La posizione della Lega e di Fratelli d’Italia sul Mes è sempre stata chiara, cristallina: un no secco, senza se e senza ma, con o senza condizionalità, riforma o non riforma. Il no è sempre stato perentorio ed inappellabile. Molto diversa, anzi opposta, la posizione dell’alleato forzista, che sull’eventuale ricorso al Mes sanitario è sempre stato possibilista. Almeno fino ieri, quando dopo mesi di distinguo è passata la linea dettata da FdI e soprattutto dalla Lega, che sul controverso argomento ha lanciato a Silvio Berlusconi un vero e proprio ultimatum: chi vota a favore del Mes non sarà più compagno di strada della Lega. A formulare l’aut aut è lo stesso Matteo Salvini che mette in chiaro come la riforma del regolamento del Mes, approvata lunedì dall’Eurogruppo, “riesce a peggiorare un trattato già negativo perché divide l’Europa in buoni e cattivi, serie A e serie B e ovviamente, per i signori di Bruxelles, gli italiani sono di serie B e dovrebbero pagare senza dire nulla per coprire i buchi di altri. Chiunque in Parlamento approverà questo oltraggio, danno per l’Italia e le generazioni future – scandisce -, si prende una grande responsabilità: ho posto le nostre condizioni, così finalmente mettiamo le cose in chiaro e si vede da che parte sta FI. Se voterà sì alla riforma si apre un problema politico”.
Dieci ettari di “pratone” sulla via Ardeatina e un vecchio permesso a costruire risalente al 2002. Dall’altra parte della consolare il nuovo hub di Amazon. Un chilometro e mezzo più in là, la tanto discussa discarica di Albano. Sul lato strada pure un reperto risalente all’Antica Roma (che qui non manca mai) oggetto di alcuni […]
Abituati come sono a truffare gli italiani, è normale che i partiti si truffino pure tra loro. Nessuna sorpresa, dunque, per Calenda che obbliga Letta a umiliare Di Maio e Fratoianni escludendoli dai collegi uninominali, perché il Churchill dei Parioli non vuole confondersi con ex 5 Stelle e nemici degli inceneritori, però poi gli va bene ritrovarseli accanto in Parlamento portati al proporzionale dallo stesso Pd con cui si è alleato. O per meglio dire, ha scassinato. Strappare il 30% dei collegi sulla base di sondaggi che vanno dal 3,5 a 6%, infatti, più che un accordo è un furto con destrezza. Che comunque dà l’idea di quanto sappia trattare il segretario dem, ad oggi capace di escludere dalla sua coalizione solo Conte, che in effetti non ha nulla da spartire con questo giro dove potrebbe rientrare pure Renzi.
"I procedimenti puniti con l’ergastolo non sono soggetti ai termini dell’improcedibilità" e comunque "per i reati più gravi si prevede una possibilità di proroga", sostiene la ministra rispondendo al question time. Ma di per sè nè l'associazione mafiosa nè quella terroristica sono punite con l'ergastolo: gli appelli si estinguerebbero in tre anni. “Spesso in questi giorni si è detto che i processi di mafia e terrorismo andranno in fumo. Non è così“, perché “i procedimenti puniti con l’ergastolo non sono soggetti ai termini dell’improcedibilità” e comunque “per i reati più gravi si prevede una possibilità di proroga“. Durante il question time alla Camera, in risposta a un’interrogazione dei deputati ex M5S de “L’alternativa c’è” sulla riforma penale approvata in Consiglio dei ministri, la ministra della Giustizia Marta Cartabia liquida così le preoccupazioni espresse rispetto al testo da magistrati antimafia come Nicola Gratteri, Federico Cafiero De Raho e Alessandra Dolci, che hanno parlato di un’amnistia mascherata capace di minare addirittura la sicurezza del Paese, mandando in fumo anche procedimenti per reati di altissimo allarme sociale.
Sembra esserci una maledizione dietro al concorso del Comune di Roma per l’assunzione di 1.512 dipendenti. Prima il sistema si è inceppato con alcuni candidati che hanno notato due risposte identiche in una singola domanda decretando l’annullamento della prova del 25 giugno scorso, poi la presunta truffa ai danni di un centinaio di partecipanti che è stata portata alla luce ieri. Un raggiro surreale consumato su Facebook dove i concorsisti sono stati contattati da un profilo, poi risultato falso, intestato all’assessore al Personale della giunta Raggi, Antonio De Santis (nella foto) con un messaggio in cui si legge: “Ciao vincitori, congratulazioni per la tua fortuna. Solo i fortunati saranno selezionati come vincitori e riceveranno un messaggio speciale da me”. Il testo, però, andava oltre chiedendo anche di registrarsi su un sito creato ad arte, inserendo i propri dati personali che erano, come accertato dagli agenti della polizia locale che hanno scoperto il raggiro, il vero obiettivo del hacker. Un caso su cui indagherà la Procura di Roma, con un fascicolo contro ignoti, per capire chi ci sia dietro al furto d’identità consumato nei confronti dell’assessore e di questa truffa online.
