governo draghi salvini renzi 1 2Alla fine Mario Draghi è salito davvero al Quirinale ieri, venerdì 12 febbraio, per annunciare la lista di ministri del suo governo, che giurerà oggi alle 12 al Quirinale. Il primo consiglio dei ministri potrebbe arrivare già domenica, mentre secondo i rumors la fiducia al Senato dovrebbe essere votata mercoledì e il giorno dopo dovrebbe toccare alla Camera. Ma chi ha vinto e chi ha perso con il governo Draghi, un mix tra tecnici e politici come da modello Ciampi ma nel quale per la prima volta dalla fondazione della Repubblica i partiti non hanno messo bocca, lasciando le scelte a SuperMario e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella?  M5s, Salvini, Pd, Renzi: chi ha vinto e chi ha perso con il governo Draghi.  Sicuramente il primo vincitore della partita politica è Matteo Renzi. Anche se Italia Viva vede ridotta a un solo nome (quello di Elena Bonetti, ma fino all'ultimo i renziani davano in ballo Teresa Bellanova) la sua rappresentanza nell'esecutivo, alla fine il piano del senatore di Scandicci per far lasciare a Giuseppe Conte Palazzo Chigi è riuscito, così come quello di far arrivare alla presidenza del Consiglio l'uomo che aveva sentito e sondato anche nei giorni precedenti allo scoppio della crisi di governo. Ma Italia viva diventa di fatto invisibile: via Teresa Bellanova, resta solo Elena Bonetti alla Famiglia. In più Renzi ha pagato un prezzo altissimo nei confronti dell'opinione pubblica: come aveva detto D'Alema ("Non si può mandare a casa l'uomo più popolare d'Italia per opera del più impopolare") attualmente il leader di Italia Viva è in fondo alla classifica dei politici per gradimento e molto probabilmente ci resterà ancora per tanto tempo. E prima o poi le elezioni politiche arriveranno. Due sicuri vincitori sono Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.

Il primo, che aveva fatto il nome di Draghi per sostituire Conte quando la crisi non era ancora scoppiata, alla fine si è fatto convincere dall'ala governista del suo partito a partecipare "senza condizioni" (nemmeno quella di diventare ministro, che desiderava a tal punto da spingersi a offrire un caffè a Laura Boldrini) all'esecutivo di SuperMario e a lasciare la rappresentanza a Giancarlo Giorgetti, vicino all'ex presidente della Banca Centrale Europea e ad altri due esponenti, che portano a tre il peso del Carroccio nell'esecutivo. Un numero che non corrisponde al risultato ottenuto alle elezioni politiche ma tiene conto di quelle europee e dei sondaggi. Ma Salvini deve incassare anche qualche delusione. Giorgetti, Garavaglia e Stefani sono tre esponenti "moderati" e non sono suoi uomini; in più Luciana Lamorgese, che ha modificato i suoi decreti sicurezza, è stata confermata al ministero dell'Interno e Roberto Speranza rimarrà alla Salute. Aveva messo entrambi nel mirino, è rimasto deluso. Berlusconi invece incassa addirittura tre ministeri e ci piazza Gelmini, Brunetta e Carfagna ma sono tutti e tre senza portafogli. Ma per come era partita, per lui è finita più che bene.  Perché il M5s e il Pd hanno perso con il governo Draghi.  Apparentemente il MoVimento 5 Stelle è il partito che ha più da festeggiare visto che conferma Luigi Di Maio agli esteri e porta a casa altri tre ministeri. Ma deve ingoiare Daniele Franco ministro dell'Economia e Roberto Garofoli sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Entrambi erano nella lista nera dei grillini all'epoca del governo con la Lega e ora dovranno trattare con loro su tutto. Il M5s perde il Mise, che passa alla Lega, con Stefano Patuanelli che va all’Agricoltura. Vissuto come un demansionamento anche il passaggio di Fabiana Dadone dalla Pubblica amministrazione alle Politiche giovanili. E ora dovrà fronteggiare i seri pericoli di scissione (30 senatori non vogliono votare la fiducia al governo) e gestire l'addio di Alessandro Di Battista. Il ministero per la Transizione Ecologica, sbandierato come la vittoria di Beppe Grillo nella trattativa, alla fine è andato a un tecnico: Roberto Cingolani. Nonostante nel M5s molti fossero convinti che sarebbe andato a uno di loro. Ma soprattutto: i grillini a breve dovranno fronteggiare la spinta delle politiche del governo. E quello sarà lo scoglio più duro da affrontare. Anche nei confronti di un elettorato che si assottiglia sempre di più. 

Anche il Partito Democratico ha perso anche se ha ottenuto i suoi tre posti di governo per Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini accontentando così le tre anime e le correnti che Nicola Zingaretti dovrà tenere insieme mentre arrivano venti di congresso sempre più minacciosi con l'accusa di aver sbagliato nell'essersi legati mani e piedi a Conte finendo poi a dover giocare di rimessa contro Renzi per la scelta di Draghi. Oggi Conchita De Gregorio su Repubblica fa notare che tra i tre scelti non c'è nemmeno una donna e questo è soltanto l'inizio di una polemica che nelle prossime settimane metterà in croce il ruolo di Zingaretti e quello del suo suggeritore Goffredo Bettini. Orlando poi dovrà gestire dossier molto caldi mentre Franceschini ha perso la delega al turismo, andata alla Lega. A breve si scatenerà un'altra notte dei lunghi coltelli in un partito che sembra sempre più balcanizzato. 

Vince Liberi e Uguali, che conferma il ministro della Salute Roberto Speranza, mentre Emma Bonino non riesce a diventare ministra e quindi la linea dei calendiani e di +Europa ne esce frustrata. Il Corriere della Sera scrive oggi che c’è un altro partito, solo potenziale, che viene colpito. È quello dell’ex premier Conte. Fuori i contiani come Gualtieri e dentro Vittorio Colao, che fu chiamato dall’ex premier e poi subito lasciato in soffitta. Il rischio per l'Avvocato del Popolo, a dispetto delle velleità da leader e addirittura federatore dell'alleanza Pd-M5s-LeU, è che venga presto dimenticato. Perché ha perso la sua partita con Renzi. E perché gli italiani odiano chi perde. 

Infine c'è Giorgia Meloni. Che ad oggi è l'unica opposizione di peso al governo Draghi. Apparentemente, dopo la foto di Salvini con Berlusconi, sembra aver perso la linea diretta con il Capitano a discapito del Cavaliere. Ma il tempo gioca a suo favore. L'azione di governo crea scontento. E lei è destinata a raccoglierne i frutti. 

Articolo di ToDay.it 

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