La sinistra si offre di salvare Di Maio in cambio vuol mettere le mani sull'elezione del prossimo presidente della Repubblica. C'è chi vorrebbe provare a governare bene (pochi), chi invece sta pensando solo a salvare se stesso (tanti). Ma chi tira le fila di questa crisi politica ha lo sguardo avanti, alla primavera del 2022 quando il Parlamento sarà chiamato a scegliere il successore di Sergio Mattarella. Gli italiani poco sanno di quanto sia decisivo l'inquilino del Quirinale: lo amano o lo detestano in base alla sua appartenenza politica, alla capacità di scaldare i cuori o di consolare nei momenti difficili. In realtà il presidente della Repubblica non è solo il simbolo dell'unità del Paese e il custode della Costituzione bensì il centro nevralgico della democrazia e del potere. In due casi, Scalfaro e Napolitano, anche l'artefice neppure troppo occulto dei ribaltoni e degli intrighi della politica.
Bene, il prossimo presidente della Repubblica sarà votato da questo Parlamento dove i grillini sono maggioranza relativa. Per scegliere il nome, Di Maio e soci dovranno quindi mettersi d'accordo con qualcuno degli altri partiti, e fino a ieri questo qualcuno era chiaramente la Lega. Come noto oggi, dopo lo strappo violento di Salvini, non è più così.
E qui entra in gioco il Pd, fino a ieri il più acerrimo nemico dei Cinque Stelle. La sinistra non ne azzecca una ma negli ultimi trent'anni non ha mai mancato l'obiettivo di eleggere un suo presidente della Repubblica, proprio perché sa che controllare, o quantomeno avere la protezione del capo dello Stato, vale più di qualsiasi altra cosa. Questa crisi cade a fagiolo. Quale occasione migliore per non perdere neppure il prossimo attraverso uno scambio scellerato: noi, caro Di Maio ti salviamo - è la proposta del Pd - sostituendoci come soci di governo alla Lega e permettendoti così di rimanere al governo e tu in cambio ci farai partecipare alla scelta del futuro inquilino del Quirinale.
Altro che «senso dello Stato», questi hanno solo il «senso del capo dello Stato», che è ben altra cosa. Motivo in più per opporsi all'intrigo e andare subito a votare, così con la vittoria praticamente certa del ritrovato centrodestra il prossimo presidente sarà eletto da un Parlamento a maggioranza non di sinistra, quindi finalmente salirebbe al Colle un uomo di centrodestra. Che è proprio quello che, al di là dei giochetti personali in corso, si sta cercando di impedire a tutti i costi. Ma non è detto che ce la facciano anche stavolta.