Dopo anni di gestione disastrosa delle finanze, tanto da far scattare il commissariamento, le scelte fatte per amministrare i fondi del Campidoglio dalla sindaca Virginia Raggi e dalla sua giunta sembrano essere state giuste. La strada intrapresa dai pentastellati appare quella corretta. E questa volta non si tratta di un proclama M5S, ma dell’analisi compiuta dai magistrati della Corte dei Conti, che hanno passato al setaccio la gestione finanziaria di Roma Capitale dal 2017 al 2019, verificando anche alcune delle più recenti operazioni. Un controllo in sostanza sull’intera amministrazione targata 5S. Non mancano ovviamente le criticità. Ma anche su questo fronte, stando al rapporto depositato ieri salla Sezione regionale di controllo della Corte dei conti per il Lazio, i nodi principali, quelli fatti della troppa polvere messa per anni sotto il tappeto se non molto peggio, sono gli stessi su cui da tempo batte la sindaca e per i quali la stessa anche di recente ha cercato soluzioni. IL PUNTO. I magistrati contabili, ultimata l’indagine sui bilanci capitolini, hanno specificato che “dal controllo svolto sulla documentazione trasmessa è emersa una sostanziale regolarità degli andamenti in un contesto di adeguata implementazione dei nuovi istituti dell’armonizzazione contabile, l’assenza di tensioni immediate sul piano della gestione della liquidità e il rispetto del limite di indebitamento nel periodo considerato”. Nessuna altra voragine insomma è stata prodotta nelle disastrate casse capitoline dai pentastellati, costretti a fare i conti con una pesantissima eredità.
Tutti delusi dai nuovi ministri decisi da Mario Draghi. Quello che meno di tutti va giù è però Roberto Speranza. Un boccone amarissimo, quello della conferma del ministro della Salute già del Conte bis, anche per Paolo Becchi. "C’erano tante speranze e invece ci ritroviamo Speranza, applicato Manuale Cencelli", ha cinguettato l'editorialista di Libero vista la lista. D'altronde il flop del ministro impegnato nella gestione dell'emergenza coronavirus è sotto gli occhi di tutti. Lo stesso Massimiliano Cencelli è intervenuto per dire la sua. Dato pienamente ragione a Becchi. "La lista dei ministri del governo Draghi in linea di massima rispecchia il mio manuale... Sono 3 del Movimento 5 stelle, 3 del Pd, tre di Forza Italia. Draghi ha applicato al 50% il manuale Cencelli e al 50% ha riesumato tutti i ministeri che erano stato chiusi''.
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Pensavamo di averle viste tutte, nella politica italiana, ma ancora ci mancava una crisi di governo in piena emergenza sanitaria, senza uno scopo, senza una strategia credibile, senza un esito che non sia peggiorativo rispetto al già discutibile status quo. E il bello è che alla fine di questa crisi rischiano di esserci quelle elezioni che tutti, a parole, sono convinti di evitare. Non vi offendete, vero, se vi diciamo che questa crisi fa schifo e che tutte le forze politiche di maggioranza stiano dando, più o meno indistintamente, il peggio di loro? Basterebbe il contesto, in realtà, a sostanziare questo giudizio, visto che mentre scriviamo – e mentre voi mercanteggiate senatori – il tassametro della pandemia segna 15.204 contagi e 467 morti, oltre a vicini di casa come Francia e Germania pronti a barricarsi in un nuovo lockdown per paura delle varianti del virus e Paesi come il Portogallo costretti ad aviotrasportare degenti in altri Paesi perché hanno finito i letti di ospedale. Certo, la politica è sacra e non si può fermare, direte voi. Ma allora, bontà vostra, date un senso e un valore a questa sacralità. Perché i vostri papà politici o presunti tali, da Moro a Berlinguer a Zaccagnini, nei momenti di crisi più nera del Paese facevano i compromessi storici, anziché far cascare governi.
