Governi deboli, coalizioni instabili, l'asse franco-tedesco che cede. E ora le superpotenze sono pronte all'assedio. Il problema non sono le superpotenze. Non è Donald Trump, che dagli Stati Uniti attacca euro ed Unione europea. Non è la Cina, che con Xi Jinping e la sua Nuova Via della Seta ha avviato da tempo un processo di inserimento in Europa. E il problema non è la Russia, dopo che per anni Vladimir Putin è stato accusato di essere la centrale del mondo sovranista ed euroscettico. Il vero problema dell’Europa è l’Europa stessa, con un insieme di governi sempre più deboli, Paesi ingestibili, leader che pensano a se stessi e popolazioni sempre più stanche di esecutivi che hanno perso qualsiasi contatto con la realtà.
Se a queste premesse si aggiunge una Unione europea delegittimata, i vertici dell’Ue in scadenza, i partiti sovranisti in ascesa e una possibile coalizione a Strasburgo del tutto eterogenea e fatta di leader indeboliti (Angela Merkel ed Emmanuel Macron in primis), il quadro che ne scaturisce è sempre più nefasto.
Dal punto di vista nazionale, le cose non vanno affatto bene. Non c’è un Paese in Europa che possa dirsi al sicuro da crisi interne, debolezza dei propri leader o con l’avvento di partiti di rottura che hanno creato le premesse per coalizioni eterogenee e fragili. Come scritto su Il Sole 24 Ore, che riporta le dichiarazioni di Eric Maurice, capo dell’ufficio di Bruxelles della Fondazione Schuman, “è in effetti una della caratteristiche di questa fase politica. Abbiamo a che fare sempre più spesso con coalizioni che comprendono quasi tutta la scena politica, o comunque numerosi tendenze politiche”.
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