La Texas Medical Association ha redatto una lista di azioni assegnando a ognuna di esse un punteggio per classificarle in base alla pericolosità di contagio da COVID-19. Partendo da quelle meno pericolose, aprire la posta è un’azione che si può compiere con la massima serenità, un punto in più in termini di gravità per il fare benzina, giocare a tennis, ordinare cibo take away o andare in campeggio. Lontane dalla zona rossa anche altre azioni che siamo abituati a svolgere nel quotidiano come fare la spesa o passeggiare e correre all’aperto. Sono considerate ancora azioni “moderatamente basse” alloggiare in hotel per due notti, sedere in sala d’attesa dal medico, andare in biblioteca o al museo, mangiare in un ristorante all’aperto o camminare in un luogo affollato. La linea si tinge di giallo quando parliamo di cenare a casa di altre persone, andare in spiaggia e fare acquisti in un centro commerciale. Lavorare in ufficio è un’attività una tacca più pericolosa, così come la scuola per i figli e nuotare in una piscina pubblica. La situazione si fa più seria quando si tratta di andare dal barbiere o dal parrucchiere, così come cenare fuori al chiuso, partecipare a matrimoni o funerali, viaggiare in aereo, praticare sport di contatto come calcio o basket e salutare con strette di mano e abbracci i propri amici.
Diasorin ha acquisito “un illegittimo vantaggio competitivo rispetto agli altri operatori del medesimo settore, perché ha potuto contare in modo esclusivo sul determinante apporto di mezzi, strutture, laboratori e professionalità, tecnologie e conoscenze scientifiche messe a esclusiva sua disposizione della Fondazione” che sta alla base del Policlinico San Matteo di Pavia. E’ quanto scrivono i giudici amministrativi del Tar lombardo che, con la sentenza resa nota stamattina, hanno annullato il contratto tra l’ospedale e la multinazionale farmaceutica, con l’appoggio della Regione, per la realizzazione dei test sierologici. Secondo i giudici, l’azienda avrebbe giovato dell’uso della struttura pubblica, per l’appunto il San Marco di Pavia, e in questo modo avrebbe acquisito una posizione diseguale nei confronti della concorrenza. “Una volta creati i nuovi prodotti e conseguita la certificazione CE – scrive il Tar nella sentenza – il vantaggio competitivo di Diasorin si è consolidato quando la società è stata in grado di brevettare, produrre e immettere sul mercato prodotti innovativi realizzati grazie al determinante intervento della fondazione pubblica”.
Il risultato del monitoraggio del ministero della Salute-Iss sugli indicatori per la cosiddetta Fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio. "Nessuna regione con Rt sopra 1". Continua il trend positivo dell’andamento della curva dei contagi da coronavirus. Nessuna Regione, infatti, ha fatto registrare un RT maggiore di 1. Questo il risultato del monitoraggio del ministero della Salute-Iss sugli indicatori per la cosiddetta Fase 2 relativi alla settimana tra il 25 e il 31 maggio. “Il monitoraggio dice che siamo sulla strada giusta”, commenta il ministro Speranza, “Ma occorre ancora prudenza e gradualità”. “In quasi tutta la Penisola sono documentati focolai di trasmissione attivi. Tale riscontro, che in gran parte è dovuto alla intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti, evidenzia tuttavia come l’epidemia in Italia di COVID-19 non sia conclusa”.
Leggi tutto: Monitoraggio covid: "Focolai in quasi tutta Italia, ma l'infezione è sotto controllo"
Tutti i guai del Carroccio in Calabria: la pedina di Salvini finisce nell'inchiesta per mafia Waterfront. Nella giornata del 28 maggio, l’operazione ‘Waterfront’ condotta dalla Dda di Reggio Calabria e coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri ha portato il G.I.P. Filippo Aragona a disporre provvedimenti cautelari nei confronti di 63 persone, imprenditori e pubblici ufficiali, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubbliche con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, nonché abuso d’ufficio e corruzione. La notizia dell’operazione ha avuto ampia eco nazionale perché tra gli indagati (con la sola accusa di reato, in concorso, di ‘turbata libertà degli incanti’ in riferimento ad una gara d’appalto indetta dal Comune di Polistena per la realizzazione di un eliporto a supporto dell’ospedale) c’è l’unico parlamentare calabrese della Lega, Domenico Furgiuele.
