L'ex premier spiega il suo strappo in un'intervista a Repubblica: "Credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell'unità come bene supremo non funzionino più". Zingaretti: "Ci dispiace. Un errore. Pensiamo al futuro degli italiani". Matteo Renzi va via dal Pd e fonderà un suo partito. Prima partiranno i gruppi parlamentari, formati da una trentina tra deputati e senatori, già “questa settimana”. “E saranno un bene per tutti”. Non solo per il segretario dem Nicola Zingaretti, ma anche per il premier Giuseppe Conte perché “probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare” del nuovo esecutivo che giudica “un miracolo”. L’ex premier spiega le ragioni dello strappo con il partito che voleva ripulire, rottamando la Ditta, in un’intervista a Repubblica.
“Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più”, è il ragionamento del senatore di Rignano. Il Partito Democratico, ricorda, “nasce come grande intuizione di un partito all’americana capace di riconoscersi in un leader carismatico e fondato sulle primarie”. Ma, riferendosi alla sua esperienza, puntualizza: “Chi ha tentato di interpretare questo ruolo è stato sconfitto dal fuoco amico. Oggi il Pd è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5 Stelle”. E di fronte alle critiche di chi lo accusa di sfasciare il partito, dividendolo nel momento in cui era tornato al governo e trovato unità al suo interno, risponde: “Sono cinque anni che mi dite che rovino il Pd. Basta con questa tiritera sul passato. C’è un futuro ricco di difficoltà, ma bellissimo, là fuori. Lo andiamo a prendere? Lo costruiamo? O ci limitiamo ad aspettarlo rinchiusi nelle nostre correntine? Diciamo la verità: c’è una corrente culturale nella sinistra italiana per la quale io sono l’intruso”.