Giuseppe Conte lavora al suo discorso che, con ogni probabilità, terrà martedì 20 agosto nell’Aula del Senato. Il premier vuole, come ha detto dal primo momento, parlamentarizzare la crisi di governo, ovvero affrontare la mozione di sfiducia presentata dalla Lega. Luigi Di Maio ieri ha chiesto le dimissioni dei ministri leghisti tuttavia, anche se l’annuncio del passo indietro dovesse arrivare nelle prossime ore, la strada segnata rimane quella della sfiducia in Parlamento. Anche perché le dimissioni dei titolari dei dicasteri per diventare effettive c’è bisogno di un decreto del presidente della Repubblica, occorre quindi un po’ più di tempo. “Se Salvini vuole ritirare i ministri deve seguire la procedura”, è il ragionamento che viene fatto in queste ore a Palazzo Chigi.
Per ora il premier non si espone, rimane in silenzio nel suo ufficio. L’unico punto fermo è fare di questa fase politica “la crisi più trasparente di sempre”. Per questo non intende derogare all’idea di andare in Aula, dove terrà un discorso molto duro contro chi ha tradito. Rivendicherà ciò che è stato fatto in questi quattordici mesi di governo e darà a Salvini la colpa delle promesse sfumate improvvisamente.
Quella di Conte vuole essere un’operazione verità al fine di sbugiardare Salvini che “sulla base dei sondaggi favorevoli ha deciso di staccare la spina al governo senza pensare al bene del Paese”. Poi prendendo atto di non avere più la maggioranza in Parlamento salirà al Colle per dimettersi.
Il capo M5s Di Maio vorrebbe tentare una risoluzione 5Stelle a sostegno del premier o comunque un modo per evitare le dimissioni sperando anche nel “lodo Grasso”, cioè nell’abbandono dell’Aula da parte dei gruppi di opposizione così da non raggiungere il numero legale. In questo modo, secondo alcune ipotesi che circolano in queste ore, Conte potrebbe ricevere dal Capo dello Stato il mandato per cercare un’altra maggioranza in Parlamento. Ma è un percorso che appare oggi alquanto complicato, se non manifestamente impossibile.
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