Unione europea senza condizioni, anche mettendo sul piatto il 'no deal'. La procedura, definita una "forzatura inaccettabile" dall'opposizione alla Brexit, è prevista dalle leggi britanniche ed è una prerogativa della Regina su richiesta di Downing Street. La sterlina per l'1% dal dollaro e dall'euro. Una petizione anti-sospensione sul sito del Parlamento britannico ha superato le 250.000 firme (ne bastavano 100mila) e ora la discussione è obbligata. La Regina Elisabetta ha acconsentito alla richiesta del primo ministro britannico Boris Johnson di sospendere il Parlamento inglese per cinque settimane, dalla seconda settimana di settembre e fino al 14 ottobre.
La decisione è arrivata al termine della riunione del Consiglio privato a Balmoral, fra la sovrana britannica, il leader dei Comuni, Jacob Rees-Mogg – il Lord Presidente del Consiglio – il leader dei Lord Baronessa Evans e il Chief Whip Mark Spencer. “È in questo giorno ordinato da Sua Maestà in Consiglio – si legge nel documento – che il Parlamento sia prorogatoin un giorno non prima di lunedì 9 settembre e non più tardi da giovedì 12 settembre 2019 a lunedì 14 ottobre 2019, per essere quindi trattenuto per l’invio di affari urgenti e importanti e che l’Onorevole Lord, il Gran Cancelliere della Gran Bretagna, fa sì che una commissione sia preparata e varata, come consuetudine, per la conseguente proroga del Parlamento. La richiesta di Johnson era arrivata in mattinata. “I deputati avranno molto tempo per discutere”, ha detto l’inquilino di Downing Street in una dichiarazione a Sky. Confermata, dunque, la validità dei retroscena apparsi la scorsa settimana, gli stessi che parlavano di un parere legale richiesto dal primo ministro ai consulenti governativi, nonostante le prime smentite di Downing Street. La prerogativa della Regina – prevista dalla legge britannica – se applicata, permetterà a Johnson di avere le “mani libere” prima della scadenza della Brexit, avendo così la possibilità di trattare con Bruxelles ponendo sul piano anche il cosiddetto ‘no deal‘, l’uscita senza accordi dall’Unione europea. Le camere, infatti, stavano valutando la possibilità di approvare provvedimenti che impedissero all’inquilino di Downing Street di arrivare alla rottura totale in vista della scadenza del 31 ottobre.
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dall'articolo di F.Q. de IlFattoQuotidiano.it