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Accelera su tutti i fronti il premier. Entra nel vivo il dibattito sul Recovery plan: Giuseppe Conte vedrà oggi i sindacati, lunedì le imprese, martedì sindaci e governatori. Ieri ha incontrato una delegazione di ex pentastellati, oggi si terrà una riunione dei componenti della commissione Affari costituzionali della maggioranza alla presenza anche del governo per accelerare sulla legge elettorale di tipo proporzionale. Ma soprattutto ieri sera in Cdm Conte ha ceduto, come aveva promesso, la delega sui Servizi a Pietro Benassi, attuale consigliere diplomatico del presidente del Consiglio. Sa benissimo che il governo si gioca tutto nel giro dei prossimi giorni. E che urge la costituzione di un gruppo consolidato, autonomo, in Parlamento che sostenga l’esecutivo. Salvo rinvii, il 27 si voterà in Parlamento la relazione sulla giustizia del ministro Alfonso Bonafede. Matteo Renzi ha fatto sapere che voterà no e il centrodestra spera di unire i suoi voti a quelli di Iv al Senato per battere il governo. Ma non è detto che finirà come sperano Meloni e Salvini. A sorpresa lo stesso Renzi prova a rientrare in partita: “Siamo ancora in tempo per fermarci, il mio appello è ‘non fate un baratto di singoli parlamentari, tornate alla politica’”. Ma il premier non ha alcuna voglia di trattare con lui. Ecco allora che l’operazione dei costruttori va avanti. Si mira a far nascere una forza centrista, liberale, europeista e anti-sovranista nel segno di Conte.
Alberto Berlini nel suo articolo in today.it/politica dal titolo: I banchi a rotelle nelle scuole vuote, così scrive: L'immagine degli errori fatti dal governo è quella di una classe vuota con i banchi a rotelle accatastati. L'operazione che avrebbe dovuto portare alla riapertura delle scuole dopo l'estate è costata 450 milioni di euro, cui aggiungere l'altra manciata di decine di milioni per l'acquisto di banchi tradizionali per permettere il distanziamento. Ma se i banchi a rotelle, ordinati dai presidi scolastici sono stati solo 440.245 pezzi contro i 2.009.991 banchi tradizionali richiesti con 1.374.425 sedie tradizionali, ribadiamo scelte fatte liberamente dagli 8.088 dirigenti scolastici, ci sembra che le informazioni date da quel giornalista su quel giornale siano per lo meno fuorvianti se non insufficienti o scritte per dare una notizia negativa contro questo governo e contro la ministra Lucia Azzolina. Ci chiediamo: E' COSI' CHE SI FA INFORMAZIONE IN ITALIA? informazioni false e fakenews ce le aspettiamo dai tanti giornali schierati a destra che vivono solo per gettare fango contro questo governo Conte, ma today è uno di questi?
Più leggiamo le spiegazioni di Messer Due Per Cento sulla crisi di governo, giunte ieri a quota 937, più abbiamo la sensazione che quella vera sia la numero 938. Secondo voi, qual è? Sondaggio a risposta multipla. 1. Conte è presidente del Consiglio e lui no. 2. Conte è primo nei sondaggi e lui ultimo. 3. Tra due mesi e mezzo Conte supera i suoi giorni di permanenza a Palazzo Chigi e lui rosica. 4. Per stare fisso su tutti i giornali e le tv deve minacciare la crisi di governo fissa. 5. Così Iv ha più interviste che voti, persino a Bellanova e Rosato, financo a Bonetti e Scalfarotto. 6. Così, mentre il governo fa le notti sul Covid e sulla scuola, lui sta da Porro a fare il fenomeno. 7. Italia viva è morta e lui non ha un cazzo da fare. 8. Anche le pulci hanno la tosse. 9. Gli han detto che Draghi non vede l’ora di mettersi al suo servizio. E lui ci ha creduto. 10. Gli han detto che, se piazza Guerini all’Interno e Rosato alla Difesa, lo fanno segretario generale della Nato, e pure del Patto di Varsavia. E lui ci ha creduto.
Miseramente fallito come presidente di Regione, Artiglio Fontana diventa editorialista del Corriere, diretto dal suo omonimo Luciano Fontana, che anziché correre all’anagrafe per cambiare cognome gli pubblica una lettera in cima alla pagina dei commenti. Spazio ben meritato, viste l’autorevolezza del mittente e l’acutezza dell’analisi. L’incipit è folgorante: “Caro direttore, il Covid ha cambiato il mondo”. Perbacco. “Ha stravolto il nostro modo di vivere”, tipo quando rischiò di strozzarsi con una mascherina. “Bisogna immaginare la Lombardia e l’Italia del domani”, dal che si deduce che la Lombardia non è in Italia (infatti lui i soldi li aveva alle Bahamas e i conti in Svizzera). “Sarà dura per tutti quando finiranno le misure che vietano i licenziamenti”: tipo il suo e quello di Gallera, peraltro già consentiti. “Occorre mettere mano alla legislazione dei contratti e degli appalti”, perché ora “servono tre anni solo per aggiudicare un’opera” (ma per suo cognato bastano un paio di giorni). Sennò addio “opere per le Olimpiadi Invernali del 2026”: e questo, visto che mancano 6 anni, più che mettere mano alle leggi, è mettere le mani avanti.