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Ettore Rosato, vice presidente della Camera dei Deputati e Presidente di Italia Viva, vanta un primato: è stato il parlamentare più attivo durante questi due mesi di crisi Covid. Ha fatto tutto il lockdown a Montecitorio. «Quando dicevano che non c’era quasi nessuno, alla Camera, il quasi ero io», racconta. «Ho lavorato indisturbato, nel vuoto dei Palazzi. Il problema era mangiare, perché erano chiusi tutti i servizi interni. Per pranzare andavo a mettere le monetine nelle macchinette degli snack». Da Montecitorio è uscito due giorni fa per andare a Palazzo Chigi, nello studio del premier, con la delegazione di IV che è di nuovo sulle barricate. Quello di Conte è suonato, più che un invito, come una convocazione. All’inizio della riunione abbiamo discusso della semantica. A Conte ho detto che io mi facevo convocare dal Preside, a scuola. Ha colto la battuta e ha risposto scherzando. Ma sulla situazione che attraversiamo non c’è niente da ridere. Abbiamo puntato i piedi. Ma alla fine c’è stata una schiarita.
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Si frantuma il fronte dei governatori sulla richiesta di anticipare le riaperture dei negozi. “Mi capita di ascoltare da settimane colleghi di altre Regioni e di altre istituzioni invocare la riapertura universale: apriamo domani, apriamo tutto, apriamo subito” ma questa è tutta “demagogia, cercano cioè di strumentalizzare la drammatica domanda di lavoro che c’è senza decidere niente” ha tuonato il presidente della Campania, Vincenzo De Luca (nella foto). Lo stesso, sempre rivolgendosi ai suoi colleghi, ha detto che “chi vuole aprire domani mattina, lo faccia, anziché parlare di apertura apra, se ne assuma la responsabilità”, “ma facciamola finita con questo chiacchiericcio insopportabile” ben sapendo che “chi dice apre domani, sta creando le condizioni per richiudere dopodomani”.
Chi credeva che, col Coronavirus, No-Vax e complottisti fossero scomparsi dalla circolazione, si sbagliava. Si stavano solo riorganizzando. Se è vero che durante le prime settimane d’emergenza, era più facile trovare una mascherina in giro che un cospirazionista sul web, nell’ultimo mese in rete si sono moltiplicate a dismisura teorie del complotto più o meno assurde, più o meno verosimili, quasi sempre prive di ogni fondamento scientifico. Siti, pagine e canali Youtube vecchi e nuovi sono letteralmente esplosi, in quella che molti considerano una sorta di nuova primavera complottista che non si registrava dai tempi del post 11 settembre. Al punto che è diventato difficile anche solo tenerne il conto e disinnescarla. Come spesso capita, specie in periodi di crisi, le fake news viaggiano a velocità doppia, tripla rispetto a qualsiasi tentativo di debunking, col risultato che, mentre i contagi in Italia e in Europa cominciano timidamente a calare, sono cresciuti in maniera esponenziale i casi gravi di contagio da fake e vere e proprie bufale. E allora proviamo a vedere quali sono i principali, per capire cosa c’è di vero, cosa di inventato, e come difendersi in tempi di Coronavirus. Partendo dalla fine.
La provocazione dell’odg della Meloni è stata naturalmente respinta. La Meloni in queste settimane ha costantemente remato contro gli interessi del Paese e noi non accettiamo lezioni da finti patrioti, che simulano di fare gli interessi del Paese e poi siedono a braccetto con i sovranisti che, in Parlamento, hanno bocciato per due volte i bond europei chiudendo di fatto la porta alla solidarietà dell’Unione nei confronti dell'Italia. Il MoVimento 5 Stelle si opporrà in tutte le sedi all’attivazione del MES che, lo ricordiamo, allo stato attuale prevede condizionalità che non accettiamo. Così come è stato detto in numerose occasioni che l'Italia non intende ricorrere a uno strumento non adatto ad affrontare questa crisi. E noi non votiamo un ordine del giorno presentato dai traditori che hanno approvato il MES, quando il MoVimento 5 Stelle non era neanche in Parlamento. La verità è che dall’opposizione assistiamo solo a menzogne e a pagliacciate ogni giorno. Senza considerare poi la totale confusione e divisione che hanno nel centro destra: Berlusconi vuole il Mes, la Meloni vuole gli eurobond, Salvini dice di volerli ma poi vota contro gli eurobond al Parlamento europeo.
