La Corte costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di costituzionalità sollevata dai Tribunali di Bolzano e Pordenone sul caso di due coppie di donne che chiedevano l'accesso all'eterologa. La norma che vieta la fecondazione assistita alle coppie dello stesso sesso non è illegittima e non viola alcun principio costituzionale. La legge 40, insomma, dopo essere stata rimaneggiata da più sentenze, su questo importante punto resta salda. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che oggi si è riunita in camera di consiglio per discutere le questioni di costituzionalità sollevate dai tribunali di Pordenone e di Bolzano.
In attesa del deposito della sentenza, la Corte ha fatto sapere in serata che le questioni sono state dichiarate non fondate: per accedere alla provetta resta dunque necessaria la presenza di un aspirante padre e una aspirante madre. In mattinata era stata l’Avvocatura dello Stato a difendere la legge davanti ai giudici della Consulta. «Non condivido la tesi per cui esiste un diritto alla genitorialità in assoluto. L’unico faro sancito dalla giurisprudenza è l’interesse supremo del minore – è la posizione del viceavvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri, espresso in rappresentanza della presidenza del Consiglio –. Non è corretta una prospettiva adultocentrica, non ci sono diritti dei genitori verso i figli, ma piuttosto doveri». Inoltre il «bilanciamento dei diversi diritti» spetta al «legislatore nello snodo democratico del sistema», ha spiegato Palmieri, secondo la quale «non tutto ciò che è consentito dalla scienza e dalla tecnica diventa un diritto».
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dall'articolo di per Avvenire.it