Approvate dal Senato tutte e quattro le mozioni favorevoli alla Tav, delle sei in discussione il 7 agosto nell’Aula di Palazzo Madama. Oltre a quella del Movimento 5 stelle, esprime contrarierà all’opera anche il testo preparato da LeU, a prima firma De Petris che però è stato assorbito nella mozione grillina senza essere votato. Favorevoli, con motivazioni e accenti diversi, le mozioni Pd (prima firma Marcucci), Forza Italia (Bernini), FdI (Ciriani) e quella a prima firma Bonino, sottoscritto tra gli altri anche da Nencini, Casini, Unterberger, De Falco e Monti. Bocciata in Aula al Senato la mozione M5S No Tav con 181 no e 110 voti favorevoli, passano tutte le altre mozioni a favore dell’opera: il Senato ha approvato quella del Pd con 180 sì, 109 contrari e un astenuto. La mozione Bonino ha ottenuto 181 sì, 107 no e un astenuto. Quella di FdI è passata con 181 sì, 109 no e un astenuto. Infine quella di FI ha preso un voto in più ottenendo 182 voti favorevoli, 109 no e 2 astenuti.
Sul tema, la maggioranza giallo-verde si è spaccata. Il 6 agosto Palazzo Chigi aveva cercato di frenare le tentazioni leghiste di aprire un caso e sostenere la tesi secondo cui la mozione no Tav del M5s sarebbe una sfiducia nei suoi confronti: «La votazione sulla mozione Tav in programma al Senato non prefigura in alcun modo un sindacato sull’operato del governo né tantomeno sull’operato del presidente del Consiglio». Tuttavia, Matteo Salvini è pronto, dicono i leghisti, a porre subito dopo il voto un “problema politico” nell’esecutivo. Fonti vicine a Giuseppe Conte, alla vigilia del confronto, hanno sottolineato da un lato che era impossibile bloccare l’opera per il “no” della Francia e dall’altro che solo «il parlamento, nelle sue prerogative sovrane» può decidere di aprire un percorso per «impedire in maniera unilaterale la realizzazione dell’opera».
dall'Articolo di Lettera43.it