La madre di tutte le sue battaglie è il tentativo di sgretolare progetti di rifondazione a sinistra. A questo dobbiamo reagire. In principio fu il Pakistan. Se ci fosse ancora qualcuno capace di affermare che Renzi è uno sprovveduto, un giocatore d’azzardo, un improvvisato, non solo si sbaglia ma ha la memoria corta. Lo schema di gioco, in realtà, è sempre lo stesso. Un vero e proprio deja vu. Puntualmente un anno fa, a febbraio, (ricordo l’episodio perché ero ospite della trasmissione di Lilli Gruber dove fu commentato l’evento) aveva acceso la miccia deflagrante contro Bonafede, sulla prescrizione, ma anche allora era solo (o davvero) questo il motivo? Lanciata la bomba, scappava in Pakistan a “sciare” sulla morbida “neve”, in compagnia dell’Investitore Zia Chishti, guarda caso con il board della società con sede a Washington e che si interessa di intelligence artificiale applicata alle telecomunicazioni, oltre che con il top manager di Tim Federigo Rogoni. Ovvio che in Pakistan allietavano gli incontri il presidente della Repubblica, Il primo ministro e il capo dell’esercito a Islamabad. In Italia si avvia la destabilizzazione (poi fermata da un imprevisto sovraumano e inimmaginabile: una pandemia) e lui inspiegabilmente si ritrova con capi di Stato e di Eserciti di regioni “calde” nello scacchiere internazionale; con vertici dei fondi di investimento in prodotti d’intelligence, manager di industrie italiane sempre delle telecomunicazioni, insomma cose che avrebbero dovuto far interrogare molti già allora, ma poi ….la pandemia. Ora Renzi, ancora una volta e nel pieno della stessa pandemia, apre una crisi dai risvolti inquietanti e cosi come un anno fa scappa, a Riyad, in Arabia Saudita, dove lo attende un gettone di 80.000 euro per i suoi servigi non solo da conferenziere...
In quella capitale dove è insediato uno dei regimi più sanguinari e spesso messo in relazione con l’Isis, una delle dittature che lo ha voluto fra i suoi membri di un comitato consultivo dell’ente di stato, e al quale in queste ore Washington ha bloccato le forniture militari, subito dopo seguito dal Governo italiano, nel cui Parlamento Renzi occupa un posto nella commissione difesa (bisogna esplicitare ancora?).
Ma Renzi non è novello esploratore a Riyad, in Arabia Saudita...
Gia prima della sua “puntata“ in Pakistan del febbraio 2020, era stato “ospite” di Flavio Briatore nel di lui Billionaire, poi si sa: da cose nascono cose, da conoscenze nascono conoscenze, da accreditamenti nascono accreditamenti, da incarichi nascono incarichi e in questo germogliare di relazioni fioriscono… interessi (politici, strategici, a quali livelli?).
Allora se si mette in relazione tutta una serie di eventi, si vede che può essere rintracciato un filo conduttore che si intreccia alla discussione sui Servizi segreti (apparentemente derubricata, ma fra i punti primari), l’attacco politico per contendere la gestione delle somme europee (eventuali supporti “ombra”, nella programmazione), il fronteggiare un’eventuale, seppur timida svolta sul terreno della ridistribuzione della ricchezza e di sostegno al reddito (Confindustria è preoccupata di poter vedere rallentata l’allegra cavalcata delle corriere che in questi decenni hanno trasferito masse di danaro dal lavoro al capitale?) e contestuale riscrittura delle relazioni sindacali, in senso di maggiore ruolo ai soggetti intermedi della rappresentanza.
La partita che si sta giocando è di quelle che possono compromettere definitivamente la tenuta del Paese, a partire dal terreno delle lacerazioni sociali e delle loro conseguenze, oltre a rinculi istituzionali e ruoli in seno alla Ue.
Ma forse vi sono più obiettivi, primo fra tutti l’assalto finale, la madre di tutte le battaglie di Renzi: il tentativo di sgretolare qualsiasi progetto di riaggregazione e rifondazione a sinistra. E allora la sinistra ha il dovere di rispondere con un progetto più radicato e meno equivoco, di una proposta che recuperi la storia, i valori e l’orizzonte di una sinistra che vuole riscrivere le regole e ridisegnare un Paese altro, diverso e in discontinuità con il fallimentare modello fin qui seguito.
Davanti a questi inquietanti fatti la sinistra deve trovare il coraggio di accettare la sfida, muovendo lei all’attacco con una visione del “che fare” a partire dalla politica estera, in Europa ma prima ancora nel Mediterraneo, senza più temere la portata dello scontro, facendo in modo che ognuno questa volta butti la maschera, specie chi artatamente ha cercato di rafforzarla e saldarla con l’espediente del Covid 19.
Renzi è sempre stato organico a un progetto con molti obiettivi e agisce con sistemi da guerriglia, dove l’insieme di attacchi diversi e differenziati punta a non fare capire quelli che sono lo scopo primario e quello secondario della sua azione, fermo restando che quello finale è certamente il ruolo che l’Italia deve avere nell’Europa, condizionandone la politica estera, nelle diverse vicende geopolitiche che si stanno venendo a dispiegare e scontrarsi in questi tempi.
E come non ricordare questo suo agire da piromane, che puntualmente si ripete, nell’accendere la miccia e correre fuori dall’Italia in attesa di verificare come procede la fiamma e nel frattempo far capire a chi ha da capire, con chi interloquisce e da chi intende ricevere legittimità?
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