Il leader leghista avverte gli alleati: "Abbassiamo le tasse per 10 miliardi altrimenti". E minaccia di far saltare il governo. "Abbassiamo le tasse per 10 miliardi altrimenti sono anche disposto a lasciare". In un colloquio con il Corriere della Sera, Matteo Salvini scandisce l'ultimatum sul taglio delle tasse spiegando che dopo la trasferta negli stati Uniti ha maturato "una convinzione fortissima": all'Italia serve una riforma fiscale coraggiosa. "E quindi, il mio dovere è farla - avverte il vice premier leghista - se non me la dovessero far fare, io saluto e me ne vado". Per Salvini il vero problema è che non esiste un taglio delle tasse serio che possa richiedere meno di dieci miliardi di euro.
Questo è dunque il punto di partenza base per iniziare a discutere la riduzione fiscale che il leader del Carroccio vuole a tutti costi sia fatta entro la fine del 2019. Tagli che, però, trovano resistenze sia in parlamento sia a Bruxelles. "Ma poi, i liberali non vogliono il taglio delle tasse?", si chiede nella chiacchierata con il Corriere della Sera ricordando agli scettici che tagliare le tasse serve, in primis, a rianimare l'economia e a rimettere i soldi in circolazione. E, a riprova di questa tesi, cita i dati che l'Istat ha pubblicato in questi giorni e che sottolineano che in Italia la vera recessione è quella demografica. "Il blocco delle nascite è un dramma", ammette il vice premier leghista promettendo di tagliare le tasse a lavoratori e famiglie "a prescindere dal parere di qualche burocrate". "Il futuro, dei nostri figli e dell'Italia - avverte - viene prima dei vincoli decisi chissà dove".
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