Per il Dipartimento di Stato calati arresti e indagini Il Viminale: Pompeo forse non ha visto il dossier. «Il governo italiano non soddisfa pienamente il minimo standard per l’eliminazione del traffico degli esseri umani, anche se sta facendo sforzi significativi per riuscirci». È il giudizio con cui il dipartimento di Stato americano ha declassato il nostro Paese nella lotta contro la tratta, facendolo scendere al livello 2 nel “2019 Trafficking in Persons Report”. Il testo, presentato ieri dal segretario di Stato Pompeo, sottolinea che gli atti compiuti da Roma «non sono stati importanti, e non al livello del rapporto dell’anno scorso». Quindi aggiunge che nonostante «l’impegno del governo per spezzare le catene del traffico in Italia, c’è stato un calo nel numero degli arresti e delle indagini sulla tratta, rispetto al precedente periodo di riferimento».
Ciò dipende in parte dal calo degli sbarchi, ma le critiche toccano direttamente le politiche del governo relative alle relazioni con la Libia, la chiusura dei porti, e le procedure per rimandare indietro i clandestini. Roma, infatti, non ha tenuto nel dovuto conto «i rischi per le potenziali vittime prima delle procedure di rimpatrio forzato e di espulsione», e «non è stata fornita la protezione legale per gli atti illeciti che le vittime hanno commesso sotto costrizione dei trafficanti». In altre parole, non si possono semplicemente chiudere i porti e rimandare i migranti in Libia, senza chiedersi perché si sono comportati come hanno fatto, e cosa succederà loro al ritorno.
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dall'articolo di AMEDEO LA MATTINA, PAOLO MASTROLILLI per LaStampa.it