L’ADOLESCENZA arriva prima. «C’è una precocizzazione di comportamenti e abitudini dell’età puberale che espone i ragazzi a esperienze molto distruttive in età in cui sono attrezzati per affrontarle», spiega la psicologa Caterina Borrello del Servizio per le dipendenze. Non solo abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, ma anche sesso senza protezioni, violenza. Dai dati del dipartimento di Salute mentale e dipendenze dell’Asl emerge uno spaccato inquietante. L’età media dei nuovi pazienti che arrivano ai Servizi per le tossicodipendenze è sempre più bassa. Dal 2014 c’è una ‘precocizzazione’ nell’uso delle sostanze stupefacenti: tra i 14-15enni prevale l’assunzione di sostanze pesanti, soprattutto eroina (che inizialmente viene fumata, per poi passare – non sempre – all’iniezione endovenosa), ma anche cocaina, mentre tra i 13-14 anni è più diffuso l’uso quasi normalizzato di cannabinoidi.
«Tra i dati più allarmanti, l’abbassamento della percezione del rischio da parte dei giovanissimi: un numero sempre maggiore di ragazzi si avvicina alle sostanze senza timore, nella pressoché totale inconsapevolezza di poter entrare nel grave problema della dipendenza», spiega Borrello. COME se fosse più che normale, perché lo fanno molti, fumare eroina o farsi uno spinello, utilizzare in vario modo e in varia misura sostanze psicoattive. A Firenze, nel complesso, sono 3.138 le persone seguite dai Serd di cui 1.963 per dipendenze da sostanze stupefacenti, quasi il 50% dei è al di sotto dei 30 anni. La soglia dell’età d’accesso potrebbe scendere ancora. «La facilità di reperimento delle droghe e i prezzi molto bassi hanno contribuito a diffonderne il consumo anche fra i giovanissimi, distorcendo anche la percezione del rischio», dice la psicologa. Per questo, ancora più di prima, è necessario che oltre ai servizi già attivi – dell’Asl, della Società della Salute e del Comune – si torni in campo con azioni di comunicazione e prevenzione incisive. Nelle scuole, fra i ragazzi, anche utilizzando i social network. E facendo breccia nelle famiglie, spesso incapaci di riconoscere il disagio dei figli, di interpretare i messaggi che vengono lanciati, le richieste d’aiuto spesso indecifrabili a un occhio e a un orecchio distratti. Gli specialisti dei servizi ripetono l’importanza di «tornare a parlare di droga, di dipendenza e delle conseguenze che le sostanze, ma anche l’uso e l’abuso di alcol, hanno sulla salute dei ragazzi, con il cervello che è in fase di sviluppo sino ai 25 anni».
di Ilaria Ulivelli per LaNazione.it