salvini bongiorno 1200x300I giudici come avversari e la giustizia da riformare. Non è Berlusconi: è Salvini, che promette che la riforma del settore sarà un impegno del prossimo governo, il suo s’intende. “non viviamo in una repubblica giudiziaria”, dice. Su questo punto il governo Conte si era arenato una decina di giorni fa: uno dei punti di maggior contrasto in maggioranza. I giudici come nemico e la giustizia da riformare a ogni costoMatteo Salvini, a meno di 24 ore dall’apertura via comizio della crisi di governo seguita alla presentazione della mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, sembra ripercorrere strade già attraversate da Silvio Berlusconi.

A scatenare l’ennesima sfuriata la decisione del Tribunale di Bologna di dichiarare inammissibile il ricorso del Viminale contro l’iscrizione all’anagrafe di una migrante armena. “Dai giudici di Bologna altra sentenza a favore degli immigrati, nonostante il ricorso del mio ministero – dice il vicepremier – il prossimo governo dovrà fare una vera riforma della Giustizia, non viviamo in una ‘repubblica giudiziaria”.

I nodi: prescrizione, intercettazioni, separazione delle carriere Quella riforma della giustizia – che dopo limature incontri con magistrati e avvocati – era arrivata in cdm e proprio la Lega ha bloccato con una serie di veti sul penale. Con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che intravedeva nella riforma della prescrizione, che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2020, il vero problema per il Carroccio.Che vorrebbe includere nella riforma una nuova legge sulleintercettazioni e la separazione delle carriere dei magistrati, già cavallo di battaglia del leader di Forza Italia.

Ma evidentemente non è solo questo. Visto che tre giorni fa il segretario leghista riferiva che i rappresentati dei lavoratori e di varie categorie ricevuti al Viminale gli avrebbero chiesto di eliminare reati come l‘abuso d’ufficio e il danno erariale. “Metà degli interventi si sono soffermati sui tempi della giustizia. In tanti operatori, sia del pubblico che del privato, hanno chiesto il superamento di alcune fattispecie come l’abuso d’ufficio e il danno erariale. Su questo la posizione della Lega è nota. Sono cose che stanno ingessando sia il pubblico che il privato”, aveva il ministro dell’Interno al termine dell’incontro.

Da Fontana a Rixi, da Siri a Savoini: tutti i leghisti indagati – Reati o illeciti che negli ultimi mesi sono stati contestati e esponenti della Lega di primo piano. Primo tra tutti il governatore della Lombardia Attilio Fontana, indagato dalla Procura di Milano proprio per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia. Ed era proprio nei giorni successivi all’inchiesta della procura di Milano che Salvini aveva per la prima volta auspicato l’abolizione dell’abuso d’ufficio, “perché – aveva sostenuto – non posso bloccare 8mila sindaci per la paura che uno possa essere indagato. Ci sono sindaci che non firmano niente per paura di essere indagati”. Parole che avevano provocato l’ennesimo scontro interno alla maggioranza, tanto che alla fine lo stesso Salvini aveva fatto una mezza marcia indietro: “L’abuso d’ufficio va rivisto”.

È l’abuso d’ufficio invece il reato contestato di recente ci sono due leghisti minori: Antonio Potenzasindaco di Apricena, in provincia di Foggia, è finito aidomiciliari anche per peculato e concussione e abuso d’ufficioAll’ex sindaco di Visso e senatore della Lega, Giuliano Pazzaglini, la procura di Macerata ha contestato ben cinque casi di abuso d’ufficio. Un reato che Salvini vuole superare: glielo chiedono le parti sociali.

La corruzione contestata a Siri e Savoini – Ci sono poi altri capitoli: quelli che riguardano il senatore Armando Siri, indagato per corruzione a Roma e riciclaggio a Milano, con alle spalle un patteggiamento per bancarotta, e l’inchiesta su Gianluca Savoini, finito nel registro degli indagati del capoluogo lombardo per corruzione internazionale. All’ex portavoce del leghista, presidente dell’Associazione Lombardia Russia, viene contestata una ipotizzata trattativa per la compravendita di una partita di petrolio e grazie a una retrocessione avrebbe dovuto portare 65 milioni di euro nelle casse della Lega per finanziare le elezioni europee. Per la messa in discussione di questi reati magari si attendono i pieni poteri. Per i processi già arrivati davanti ai giudici ricordiamo l’imputato Umberto Bossisalvato dalla mancata querela del suo partito, è stato ricandidato ed eletto a Palazzo Madamanonostante un’imputazione per truffa aggravata ai danni dello Stato – dichiarata prescritta due giorni fa dalla Cassazione – che poi portato gli inquirenti di più procure a cercare quei 49 milioni (ormai diventati 18) incassati presentando falsi bilanci e ricevute di rimborsi anche per pagare le multe di Renzo Bossi o la ristrutturazione della villa di Gemonio.

da IlFattoQuotidiano.it 

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