Centinaia di migliaia di richiedenti asilo sono pronti a prendere d’assalto la Grecia. L’incubo di Atene, ossia quello di una crisi umanitaria causata dall’immigrazione, potrebbe presto trasformarsi in realtà. Molto dipenderà dalle mosse di Recep Tayyip Erdogan, che ha recentemente minacciato di inondare l’Europa di rifugiati siriani qualora l’Unione europea non garantisse alla Turchia maggiore sostegno finanziario per affrontare la questione. Il Sultano chiede inoltre la creazione di una safety zone nella Siria settentrionale in cui trasferire almeno un milione dei circa 3,65 milioni di profughi attualmente tenuti sotto custodia dalle autorità turche.
Nel caso in cui Erdogan battesse i pugni sul tavolo, la Grecia sa bene di essere il primo paese che subirebbe le conseguenze dell’ondata. E per questo motivo il governo guidato da Kyriakos Mitsotakis è pronto a cambiare le carte in tavola in materia di immigrazione.
L’emergenza della Grecia
Già un mese fa la Grecia aveva palesato l’idea di attuare un nuovo piano per semplificare la procedura di asilo degli immigrati. Tre erano i provvedimenti messi all’ordine del giorno dal Consiglio per gli affari esteri e la difesa del governo: un più intenso pattugliamento dei confini terrestri e marittimi, lo spostamento sulla terraferma degli immigrati stanziati sulle varie isole greche – dove erano stati sistemati in attesa degli opportuni controlli – e la velocizzazione delle pratiche di espulsione nei confronti degli irregolari. Come racconta Al Jazeera, il piano di Atene è stato accolto con preoccupazione dai gruppi in difesa dei diritti umani, tanto che il governo greco potrebbe addirittura ridiscuterlo.
La riforma di un sistema inefficiente
Mitsotakis ha più volte attaccato la precedente amministrazione di sinistra, accusandola di aver creato volutamente un quadro giuridico complicato al fine di provocare un riciclo infinito di domande di asilo. Le autorità faticavano a capire chi avesse diritto di restare e chi no e, proprio per questo motivo, si venivano a creare zone grigie di illegalità. La Grecia ha dunque modificato un sistema ingiusto e confusionario, ma sono già partite le prime accuse contro Atene. Gli attivisti contestano un aspetto: quello che impedisce ai richiedenti di fare ricorso nei casi in cui i triubunali respingono le loro richiesta di asilo. Mentre nei mesi scorsi si veniva a creare un palleggio burocratico infinito, che nel frattempo consentiva a regolari e irregolari di essere ospitati a spese del governo greco, oggi la procedura è stata resa più snella e chiara. Eppure gli avvocati per i diritti umani e le varie organizzazioni benefiche non ci stanno.
Le contromosse della Grecia
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha dichiarato sempre ad Al Jazeera che “sono quanto mai necessari ulteriori chiarimenti da parte delle autorità greche” perché “il diritto di presentare ricorso è una protezione fondamentale”. Il partito Nuova Democrazia ha promesso di ridurre il numero di rifugiati sul suolo greco (al momento stimato in 50 mila) e non ha intenzione di interrompere il processo di semplificazione. Negli ultimi giorni, la parte meridionale del paese ha dovuto far fronte a una media di circa 200 arrivi quotidiani, un numero insostenibile se dovesse continuare con la stessa intensità per altre settimane. Atene ha fatto due conti e ha deciso di tutelarsi: confini controllati, espulsioni più semplici da attuare e niente ricorsi dopo il respingimento della richiesta di asilo. Il rischio è dover ritrattare il piano, anche se Atene non sembra intenzionata a farlo.
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