Il fabbisogno dell'Italia è 40 milioni di mascherine al giorno, avverte l'esperto del Policlinico Sant'Orsola di Bologna. E "bisogna studiare anche lo smaltimento, altrimenti saranno come i sacchetti di plastica". Ben 40 milioni di mascherine (chirurgiche) al giorno. Che non solo prima bisognerà produrre ma poi anche smaltire, nell’ordine di 300 tonnellate di rifiuti quotidiani. E’ la sfida che attende l’Italia per affrontare la fase 2 dell’emergenza coronavirus secondo Francesco Saverio Violante, docente dell’Alma Mater e direttore della Medicina del lavoro del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, che guida il laboratorio messo in piedi sotto le Due torri per eseguire i test di validazione delle mascherine chirurgiche proposte dalle aziende che hanno deciso di riconvertire la loro produzione.
Quello delle mascherine “è un tema su cui è necessaria un’iniziativa politica”, avverte Violante, partecipando a una commissione del Consiglio comunale di Bologna: “Quando la tempesta passerà, se torneremo come prima vuol dire che semplicemente ci prepareremo alla tempesta prossima ventura. Dovremmo imparare la lezione e fare in modo che certi aspetti strategici vengano mantenuti“. Le mascherine chirurgiche “che compravamo prima dello tsunami Coronavirus costavano meno di 20 centesimi, oggi vengono acquistate, quando ci si riesce, da partite provenienti dalla Cina a 70-80 centesimi”, fa i conti Violante. Un costo già così “estremamente elevato”, ma poi un cittadino “paga diversi euro se vuole approvvigionarsi al dettaglio”, aggiunge il docente. “Per lungo tempo abbiamo pensato che la mascherina fosse un prodotto che non valeva la pena produrre“, continua Violante, ma la pandemia Covid-19 cambia le carte in tavola.
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dall'articolo di DIRE.it agenzia