Non c’era bisogno del Covid per vedere nella società italiana divisioni profonde, ma a leggere l’ultimo rapporto Censis, la pandemia ha fatto precipitare la situazione. I garantiti con lo stipendio fisso, possibilmente pubblico, e i pensionati, stanno molto meglio di Partite Iva e precari, magari in altri tempi pure benestanti grazie al lavoro nero. L’incertezza però divora tutto, e l’effetto finale è una depressione generale con la quale rischiamo di fare i conti per anni. Di qui la caccia a vaccini miracolosi, capaci di ridurre le disuguaglianze, per la verità indecenti da tempo, ben prima dell’esplodere del virus. Tra le cause, ha un ruolo di rilievo la fallimentare gestione della globalizzazione, il cui lascito è l’impoverimento in tutto il mondo delle attività manifatturiere a vantaggio di due soli settori: la finanza e l’information technology. Guarda caso i comparti che pagano meno tasse, con vantaggi incomprensibili nonostante le sole Amazon, Microsoft, Google e Facebook capitalizzino più del Pil di intere nazioni.
L'Inps potrà attingere alle informazioni in possesso di diversi enti pubblici (Anagrafe tributaria, Pra, Regioni, Comuni) per fare controlli sui beneficiari del sussidio: possesso di beni immobili, intestazione di autoveicoli, ricovero in strutture pubbliche di lunga degenza, condanne o misure cautelari personali. I furbetti del reddito di cittadinanza hanno le ore contate. Il Garante della privacy ha dato il via libera all’Inps per incrociare in modo massivo le banche dati di diversi enti pubblici (Anagrafe tributaria, Pra, Regioni, Comuni), in modo tale da stanare chi incassa il sussidio pur non avendone diritto. Il parere dell’Autorità si è reso necessario perché le informazioni che l’istituto di previdenza potrà acquisire, pur essendo finalizzate all’esecuzione di un compito di interesse pubblico, presentano un rischio elevato per i diritti e le libertà degli interessati. Riguardano aspetti come la salute, la condizione sociale e la situazione economica e finanziaria, nonché condanne penali e reati, riferiti principalmente a soggetti vulnerabili, anche minori d’età. Il Garante ha quindi stabilito, in base alla normativa nazionale ed europea, che i dati oggetto di scambio tra l’Inps e le diverse amministrazioni dovranno essere limitati a quelli strettamente necessari ad effettuare le verifiche previste dalla legge (possesso di beni immobili, intestazione di autoveicoli, ricovero in strutture pubbliche di lunga degenza, condanne o misure cautelari personali). Dovranno essere adottate, inoltre, adeguate misure di sicurezza volte ad assicurare l’integrità e la riservatezza dei dati.
“Al via nuove assunzioni di operatori ecologici per migliorare il servizio in tutta la città. E’ partita la preselezione di circa 300 nuovi dipendenti Ama. Erano 10 anni che non si assumevano nuove risorse”. E’ quanto ha scritto in un post sulla sua pagina Facebook la sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Vogliamo rafforzare Ama – ha spiegato ancora la sindaca della Capitale – per renderla sempre più in linea ai bisogni della città. E il nuovo piano assunzioni che abbiamo approvato va in questa direzione. I primi 245 addetti saranno così divisi: 100 operatori generici part time saranno destinati alle attività di spazzamento e raccolta dei rifiuti, 20 diventeranno operatori cimiteriali e 125 operatori ecologici qualificati. Per le selezioni le domande potranno essere presentate fino al 30 novembre sulla sezione dedicata del sito www.amaroma.it”.
Potrebbe arrivare, se non ci sarà d'ora in avanti una adeguata programmazione, "insieme al picco dell’influenza" avverte Nino Cartabellotta di Gimbe. Si è già perso un mese: "Dai primi di ottobre servivano lockdown mirati". Non è un quadro ottimistico, d'altrone come potrebbe mai esserlo, quello che delinea Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe di Bologna. Intervistato dalla Stampa dice: "Ci aspetta un inverno con l’influenza, operatori demotivati e le istituzioni che litigano tra loro". Si poteva fare di più nei mesi scorsi: "L’epidemia poteva essere contenuta e gestita meglio Bisognava prevedere l’arrivo di altri guai". E sulle polemiche delle Regioni, spiega: "Il Cts prende le decisioni già tenendo conto delle Regioni, non servono capricci non motivati". "La seconda ondata è peggio della prima: viene coinvolto il centrosud" dice Cartabellotta. "La curva epidemiologica è cresciuta molto e questo ha aumentato i casi positivi, la pressione sugli ospedali e i morti. Bisognava prevedere che la seconda ondata avrebbe portato altri guai, anche perché ora non ci aspetta l’estate come a marzo". Si è tentennato per un mese con misure restrittive troppo lievi secondo il medico: "Dai primi di ottobre servivano lockdown mirati e riguardo all’ ultimo Dpcm non è chiaro il funzionamento dei 21 indicatori, anche perché questi dati non sono mai stati resi pubblici nel dettaglio".
