Per raccontare l’inizio, occorre partire dalla fine: «Le malattie respiratorie sono acceleratori di morte». È questo l’assunto inequivocabile che accompagna l’analisi statistica condivisa sul proprio profilo Twitter da Matteo Villa (Ispi). Il tutto si inserisce nel dibattito – coadiuvato anche da alcune dichiarazioni del capo della Protezione Civile nel corso delle sue conferenze stampa, in attesa dei rilievi epidemiologici dell’ISS – sul numero di morti per Coronavirus e quelli ‘con’ Coronavirus. La distinzione tra questi due aspetti, oltre a esser superata dai dati quotidiani, risulta anche essere fuorviante. Siamo voluti partire dalla fine del ragionamento (basato su dati reali) di Matteo Villa in modo da contestualizzare la cornice entro la quale occorre muoversi quando ancora sentiamo fare la distinzione tra morti per Coronavirus (o Covid-19, la malattia) e chi invece perde la vita perché affetto dal virus in concomitanza con altre patologie. I dati parlano chiaro, ma rappresentano anche una smentita di questa discussione.
Morti per Coronavirus, l’inutile distinzione sulle patologie pregresse. Già questi primi due schemi confermano la tesi dell’inutile differenziazione tra i morti per Coronavirus e con Coronavirus. Oltre il 50% della popolazione mondiale sopra i 50 anni (e sono state prese in esame tre fasce bene definite) è affetto da almeno un’altra patologia.
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dall'articolo di ENZO BOLDI per Giornalettismo.com
(foto: da profilo Twitter di Matteo Villa)