No a coinvolti in Mafia Capitale e Bibbiano. C’è il nodo Giuseppe Conte ancora insolubile sul tavolo, e questo è noto. Ma nell’incessante lavorio per districarlo gli ambasciatori del Movimento 5 stelle stanno sondando il Partito democratico su quale possa essere la composizione della squadra di governo. Avendo, da parte loro, le idee piuttosto chiare. A partire dall’assoluta volontà di coinvolgere Alessandro Di Battista, e di fermare all’ingresso le personalità per i 5 stelle macchiate dalle inchieste su Mafia Capitale e Bibbiano. Andiamo con ordine. Premier a parte, della vecchia compagine rimarrebbero solo Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. L’optimum sarebbe nelle caselle che ricoprono oggi, quelle di ministri dei Rapporti con il Parlamento e della Giustizia, ma non se ne fa una questione insormontabile. Insieme a Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio manterrebbe la poltrona da vicepremier. Ma cambierebbe ministero. Le ipotesi sono tre, in ordine crescente di probabilità: Esteri, Interni e Difesa. È sul ruolo che oggi è di Elisabetta Trenta che il capo politico punta. La professoressa della Link campus farebbe gli scatoloni, insieme ad Alberto Bonisoli, Barbara Lezzi, Giulia Grillo e Danilo Toninelli.
Per quest’ultimo è accreditata la sedia di capogruppo al Senato, che rimarrebbe vacante perché Stefano Patuanelli al momento è l’unico candidato a quel ruolo in caso di soluzione positiva. Il Pd avrebbe il via libera sugli Interni, posizione che Di Maio accarezza nei suoi pensieri ma che lo renderebbe bersaglio troppo facile agli occhi di Matteo Salvini. Ai Democratici anche Lavoro, Sanità e Cultura, oggi dicasteri pentastellati. Questi ultimi sostituirebbero la Lega ai vertici di Istruzione e Agricoltura, mentre manterrebbero lo Sviluppo Economico, con Lorenzo Fioramonti destinato a traslocare da viale Trastevere, dove attualmente siede in un ufficio da viceministro. Sud e Affari regionali (quest’ultimo per gestire la partita delle autonomie che tanto ha fatto litigare i gialloverdi) andrebbero al Nazareno, così come il dialogo è aperto sulla Funzione pubblica. Nessun veto, ma anzi una sostanziale predisposizione alla conferma, sui due super tecnici che hanno già dato la propria disponibilità all’esecutivo precedente: Enzo Moavero ha il via libera per continuare a guidare le feluche, mentre sorprendentemente anche Giovanni Tria, di frequente oggetto degli attacchi pentastellati, avrebbe un robusto gradimento per rimanere a via XX settembre.
Proprio in queste ore i vertici del Movimento stanno di converso preparando una elenco da far arrivare al Nazareno. Una vera e propria black list di esponenti del mondo Pd e della sinistra che sarebbero indigeribili a vertici e base grillina. Un modo uguale e contrario, si spiega, per rispondere alle resistenze su Conte. In cima al foglio ci sono i nomi di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti. Sono noti, ma sono anche gli unici pezzi da novanta del renzismo su cui c’è una netta indisponibilità. Sugli altri si può trattare. Porte chiuse invece per nomi come quelli di Matteo Orfini e Laura Boldrini, senza voler scomodare grandi vecchi come Massimo D’Alema. Ma la war room di Di Maio in queste ore sta andando ancora più in profondità. Attivando canali interni per farsi consegnare un elenco di tutti gli uomini Dem che sono stati coinvolti o sfiorati dalle inchieste di Mafia Capitale e Bibbiano: se spuntasse fuori qualche nome dai legami ambigui la porta sarebbe chiusa.
Aperta è quella invece che apre la vista sulla Commissione europea. Con un ammorbidimento su Conte la scelta del Commissario che rappresenterà l’Italia può essere ampiamente calibrata insieme ai nuovi alleati. Un’apertura non da poco. Che potrebbe tuttavia non bastare a compensare l’altra idea che sta girando nella testa dei vertici stellati: quella di un coinvolgimento di Alessandro Di Battista nella casella che fu di Paolo Savona: quella degli Affari europei. Una provocazione? “No – risponde un alto dirigente 5 stelle – Sappiamo tutti le posizioni di Alessandro sul Pd. Coinvolgerlo serve a noi per il carisma che gli è riconosciuto, ma serve anche a loro”. Sempre che tra veti e controveti la cosa giallorossa parta, e l’organigramma faticosamente stilato non rimanga solamente il wishful thinking di un caldo fine settimana di tardo agosto.