AdobeStock risveglio IlSole24Ore WebDa uno studio australiano emerge che esiste un chiaro rapporto tra il tipo di tono utilizzato e la nostra percezione in termini di sensazione di risveglio lento e rallentato. L’obiettivo è chiaro: trovarsi prima possibile nelle migliori condizioni per svolgere la propria attività, dopo il giusto sonno. Per raggiungerlo, però, occorre superare la prova della sveglia. Sia che abbiate sul comodino le vecchie care “cipolle” delle nostre nonne, con le due campanelline pronte a trillare al momento desiderato, sia che abbiate scelto soluzioni ben più tecnologiche come il tablet o lo smartphone che segnalano con un crescendo di toni più o meno fastidiosi che è ora di alzarsi, i suoni che ci fanno riaprire gli occhi sono il primo momento della nostra giornata.  Come tali, andrebbero scelti con la dovuta attenzione, in base alle preferenze di ognuno, e non solo perché ci danno il buongiorno (più o meno voluto), ma perché possono indirizzare meglio le capacità dell'organismo e renderlo più attivo fin dai primi attimi della giornata.

 

A collegare le caratteristiche del suono della sveglia, sia essa tecnologica o tradizionale, con la riattivazione cerebrale dopo il riposo notturno è una ricerca del Royal Melbourne Institute of Technology (Rmit) presso l'ateneo della città australiana, pubblicato su PlosOne.

Gli studiosi australiani hanno preso in esame un momento topico del risveglio mattutino, ovvero quella manciata di minuti che seguono l'arrivederci al sonno e la piena attività dell'organismo. In quella fase, che viene definita scientificamente “inerzia del sonno”, ci si trova in uno stato di passaggio tra sonno e veglia caratterizzato da performance fisiche non proprio ottimali, ridotto stato di vigilanza e dal desiderio di riprendere a dormire.

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dall'articolo di Federico Mereta  per IlSole24Ore.com

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