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“Il senso di questo tweet, che appartiene a un ragionamento più ampio, è stato frainteso. I nostri anziani sono i più colpiti dal virus, sono persone spesso in pensione che possono restare di più a casa e essere tutelate di più”. Lo precisa lo staff del governatore della Regione Liguria Giovanni Toti dopo la bufera social scatenata da un tweet precedente: “Per quanto ci addolori ogni singola vittima del #Covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della #Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”. “Cari amici – scrive Toti su facebook – sta girando un mio tweet su cui vorrei chiarire due concetti e, innanzitutto, chiedere scusa se ha offeso qualcuno poiché non rappresenta minimamente il mio pensiero. La frase è stata estrapolata da un concetto più ampio e mal interpretata a causa del taglio erroneo su Twitter di un mio post. Non a caso su Facebook, dove il testo è stato pubblicato integralmente, le stesse frasi non hanno creato il medesimo scalpore. Il concetto è: bisogna proteggere gli anziani. Il cinico è chi non lo fa. Il fatto che le persone oltre i 75 anni siano in pensione consente loro di proteggersi senza per questo dover fermare l’economia del Paese. Il 40% dei ricoverati ha oltre 75 anni di età”.
Lo conferma uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Le scuole non focolai per la diffusione del Coronavirus. Le scuole sono focolai di diffusione dei contagi? No secondo uno studio pubblicato sulla nota rivista Nature. Secondo questo studio infatti non si sarebbe assistito ad un aumento dei casi esponenziale. Il motivo risiederebbe nel fatto che i bambini più piccoli sarebbero meno propensi oltre che a contrarre il Coronavirus, anche a diffonderlo. Diversamente, man mano gli studenti crescono le possibilità di rimanere contagiati aumentano. “È improbabile che i bambini piccoli diffondano il virus, ma i grandi sono più a rischio”, hanno dichiarato a questo proposito gli scienziati. Ancora non è chiaro come possa accadere tutto ciò. Proprio su questo dettaglio gli scienziati starebbero cercando di fare luce. Eppure l’analisi di alcuni dati potrebbero arrivare a convalidare la ricerca. Se consideriamo ad esempio la realtà italiana ad esempio, 1.212 scuole su un totale di 65.000 che hanno riaperto, hanno avuto dei focolai al loro interno. Il dato tuttavia che balza all’occhio è il 93% dei casi nei quali è stata riscontrata soltanto un’infezione. Infine per quanto riguarda le scuole superiori, in una soltanto è risultato un gruppo di 10 persone contagiate. Un dato quindi che potrebbe farci riflettere su una minore incidenza del virus sui bambini o comunque su persone di età inferiore ai 14 anni.
Leggi tutto: Covid, lo studio: perché le scuole non sono focolai?
Nell'ultimo monitoraggio settimanale, che fa riferimento al periodo dal 21 al 27 ottobre, emerge un aumento esponenziale dei contagi che, stimano gli esperti, se non sarà contrastato con misure decise e immediate porterà a oltre 30mila ricoveri e più di 3mila pazienti in terapia intensiva entro l'8 novembre. Un aumento del 108% dei decessi e dell’89% dei nuovi casi nella settimana dal 21 al 27 ottobre. Sono questi i numeri, tra gli altri, che hanno portato la Fondazione Gimbe a chiedere al governo “immediate chiusure locali” per evitare “un mese di lockdown nazionale”. Il monitoraggio dell’organizzazione indipendente mostra infatti che, rispetto alla settimana precedente, c’è stato un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (130.329 contro i 68.982 dei sette giorni precedenti), in parte per l’aumento dei casi testati (722.570 contro 630.929), ma soprattutto il netto incremento del rapporto positivi/casi testati (18% contro 10,9%). Questo, sul fronte ospedaliero, si è tradotto in un aumento dei ricoveri, 5.501 in più solo nell’ultima settimana, e dei posti occupati in terapia intensiva (+541) “con un tempo di raddoppiamento di circa 10 giorni e una stima di oltre 30mila ricoveri e più di 3mila terapie intensive occupate all’8 novembre“. “L’epidemia è già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – Senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio, serviranno a breve almeno quattro settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi”.
Il mondo è governato da una cricca segreta di pedofili, di cui fanno parte Obama, Papa Francesco, il Dalai Lama, Soros e Tom Hanks. Hillary Clinton beve un elisir ricavato dal sangue dei bambini insieme a Katy Perry, per restare eternamente giovane, mentre John Kennedy junior non è mai morto, e presto si manifesterà al fianco di Donald Trump per ripulire la società corrotta. Le teorie cospirative non sono mai mancate negli Usa, ma tra una settimana entreranno alla Camera. Infatti la candidata repubblicana al 14th District congressuale della Georgia, Marjorie Taylor Greene, ha sostenuto il gruppo QAnon che crede in questi complotti, e conquisterà il seggio perché non ha oppositori. La sua vicenda è legata alle presidenziali, perché Trump l'ha appoggiata e non ha mai condannato quella che molti definiscono la nuova «religione» americana, denunciata invece dall'Fbi come una potenziale minaccia terroristica che riguarda anche noi. La Georgia è sorprendentemente uno degli Stati in bilico, in vista del voto di martedì. Secondo RealClearPolitics il capo della Casa Bianca è avanti dello 0,4%, e se perdesse qui si scorderebbe la conferma.