La cagnolina era nata senza le due zampe anteriori e per questo era stata abbandonata. Lei si chiama Gracie ed è, allo stesso tempo, un cane sfortunato e fortunatissimo. È un cane disabile che ha avuto un inizio molto difficile in questo mondo e la cui storia può insegnarci un paio di cose sulla differenza che un atteggiamento può fare nei confronti della vita. Magari con l'aiuto di qualcuno che, sebbene giovincello e potenzialmente incline ad altre faccende, ci mette di mezzo una generosità che può essere solo pompata da un cuore gigante che fa fatica a stare negli stretti limiti del torace di un ragazzino. Gracie è nata senza le zampe anteriori a causa di una malattia genetica. All'età di sei settimane, qualcuno non se l'è sentita di procedere oltre e l'ha scaricata da un veterinario che avrebbe potuto metter mano facilmente alla siringa e invece ha scelto di curare quelle due brutte ferite infette. E Gracie ringraziava come poteva, con lunghi sguardi d'affetto e ampie leccate.
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I dem rivendicano la vittoria di Bonaccini, il risultato della lista in entrambe le regioni e sottolineano lo scivolone dei Cinque Stelle, alleato di governo incapace di superiore la soglia del 5%. Marcucci: "Confronto sulla durata dei processi e via decreti Sicurezza". Salvini: "Non li vedo bene". Conte: "Ha tentato di rendere il voto un referendum sul governo. Non lo era, non cambio idea". D'Inca: "Nessuna speculazione sui risultati". “Non ho cambiato idea: avevo detto che sono appuntamenti elettorali regionali anche se per carità possiamo anche dare loro dei significati politici. C’è stato chi ha inteso fare di questo appuntamento elettorale, impropriamente, un referendum contro o pro il governo nazionale. Mi riferisco a Salvini che esce il grande sconfitto di questa competizione. I cittadini lo hanno inteso come referendum su di lui”. Lo dice il premier Giuseppe Conte parlando fuori da Palazzo Chigi. “E’ evidente la parabola calante della Lega”.
I risultati elettorali in Emilia-Romagna e in Calabria aprono anche nuovi scenari per l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Rapporti di forza in evoluzione, con il Partito Democratico a rivendicare la vittoria di Stefano Bonaccini, il risultato della lista in entrambe le regioni e pronto a sottolineare lo scivolone del Movimento Cinque Stelle, alleato di governo incapace di superiore la soglia del 5%. Il premier Conte: “Il voto delle regionali è significativo. C’è chi ha tentato di renderlo un referendum sul governo. È rimasto deluso”. Il premier sottolinea: “Non era un voto sul governo, non cambio idea. Ritenevo questa impostazione impropria ieri e la ritengo impropria oggi”.
L'imprenditore è accusato di omicidio volontario per le morti nella filiale di Casale Monferrato nel processo bis. Era già stato condannato a 18 anni per il disastro ambientale provocato dall'amianto, ma il reato è stato prescritto. Lui un mese fa al quotidiano svizzero Nzz am Sonntag ha raccontato: "Perseguitato per decenni, mi sono accorto di odiare gli italiani". “Quando oggi penso all’Italia provo solo compassione per tutte le persone buone e oneste che sono costrette a vivere in questo Stato fallito“. Parola di Stephan Schmidheiny, l’imprenditore svizzero condannato a 18 anni di carcere per il disastro ambientale provocato dall’amianto negli stabilimenti Eternit in Italia e poi salvato dalla prescrizione. Schmidheiny resta ancora l’unico imputato nel processo bis, in cui solo a Vercelli è chiamato a rispondere di omicidio volontario per le morti nella filiale di Casale Monferrato della multinazionale. È attesa per oggi (venerdì) la decisione del giudice per l’udienza preliminare di Vercelli sulla richiesta di rinvio a giudizio del magnate svizzero. Un mese fa, precisamente il 28 dicembre scorso, nella sua intervista al giornale svizzero Nzz am Sonntag, Schmidheiny però rimaneva tranquillo: “Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall’interno”.
