La pandemia ci rende potenziali “serbatoi del virus”, organismi biologici che possono propagare l’infezione anche senza saperlo. Ed è questa la conseguenza più difficile da accettare. Per quanto tempo percepiremo ogni persona come una minaccia? Che nostalgia, che bellezza quando le relazioni pericolose erano pericolose perché governate da sentimenti potenti, invidia e tradimento, passione e seduzione, adulterio e cedimenti dell’anima. Nel romanzo francese, così come nel magnifico film di Stephen Frears, le Relazioni Pericolose erano tali perché mettevano in gioco destini e identità, fino alla vita stessa, come nel caso di Madame de Tourvel e dello stesso Visconte di Valmont, che muore dopo aver anteposto al vero amore la difesa della propria reputazione di cinico seduttore. Ma non c’è bisogno di tornare al Settecento, basta risalire all’indietro di due mesi, per ritrovare tutti quei pericoli che ora rimpiangiamo, perché non sono il coronavirus.
Adesso, tutte le relazioni sono pericolose, e non per motivi sentimentali. Il dilagare della pandemia, infatti, oltre a infettare e uccidere le persone, ha questo di letale: che ci rende tutti potenziali “serbatoi del virus” (secondo la definizione scientifica), cioè organismi biologici che possono propagare l’infezione, anche senza saperlo. Diversamente dall’Hiv, che si trasmette per via sessuale ed è quindi gestibile con le opportune protezioni, il maldetto coronavirus ce lo respiriamo da uno all’altro a un metro di distanza. Così, con lo “spillover” dai pipistrelli agli umani, siamo diventati tutti pipistrelli. Ed è questa la conseguenza più difficile da comprendere e da accettare. Perché gli umani non pensano, non possono pensare a sé stessi come puri organismi biologici, ed è appunto per questo che sono umani. Noi siamo corpo più mente, ragione, immaginazione, linguaggio, civiltà, condivisione, cultura. Non possiamo vivere come pipistrelli appesi nella grotta. Non possiamo sentirci come pipistrelli, è contrario alla nostra natura più profonda e preziosa. Ed è per questo, ancor prima che per motivi economici (sacrosanti), che l’isolamento imposto dai decreti si sta via via sgretolando e non potrà reggere ancora a lungo.
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dall'articolo di Elisabetta Grandi per Lettera43.it