Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, è sotto accusa per non aver cantato a squarciagola l' inno di Mameli prima della partita di calcio tra le nazionali giovanili di Italia e Spagna, dagli azzurri vinta brillantemente, per la cronaca. E chissenefrega? Non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore, e neppure un politico, come ha insegnato tanti anni fa Francesco De Gregori in una delle sue canzoni più belle. Invece no, la sinistra delle cause perse si attacca anche a questo. Pur di screditare la Lega, confonde l' amor di patria con la retorica, come se esso dipendesse da quanto si gonfia il petto quando gioca la Nazionale. Siamo al paradosso, gli stessi che contestano il governo in quanto sovranista e danno a Salvini del fascista criticano il suo braccio destro perché non si comporta come Mussolini bensì come un sobrio governante, che non usa lo stadio per farsi pubblicità.
Giorgetti ha, tra gli altri incarichi, le deleghe allo Sport. Tuttavia le esercita al tavolo di lavoro, con poco sfoggio, e non sugli spalti. Se la sinistra lo vuole contestare, lo faccia per i risultati, non per la forma. E comunque, aspetti che passi l' eco delle gesta del precedente ministro dello Sport, targato Pd, che anziché negli stadi se la cantava nelle cene con i magistrati, dove diceva la sua in merito a chi avrebbe dovuto guidare le Procure che indagavano lui e i suoi alleati e danti causa politici. Ciascuno ha il suo stile.
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I progressisti sono nazionalisti ultrà sul campo da calcio ma tifosi sfegatati di Francia e Germania quando c' è da difendere l' Italia in Europa. In trasferta i critici di Giorgetti si adoperano per l' autogol e se, oltre che cornuti, finiamo mazziati, ci godono. D' altronde quando vincono, di solito anziché l' inno di Mameli intonano Bella Ciao.
dall'articolo di Pietro Senaldi per LiberoQuotidiano.it