scuola disabili 1200 690x362Lo ha riconosciuto la stessa ministra Azzolina presentando le linee guida per il ritorno sui banchi: tra chi ha sofferto di più per la pandemia ci sono gli studenti disabili e i loro genitori. Tante le problematiche riscontrate: dalla mancanza di docenti disponibili ad andare a domicilio alle attività online inadeguate. E le indicazioni per i prossimi mesi non placano le preoccupazioni.  La scuola non sempre è uguale per tutti e a dimostrarlo, come forse mai prima, è stata la pandemia. Tra i più colpiti dalle conseguenze del Covid-19 e relativo lockdown, come riconosciuto dalla stessa ministra Azzolina durante la presentazione delle linee guida per il rientro in classe, ci sono gli studenti disabili e le loro famiglie, in tantissimi casi vittime incolpevoli di un abbandono quasi totale. Per loro, denunciano le famiglie, la fase 1 è ancora in atto. E mai come ore, diventa fondamentale garantire la continuità didattica in vista del prossimo anno scolastico e il sostegno per assicurare il diritto allo studio.

“Per i primi tre mesi dell’emergenza il governo non ha previsto nulla di specifico per gli alunni con disabilità”. A dirlo a Ilfattoquotidiano.it è Salvatore Nocera, storico esperto in Italia di inclusione scolastica per conto della Federazione italiana superamento dell’handicap (Fish). “La didattica a distanza (DAD) in particolare per gli studenti con disabilità intellettiva e deficit sensoriali si è rivelata nei fatti un fallimento” denuncia. Poi c’è la controversa questione della possibilità di poter ripetere l’anno solo per gli alunni disabili, previa autorizzazione del preside, del consiglio di classe, concordandolo con i genitori. Tra le problematiche più diffuse di questi mesi: la mancanza di insegnanti di sostegno, educatori, assistenti all’autonomia e alla comunicazione disponibili ad andare a domicilio; assenza di percorsi individuali di qualità per favorire una reale inclusione e attività online inadeguate. Ecco le testimonianze di quattro mamme raccolte da ilfattoquotidiano.it.

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Ma in molti casi, racconta sempre L., sono riusciti ad averne uno disponibile solo a inizio giugno. “Possibile che non ci fosse nessun modo di attivare la stessa assistenza in piena sicurezza a domicilio già da aprile o maggio?” si domanda. Secondo L. questa sosta forzata “ha fatto perdere anni di inserimento scolastico. Durante il lockdown abbiamo vissuto anche la questione della passeggiata fuori casa per far stare meglio mia figlia, perché era abituata ad andare al parco e per lei è stato sconvolgente vederlo chiuso, con le aree gioco inaccessibili. E’ stato un disastro”. Così è venuta a mancare la routine per soggetti fragili e L. è molto preoccupata per il futuro. “Stiamo soffrendo più ora rispetto alla fase dell’emergenza, adesso che si dovrebbe tornare alla normalità è davvero dura. Mia figlia ha paura ad uscire, è disabituata al contatto con le persone, ad esempio quando andiamo al parco si nasconde”.

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dall'articolo di  R. La Cara  per IlFattoQuotidiano.it 

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