Primo episodio della miniserie di approfondimento di TPI su QAnon, la teoria cospirazionista secondo cui Trump sta conducendo una guerra segreta per salvare il mondo da una rete di pedofili e satanisti, tra cui Bill Gates e Giuseppe Conte. La propaganda corre negli Usa ed è arrivata anche in Europa: vi raccontiamo chi c'è dietro agli adepti italiani. A partire da un nome ricorrente: Veleno. Tre stelline a fianco del nome profilo sui canali social forse adesso non vi diranno niente, così come forse niente vi dirà il nome dell’utente Veleno o quello del canale Telegram Qlobal Change, ma alla fine di questo articolo ne comprenderete significato e pericolosità del fenomeno che sta avanzando anche da noi, in Italia. Stiamo parlando della tesi cospirazionista QAnon: il mondo è governato da un gruppo ristretto di pedofili e satanisti (tra cui Bill Gates e Conte) e l’uomo incaricato di combattere questa guerra segreta contro il male è nientepopodimeno che il presidente degli Stati Uniti d’America Donald J. Trump. Il compito di Trump è riunire i popoli, donare loro la libertà e far governare la pace. Ci credete? Questa teoria potrebbe far quasi sorridere se non fosse che qualcuno, influenzato dall’incessante propaganda QAnon (questo il nome della tesi cospirazionista), è passato ai fatti lasciando dietro di sé una scia di sangue che rischia di allungarsi dopo le elezioni presidenziali Usa. La teoria di QAnon è nata negli Stati Uniti e negli Stati Uniti trova lo scenario di gran parte della finzione e delle sue conseguenze drammaticamente concrete. Eppure, navigando con facilità attraverso le brevissime distanze dell’infosfera, QAnon è sbarcata in Europa dove sta prendendo sempre più piede. Anche in Italia.
Leggi tutto: La teoria del complotto QAnon spopola anche in Italia: ecco chi c’è dietro
Covid, da venerdì in Campania coprifuoco dalle ore 23. De Luca riapre le scuole elementari da lunedì
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato che si prepara “a chiedere in giornata il coprifuoco, il blocco delle attività della mobilità da questo fine settimana”, dopo la decisione analoga della Lombardia. “Volevamo partire dall’ultimo week end di ottobre, ma partiamo ora, si interrompono le attività e la mobilità alle 23 per contenere l’onda di contagio. Alle 23 da venerdì si chiude tutto anche in Campania, come si è chiesto anche in Lombardia”. “Autorizziamo da subito progetti speciali scolastici per bambini disabili e autistici e da lunedì anche le attività delle scuole elementari”, ha annunciato inoltre il presidente De Luca nel corso della sua visita al Covid residence dell’Ospedale del Mare a Napoli.
L’Italia della seconda ondata di Covid conosce un numero di contagi mai visto nemmeno durante il lockdown, quando l’epidemia affollava gli ospedali e anche i cimiteri. Il ragionamento che spesso viene condotto in questi giorni è che il picco di casi dipende dal fatto che si effettuano più tamponi rispetto a marzo, diagnosticando anche quei pazienti asintomatici che in un primo momento non venivano tracciati, motivo per cui il contagio sembra più diffuso. Eppure, come fa notare un’analisi di Huffington Post, ad aumentare è anche la percentuale dei positivi sui tamponi effettuati: se il sei ottobre era del 2,68 per cento, il 19 superava il 9 per cento. Una crescita del totale di positivi sui tamponi pari al 200 per cento in meno di due settimane. Significa che i contagi aumentano sia in termini relativi che in termini assoluti. Nei giorni che vanno dal 2 al 4 ottobre la percentuale dei positivi sul totale dei tamponi era del 2,38 per cento, mentre la settimana successiva, dal 9 all’11 ottobre, il dato è salito al 4,55 per cento. E ancora, dal 16 al 18 ottobre, la percentuale media dei positivi rispetto al numero di tamponi è arrivata al 7,07 per cento. Significa che in due settimane si è passati da 2 a 7 positivi ogni 100 tamponi condotti, con un aumento percentuale del 250 per cento.
