Con Sea Watch non siamo allo scontro tra civiltà e inciviltà, bensì tra legalità e illegalità. Le Ong non sono giustificabili. Due mezze verità non faranno mai una verità intera, per questo non ha senso stare dalla parte di Carola - la capitana della Sea Watch 3 arrestata per una sfilza di reati legati all'immigrazione e alla sicurezza nazionale -, ma nemmeno da quella della Guardia di Finanza, che Carola l'ha arrestata su ordine della magistratura, così come si era augurato il ministro Salvini. Stare nel mezzo di una carreggiata, come stanno facendo in queste ore la parte più ipocrita della sinistra e molti illustri opinionisti senza nerbo, può sembrare la soluzione più comoda, ma, in realtà, è una scelta stupida in quanto espone al rischio di essere investiti da entrambi i sensi di marcia. Per questo noi abbiamo scelto una sola verità, quella per cui schierarsi senza esitazione dalla parte dell'hashtag #IoNonStoConCarola lanciato sul nostro sito dal collega Fausto Biloslavo.
In questa vicenda non siamo allo scontro tra civiltà e inciviltà, bensì tra legalità e illegalità. Carola non è stata arrestata per aver salvato vite umane, né il governo vieta alle ong di raggiungere i barconi, previo appuntamento con gli scafisti.
Lo facciano, ma non pretendano il diritto di portare a prescindere i loro carichi in Italia, contravvenendo alle leggi del mare in base alle quali l'approdo deve essere nel porto più vicino (Tunisi o Malta in questo caso) o, in subordine, nel Paese di provenienza della nave o dell'armatore.
La prova che l'Italia non è un Paese incivile l'abbiamo anche in queste ore. Mentre Germania, Francia, Olanda e Lussemburgo pontificano contro di noi, noi abbiamo accolto qualche centinaio di disgraziati che, con mezzi propri, hanno attraversato con successo il Mediterraneo. Non li abbiamo affondati, non respinti, non arrestati, anche se pure loro hanno aggirato, in un certo senso, i nostri divieti. Perché un conto sono la solidarietà e la comprensione con l'indigente che ruba un tozzo di pane al supermercato, altro è permettere che un miliardario (le Ong) organizzi una spesa collettiva e pretenda di non pagare il conto una volta arrivato alla cassa.
Queste Ong dovrebbero cambiare sigla in Oag, cioè da «Organizzazioni non governative» a «Organizzazioni anti governative». O, meglio ancora, in Oai, «Organizzazioni anti italiane». Quindi per nessun motivo giustificabili. Almeno non da noi.
Articolo di Alessandro Sallusti per IlGiornale.it