Il partito di Matteo Renzi, apprende l'Ansa, getta la maschera su Autostrade con una proposta di modifica al decreto Milleproroghe: vuole sopprimere l'articolo 35 che riscrivere le regole sulle concessioni autostradali indicando il percorso da seguire in caso di revoca (nella transizione la gestione passa ad Anas) e riduce le eventuali penali a carico dello Stato. Italia Viva vuole tentare in extremis di salvare le maxi-penali che lo Stato dovrebbe versare ai gestori autostradali in caso di revoca della concessione. Il partito di Matteo Renzi getta la maschera su Autostrade con un emendamento al decreto Milleproroghe che, apprende l’Ansa, verrà depositato nelle commissioni di Montecitorio nel pomeriggio. Il testo indicherebbe la soppressione dell’articolo 35 del provvedimento, in fase di discussione alla Camera: la norma prevede nuove regole sulle concessioni autostradali indicando il percorso da seguire in caso di revoca (nella transizione la gestione passa ad Anas) e riduce le eventuali penali a carico dello Stato.
La Lega vuole presentare un progetto di legge costituzionale «per non consentire il cambio di casacca in corso d’opera». Lo ha detto il leader del Carroccio, Matteo Salvini a L’Intervista su SkyTg24, commentando il passaggio di 8 parlamentari di Scelta civica al Pd. «Tutti dicono che lo fanno per il bene del Paese, quando lo si faceva per sostenere il governo di centrodestra c’erano addirittura inchieste della magistratura, ora invece sono responsabili», ha aggiunto. Secondo Salvini, «se non sei più d’accordo con il tuo partito, ti dimetti e decadi». NIENTE AMMUCCHIATE NEL CENTRODESTRA. «Ci sono uomini e donne che stanno valutando di bussare alla porta della Lega», ha rivelato il leader del Carroccio, che ha frenato sull’ipotesi di fare una lista unica per le regionali con Forza Italia: «Niente marmellate e niente ammucchiate. La nostra è una visione dell’Italia completamente diversa».
In Italia esisteva un argine che valeva tanto per la Lega di Bossi quanto per quella di Salvini, almeno fino all’anno scorso. Entrambi potevano raggiungere la doppia cifra al Nord, tenere saldamente il Veneto ed essere l’ago della bilancia per la tenuta dei governi di centrodestra, ma non superavano la linea simbolica che passando per Roma divideva il sopra dal sotto. Quell’argine di memoria, orgoglio e appartenenza territoriale resisteva da oltre vent’anni, ma ora è crollato. Il Sud ha dimenticato. Le elezioni europee hanno sdoganato la Lega nel Meridione. Alle elezioni politiche del 2018, nonostante il 17% segnato a livello nazionale, la Lega al Sud si era fermata al 6% delle preferenze, mentre il M5S aveva ampiamente sorpassato la soglia del 40%. Complice la forte astensione, il partito di Luigi Di Maio è sceso al 29% lo scorso 26 maggio. Per spiegare l’avanzata della Lega al Sud è necessario partire da un dato: Matteo Salvini è stato il politico più votato nella Circoscrizione Sud: se al Nord la Lega è radicata nel territorio, con una rete di comuni e regioni dove la fiducia degli elettori va agli amministratori locali a prescindere dai vertici del partito, i meridionali hanno votato il suo leader.
Leggi tutto: PERCHÉ IL SUD STA VOTANDO IN MASSA CHI LI CHIAMAVA TERRONI, LADRI E FANNULLONI?
