Al Colle non hanno per nulla preso bene la decisione di demandare alla votazione su Rousseau il via libera (o meno) all’ingresso dei 5 Stelle nel nascituro governo Draghi. Sebbene la vittoria del “Sì” venga data per acquista, al Quirinale temono però che una eventuale rilevante affermazione del “No” possa avere degli effetti a cascata anche negli altri partiti e riaprire delle ferite mai completamente chiuse, specialmente nel PD dove sottotraccia esistono ancora delle sacche di forte dissenso a far parte di una maggioranza insieme alla Lega. Insomma, il rischio secondo gli uomini del Colle non sarebbe tanto sul risultato finale dove non vi sarebbero incertezze, quanto sull’aumento di dubbi e polemiche che potrebbero derivare da un rilevante risultato del no a Draghi e spezzare quel clima di positività che si è creato intorno all’ex banchiere Bce. Ma c’è anche un’altra ragione per la quale la votazione pentastellata su Rosseuau sta mettendo a dura prova la pazienza del Quirinale: potrebbe causare ritardi nello scioglimento della riserva da parte del premier incaricato. Come abbiamo più volte scritto, anche se da un punto di vista formale Mattarella non ha dato scadenze temporali, l’obiettivo era quello di arrivare entro la fine di questa settimana alla nascita del nuovo esecutivo.
Il 15 febbraio, infatti, scade il decreto legge Covid che dispone il blocco degli spostamenti tra regioni gialle e per l’eventuale proroga non basta un Dpcm, ma serve un decreto legge. E, anche se l’esecutivo Conte è ancora in carica per gli affari correnti, si preferirebbe lasciare l’elaborazione del testo al nuovo governo.
La votazione su Rousseau, i cui risultati si sapranno solamente nella giornata di giovedì, rischia invece di ritardare tutto ciò. Senza contare poi le impellenze sanitarie, economiche e sociali legate alla pandemia per le quali Mattarella chiede di fare presto.
Articolo di TPI.it per