Dopo le tensioni della mattina, nel primo pomeriggio il dialogo tra i due partiti è ricominciato. Il Quirinale ha terminato il primo giro di consultazioni e domani aspetta democratici e 5 stelle. In serata attesa per l'assemblea congiunta dei 5 stelle. Cerno (Pd): "Discontinuità deve valere per i gialli e per i rossi".
Prima lo stallo e la sensazione che il progetto fosse già naufragato, poi l’accelerazione: le trattative per il governo giallorosso sono ripartite. Il segnale è arrivato alle 15.30 con una nota firmata da fonti di Palazzo Chigi: Giuseppe Conte ha fatto sapere che la poltrona da ministro dell’Interno non era mai stata richiesta da Luigi Di Maio. Un messaggio alle due parti: il nodo Viminale non blocca più il dialogo e si riparte. Ma soprattutto Conte si pone come guida e il Pd lo accetta senza discussioni. Stavolta si fa sul serio, tanto che, praticamente in contemporanea, il Quirinale fa sapere che sarà concesso altro tempo solo al premier incaricato. Alle 18 i capigruppo dei due partiti si incontrano per lavorare su un documento condiviso. Nel frattempo Conte collezione anche il tweet di sostegno di Donald Trump, a cui l’avvocato replica facendo trapelare il suo apprezzamento per il gesto. Nel M5s, per dirla con le considerazioni morbide Beppe Grillo che, sul blog, si è paragonato a Mosè che ha aperto le acque e indicato la strada.
La cronaca della giornata – Dopo il vertice di quattro ore di ieri notte, Pd e M5s avrebbero dovuto vedersi in mattinata. Il M5s però verso le 10 ha diffuso una nota per annullare qualsiasi nuovo incontro: “Rivedremo il Pd quando nei loro organi di partito avranno dato l’ok all’incarico a Conte”. E poi: “Nel Partito democratico hanno ancora le idee confuse. Predicano discontinuità ma ci parlano solo di incarichi e di ministeri. Così non si può lavorare. O si cambia atteggiamento o è difficile. Se si vuole il voto lo si dica apertamente. Il M5s è la prima forza politica in Parlamento, lo ricordiamo a tutti”. Toni duri che di fatto arenano ogni dialogo. Poi nel primo pomeriggio, interviene Conte. Toglie il nodo Viminale dal tavolo e pochi minuti dopo i 5 stelle scrivono: “Bene la chiarezza fatta dalla presidenza del Consiglio circa le false indiscrezioni trapelate nelle ultime ore. Al contempo, accogliamo positivamente le parole di apertura di alcuni autorevoli esponenti del Partito Democratico sul ruolo del presidente Giuseppe Conte. Sì a un dialogo sul programma e sui temi”.
La discussione sulla squadra: il nodo vicepremier. E anche nel Pd si chiede discontinuità sui nomi – Caduto il veto sulla sua permanenza all’interno dell’esecutivo, Conte ha provato a far passare per sé il ruolo di garante super partes ricoperto nel governo gialloverde. Con Zingaretti e Di Maio come vice. Ma il governatore del Lazio non ci sta: intende restare in Regione e “non farà parte di un governo Pd-M5s”, spiegavano nella notte gli ambienti dem. Una posizione confermata da Marcucci in serata. Questo perché, è il ragionamento, Conte va ormai considerato in quota 5 Stelle. E il Pd vuole la poltrona di vicepremier, ma a patto che sia un incarico unico affidato a Orlando. Sull’altro fronte, il vero problema è il ruolo di Di Maio. Il leader 5 stelle avrebbe in un primo momento rivendicato anche il Viminale. Che anche il Pd vuole ottenere- come segno di “discontinuità” dopo la gestione Salvini – insieme ai ministeri chiave dell’Economia, della Giustizia e del Lavoro. Nessun problema per il primo e l’ultimo. In via Arenula, però, Di Maio vuole mantenere Alfonso Bonafede. Il rifiuto dei dem è però netto: o i 5 stelle prendono gli Interni o mantengono la Giustizia, non entrambi. Nella formazione delle squadra, si dovrà seguire la regola della discontinuità invocata da Zingaretti. Che valga per Pd, ma pure per M5s. “Deve valere per i gialli e per i rossi”, ha detto il senatore Cerno.
.......................
dall'articolo di F. Q. per IlFattoQuotidiano.it