La cosa più divertente è che in passato nessuno più di Matteo Salvini ha condannato quei parlamentari che cambiano casacca, eletti grazie ai voti di una forza politica e poi transfughi in altri lidi, senza sentire l’obbligo di dimettersi o di rispettare gli accordi presi con chi li ha candidati. Nella prima Repubblica questo fenomeno non era così frequente come adesso, e allora deputati e senatori si portavano dappresso cospicue dotazioni di consensi personali, al contrario di quanto accade con l’attuale sistema elettorale per un gran numero di perfetti sconosciuti, il cui seggio è stato assegnato sulla base della posizione in lista. Da ieri però tre senatori M5S sono passati alla Lega, beatamente accolti da chi parlava di vincolo di mandato e altre amenità simili. Per quale motivo e dietro quali accordi non è dato sapere, anche se qualcosa abbiamo imparato dalla vicenda del senatore Sergio De Gregorio, reo confesso di aver preso due milioni di euro in nero e pertanto arrestato e condannato, così come il benefattore Silvio Berlusconi (tre anni di reclusione per la compravendita di parlamentari inflitti nel 2015 insieme all’ex direttore dell’Avanti, Valter Lavitola). I signori Grassi, Lucidi e Urraro non sono certo delle star del Movimento, anzi per i più sono sconosciuti quanto il Mes. Se hanno ottenuto dei vantaggi o no, forse non lo sapremo mai e senza prove non possiamo permetterci di adombrarne il sospetto. Ma i 5S restituiscono per regola metà stipendio e dunque un vantaggio economico oggettivo questo approdo nella Lega ce l’ha.
Leggi tutto: Una volta era Salvini a condannare i cambi di casacca....
In queste ore di caos politico, Roma può godere di una «Buona notizia». A darla è la sindaca Virginia Raggi, che sui social network ha annunciato l’acquisto di altri 97 nuovi bus per potenziare il trasporto pubblico della capitale. La speranza dei pendolari è che non vada a finire come con gli autobus israeliani. Non è passato molto da quando esplose il caso dei bus israeliani a Roma. A giugno emerse infatti che i 70 bus che Atac aveva noleggiato e fatto arrivare da Tel Aviv non potevano circolare per le strade della Capitale, perché avrebbero violato le normative comunitarie sulle emissioni inquinanti. Non proprio un dettaglio da poco, che aveva scatenato l’ironia e il disprezzo dei romani, e non solo.
Leggi tutto: Virginia Raggi torna ad acquistare bus: «Passi avanti decisivi»
«Io resto dove sono. Non esco, non sono scissionista». Laconico come sempre Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds e senatore dem vicinissimo a Massimo D’Alema. Poche parole che però hanno un impatto non da poco sulla guerra dei beni in corso da nove anni tra ex Ds e Pd. Quando infatti a inizio febbraio lo spettro scissione cominciò a materializzarsi, i Dem pensarono subito a quella cassaforte di 68 fondazioni con dentro 2.399 immobili, 410 opere d’arte e un valore stimato di circa mezzo miliardo di euro (benchè non ci siano dati ufficiali a tal riguardo). Se il deus ex machina delle fondazioni fosse andato con D’Alema e Bersani, i Dem avrebbero corso il rischio di vedere eclissarsi per sempre quel forziere gelosamente custodito da Sposetti. Per questo il tesoriere Pd Francesco Bonifazi è partito lancia in resta proponendo una class action con cui si sarebbe aperta formalmente la guerra a colpi di carte bollate per mettere le mani sulle fondazioni.
Giorgia Meloni, ovvero colei che sostenne l’ex sindaco condannato a sei anni di carcere Gianni Alemanno ultimamente è un po’ nervosa. Ha addirittura il coraggio di attaccarci sui campi rom. Ci attacca lei, lei che era Ministro di quel Governo di destra che finanziò l’apertura di campi rom con 30 milioni di euro di soldi delle tasse dei cittadini. Rinfreschiamo la memoria agli italiani, non tanto a lei (che lo sa benissimo). Era il 2008, Gianni Alemanno sindaco Berlusconi Presidente e la Meloni ministro. Tutto nasce dai decreti emergenziali firmati da Maroni nel 2009, con i quali il ministro leghista finanziò anche il famigerato “piano nomadi” di Alemanno, con cui Fratelli d’Italia ha governato fino alla fine del mandato. Un affare da decine di milioni di euro sulla pelle dei più disperati, ma i soldi finirono in fretta, tanto che nel febbraio 2011 Alemanno chiese a Maroni altri finanziamenti ma il ministro rispose testuale che “il governo aveva già stanziato 60 milioni di euro per l’emergenza in cinque regioni”.
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