Il Vaticano endorsa la vicepresidente della Corte Costituzionale come premier. Piace a gesuiti e ciellini. E dai sacri palazzi, pur di far uscire di scena Salvini, arrivano aperture anche a un governo Pd-M5s. Come in un sogno di mezza estate, i cattolici provano a riprendersi la centralità politica perduta passando dalla finestra della crisi di governo. Il nome magico intorno al quale ruota l’operazione è quello di Marta Cartabia, vicepresidente della Corte Costituzionale, cattolica, nominata dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, militante ciellina ma di ‘larghe vedute’, poco esposta fino a oggi sui temi eticamente sensibili, capace di condividere però molti degli input bergogliani e ipotetica leader della futuribile alleanza Pd-M5s. Nel 2015, quando Comunione e liberazione si ritrovò in udienza speciale in Piazza san Pietro con papa Francesco, fra i primi esponenti di rilievo di Cl che strinsero la mano al pontefice c’era proprio lei.
Nei suoi confronti, del resto, c’è un endorsment pesante: quello del notista politico della Civiltà Cattolica, padre Francesco Occhetta che su Twitter ha scritto: «Marta Cartabia potrebbe essere un’ottima candidata a Palazzo Chigi, attuale giudice costituzionale, docente universitario, persona colta, fidabile e affidabile, non appartiene a partiti ma ha ampia visione politica». La Cartabia, non per caso evidentemente, è l’autrice dell’introduzione a un recente libro di padre Occhetta su populismi e politica.
I GESUITI SPERANO IN UN GOVERNO DI LEGISLATURA
La rivista dei gesuiti gioca un ruolo di primo piano con papa Francesco, ancora più che in passato, infatti, è diventata veicolo ufficioso per diffondere le prese di posizione della Santa Sede – sia pure con un certo margine di autonomia di cui da sempre godono gli scrittori della rivista – su diverse questioni che toccano il magistero come i temi di politica interna e internazionale. Anche il direttore del quindicinale dei gesuiti, padre Antonio Spadaro, ha fatto intendere chiaramente in questi ultimi giorni che da parte ecclesiale si guarda con favore all’ipotesi di un governo di legislatura, a un accordo politico generale fra forze anche diverse a patto che si metta in soffitta la formula asfittica del “contratto di governo” considerato «il declassamento e il decadimento dell’accordo politico». Se non ci sarà un’intesa forte, spiega Spadaro, meglio il voto.
LUCE VERDE DAL VATICANO ALL’IPOTESI DI UN GOVERNO PD-M5S
D’altro canto l’uscita momentanea di scena di Matteo Salvini è stata salutata come un passo avanti da parte vaticana: il ministro dell’Interno era infatti diventato un avversario accanito per la Chiesa a partire dalle tematiche migratorie ma non solo; Salvini si è ripetutamente posto in contrapposizione con il papa, il presidente della Cei Gualtiero Bassetti, le organizzazioni caritative e di solidarietà cristiane, diversi vescovi. Senza contare crocefissi e rosari baciati come amuleti dentro e fuori dal parlamento, madonne invocate a ogni piè sospinto.
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dall'articolo di Francesco Peloso per Lettera43.it