“Fanno le porcate, quelli dalla Lega hanno ciucciato montagne di soldi”: a parlare in una delle tante intercettazioni è Michele Scillieri, uno dei tre commercialisti vicini al Carroccio arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla Lombardia Film Commission. “Non rompessero i coglioni, va bene? Tirano fuori i 25mila euro domani, perché li hanno. E se non li hanno, li rubano come hanno sempre rubato, sennò Luca fa la denuncia e li fa fallire. Fanno le porcate con le società e vogliono anche dettare le condizioni” urla Scillieri con l’avvocato Lapo Becattini, legale del prestanome Luca Sostegni, liquidatore della società Paloschi s.r.l. che avrebbe venduto l’immobile al centro dell’inchiesta ad Andromeda, che a sua volta l’ha rivenduto alla Lombardia Film Commission. Le parole di Scillieri risalgono al 14 maggio 2020 e l’incontro tra Scillieri e il legale viene definito dagli investigatori come “uno degli eventi più rilevanti dell’intera indagine”. Grazie al trojan installato sul telefono di Scillieri, infatti, gli inquirenti ascoltano il commercialista affermare: “Ho imparato che gente sono, che se non stai attento ti rubano il pezzo di carta. Sono fatti così, hanno ciucciato una montagna di soldi dalla Lega, una montagna! Non ti dico 49 milioni, ma non ci siamo lontani sai? Perché una parte li hanno mandati… hanno costituito le leghe regionali e lì hanno mandato dei soldi. 10 milioni, molto meno, una parte li han mandati su e poi son tornati, li han cuccati e una parte se li sono spartiti. Allora dessero i soldi a Luca. Perché io di cose ne so. E vorrei portarmele nella tomba”. Scillieri si lamenta di quanti soldi i suoi colleghi, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, abbiano dirottato verso Francesco Barachetti, considerato nell’inchiesta uno degli snodi dei flussi finanziari della Lega. “Barachetti service.. un milione e mezzo di fatturato verso la Lega in un anno. Cioè questi qua prendono i soldi, di là della Lega e fanno la bella vita. Di Rubba ha messo su un concessionario d’auto spettacolare, sarà costato qualche centinaio di migliaia di euro? Barachetti è un ex idraulico che ha la casa accanto a Di Rubba e che ha deciso un bel giorno di dire ‘adesso divento imprenditore di successo, caro Alberto fammi lavorare’. E Alberto tramite la Lega gli ha dirottato tonnellate.. gli sta dirottando tonnellate di soldi. Non di lavori, di soldi!” Secondo Scillieri, Barachetti è “il loro fornitore di lavori, su tutto quello che riguarda la Lega c’è dentro lui”.
Sono giorni di fuoco per la Lega a causa dell’improvvisa accelerata dell’indagine sull’immobile di Cormano che, giorno dopo giorno, assomiglia sempre più al vaso di Pandora. Una vicenda imprevedibile e in cui stanno emergendo sempre più punti di contatto con l’inchiesta di Genova sui 49 milioni di euro spariti nel nulla, nel cui fascicolo salgono a 9 gli indagati nella compravendita a prezzo gonfiato del capannone da parte della Lombardia film commission. Oltre ai tre commercialisti Michele Scillieri, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, al prestanome Luca Sostegni e all’imprenditore Francesco Barachetti, spuntano anche i nomi di Pierino Maffeis, Elio Foiadelli e Vanessa Servalli. Si tratta di tre amministratori di società, tutte riconducibili ai tre professionisti, accusati dal procuratore Francesco Greco (nella foto) di peculato. Un’accelerata che si percepisce soprattutto degli sviluppi dell’indagine che ora punta alla Fiduciaria svizzera Fidirev a cui sarebbero andati parte degli 800mila euro spesi per comprare il capannone a Cormano. Di questi, 500mila euro sarebbero andati ai tre commercialisti e 250mila euro alla Fidirev, poi da qui sarebbero stati trasferiti su conti svizzeri di altre società, una di queste con sede a Panama. Un flusso di denaro per il quale è stata già chiesta una rogatoria in Svizzera in quanto sono stati gli stessi indagati Scillieri e Sostegni “a indicare che il denaro con il quale è stato pagato l’immobile venduto a Immobiliare Andromeda da Paloschi srl non è confluito nelle casse della Paloschi, ma è stato dirottato sul mandato ficuciario Fidirev dopo essere transitato su conti personali di Sostegni. Dal conto della fiduciaria il denaro è stato trasferito quindi in Svizzera”.
Per tutta la sera – l’annuncio è arrivato alle 19,30 del 13 agosto, giusto in tempo per la grigliata – le pagine di Salvini e della Lega si sono concentrate sui crimini degli immigrati, come è loro abitudine quando il gioco si fa duro. Ma in Veneto sono piuttosto arrabbiati: «La sospensione? Nemmeno esiste…». Casualmente ieri le pagine facebook della Lega e di Matteo Salvini erano in tutt’altre faccende affaccendate mentre il Carroccio annunciava la “sospensione” di Elena Murelli e Andrea Dara, i due deputati che hanno preso il bonus 600 euro partite IVA. Per tutta la sera – l’annuncio è arrivato alle 19,30 del 13 agosto, giusto in tempo per la grigliata – le due pagine si sono concentrate sui crimini degli immigrati (di colore), come è loro abitudine quando il gioco si fa duro. Il Corriere della Sera intanto fa sapere che sulla questione in Veneto si mastica amaro: «I deputati se la sono cavata con un buffetto. La sospensione, cosa è? Nemmeno esiste… Ai consiglieri regionali, invece, è stata stroncata la carriera politica». Già, perché i due non saranno costretti a dimettersi, come aveva annunciato Salvini prima che i nomi dei due leghisti iniziassero a circolare, né verranno espulsi dal partito. Da sospesi manterranno il proprio scranno alla Camera, e anche la tessera della Lega Salvini Premier.
