Secondo una ricerca Ipsos, il 40% degli iscritti alla Cgil avrebbe scelto la Lega e il Movimento Cinque Stelle alle ultime elezioni politiche. È evidente che qualcosa si è rotto nel rapporto fra il centrosinistra e il Pd, da un lato, e i lavoratori e ceti deboli con i relativi sindacati di rappresentanza, dall’altra parte, in specie la Cgil. La prima spiegazione che viene in mente è che dietro questa rottura c’è un fatto recente. Infatti, durante la sua segreteria, Matteo Renzi ha attaccato quotidianamente i sindacati tutti, ma soprattutto la Cgil, e i sindacati hanno risposto così, votando Lega e M5S. In realtà, non si può dare tutta la responsabilità a Renzi, poiché ci sono stati conflitti fra il centrosinistra e i sindacati che si sono incancreniti nel corso almeno degli ultimi due decenni; ma è indiscutibile che Renzi, appena insediatosi come Segretario del Pd, senza un motivo apparente ha cominciato ad attaccare un giorno sì e l’altro anche sia la Cgil che l’allora Segretaria generale, Susanna Camusso. Questo è un dato di fatto.
Nel periodo di Renzi, il conflitto fra Pd e sindacati è stato particolarmente forte e persistente, anche perché Renzi ha messo in discussione una serie di principi sui quali la sinistra aveva fondato la sua stessa esistenza per circa un secolo. Si può essere d’accordo o no con l’abolizione dell’articolo 18, ma è indubbio che aver posto la questione ha rappresentato un motivo di forte contrasto da parte del Pd renziano con la Cgil.