Che triste destino per i prodi capitani del Centrodestra, saliti al Colle venerdì sera per dire a Mattarella che il Governo è troppo debole e invece costretti a presentarsi loro più deboli, addirittura con uno dei leader, il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa (nella foto), defenestrato per un’inchiesta di ndrangheta. Cose che capitano in una federazione di partiti nemmeno sfiorati dall’idea di affrontare la gigantesca questione morale che ne coinvolge la classe dirigente. Così in questi giorni davanti al Capo dello Stato si sono presentati un premier che ha preso la maggioranza assoluta alla Camera e a cui mancano appena 4 voti per fare lo stesso al Senato, e i signori Salvini, Meloni e Tajani da cui sono appena andati via un po’ di parlamentari, e diversi altri starebbero per seguirli. Anche con l’auto-eliminazione di Renzi, la maggioranza che sostiene Conte è dunque la più forte possibile, e se già nelle prossime settimane si rafforzerà come sembra, potrà salvarsi anche dal Vietnam minacciato da Italia Viva nelle Commissioni. Non male visto l’enorme lavoro che c’è da fare per tirare il Paese fuori dalla pandemia e rimettere in moto le imprese. Il valore aggiunto della compagine senza lo statista di Rignano è per lo meno la chiarezza sugli obiettivi da raggiungere fino al termine della legislatura, sicuramente meno difficili se a lastricare il percorso di mine non è un alleato della stessa coalizione. Per questo non si può correre il rischio di passare dalla padella di Renzi alla brace dei rinforzi in odore di rapporti con le mafie.
Esponenti delle più diverse culture politiche, responsabili, costruttori – chiamateli come volete – in questa durissima fase per l’Italia possono dare un contributo alla stabilità e ad aiutare i cittadini appoggiando l’Esecutivo, ma gli amici dei mafiosi o presunti tali non possono essere in alcun modo coinvolti, per il semplice fatto che i loro burattinai sono i nemici giurati degli italiani, e porterebbero con loro quel vulnus che vanificherebbe ogni sforzo di riscatto e di ripresa. Compagni di merende del vecchio sistema, ma mai di chi ha in mente un’idea completamente diversa di questo Paese.
Articolo/editoriale di Gaetano Pedullà per LaNotiziaGiornale.it