Leggi tutto: La presa in giro della sospensione dei deputati leghisti con il bonus
Lega: altre operazioni sospette. Dodici bonifici a “The King”. Soldi usciti dalle casse della Lega Nord e finiti sui conti di un fornitore. Lo stesso fornitore grazie al quale, proprio in quel periodo, il commercialista salviniano Alberto Di Rubba ha realizzato una plusvalenza da oltre 1 milione di euro. È questo, in estrema sintesi, il contenuto di un documento della Uif
"Tranquillo" ma "un po' incazzato", "non dell'umore giusto" ma "felice". Il segretario della Lega dopo il voto sulla Open Arms si tira su con un bagno sulla spiaggia da cui iniziò la crisi del Conte I e la discesa dei consensi leghisti. Nel merito ripete che "il premier era d'accordo" sul blocco per 20 giorni. Ma in un video diceva il contrario. Alla proclamazione del risultato della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati non ha assistito. E’ partito subito verso il posto che non gli ha portato grande fortuna: il Papeete Beach, dove la scorsa estate iniziò la crisi di governo e dove, soprattutto, la sua curva (di consensi) ha cominciato a scendere fino a perdere almeno una decina di punti. Si è consolato con un bagno in mare a Milano Marittima il segretario della Lega Matteo Salvini, dopo che i suoi colleghi senatori a maggioranza hanno dato il via libera al processo per sequestro di persona. “Scusate – ha detto ai fotografi, finito il bagno con il figlio – Questo non è il momento delle foto né delle dichiarazioni, non sono dell’umore giusto”. E allora in un’intervista a 7 Gold gliel’hanno chiesto di questo umore, perché il Corriere della Sera ci titola pure, “l’umore nero”. Ma lui in 12 ore cambia idea: “Io sono con mio figlio e quindi son felice.
Oggi il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione del robot ‘Da Vinci Xi’ all’ospedale di Schiavonia. Zaia si è rivolto ai negazionisti del coronavirus in uno dei centri medici che sono stati più provati dall’epidemia di Covid-19 in Veneto: “Lo dico per i negazionisti: noi qui abbiamo visto i malati e abbiamo visto la gente morire”. Il governatore del Veneto ha parlato ai medici e agli amministrativi presenti, ribadendo come la Regione abbia saputo affrontare con grande professionalità la battaglia alla pandemia. “Il Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia si conferma un ospedale strategicamente importante della rete ospedaliera veneta, capace di dare risposte sempre più qualificate ai cittadini della Bassa Padovana”.
Il “passato che non trapassa” è sempre sintomo di un male oscuro. In qualche misura di perdita della speranza da parte del popolo che ne è affetto. Per questo la notizia del ritorno in gioco – anzi, dovremmo dire del “richiamo in gioco” – di Silvio Berlusconi, non da parte dei suoi soliti amici ma di alcuni suoi “vecchi nemici” come Romano Prodi e Carlo De Benedetti o di esponenti di quel mondo dell’informazione che dovrebbe vigilare sul buon costume nella vita pubblica, è un pessimo segnale. Foriero di guai. Parla di una grave malattia morale degli uomini che se ne fanno promotori. E di una diffusa malattia politica della società che l’accetta passivamente, come si accetta una carestia. Una classe dirigente di cinici e un popolo di smemorati non offrono di sé una bella immagine, in un mondo che già guarda a noi con diffidenza e poco rispetto. Silvio Berlusconi è, senza dubbio, una parte della nostra storia. Una delle peggiori, in un’autobiografia della nazione piena di ombre. Le sue vicende giudiziarie parlano da sole: una catena di reati già gravi in sé, ma imperdonabili per chi fa politica, come la frode fiscale, il falso in bilancio, l’appropriazione indebita, la corruzione di testimoni e di parlamentari, contestati dalle procure di mezz’Italia, in molti casi giunti a processo e a sentenza di primo o secondo grado, spesso prescritti o decaduti per la modifica delle norme da parte dei governi da lui presieduti. In alcuni casi con i processi ancora in corso. Uno, infine, il cosiddetto “Processo Mediaset”, concluso con condanna definitiva a quattro anni per (appunto!) “frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita”.
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