«Il deputato che ha preso il bonus 600 euro non è del M5S ma del Gruppo Misto»
Quali sono i nomi dei 5 deputati che hanno preso il bonus 600 euro per le partite IVA? Una senatrice del MoVimento 5 Stelle dice che il grillino è stato espulso ed è al misto. Anche Italia Viva fa sapere che i suoi non c’entrano niente. Quali sono i nomi dei cinque deputati che hanno preso il bonus 600 euro per le partite IVA? Da ieri sappiamo che la loro appartenenza politica si divide tra i tre appartenenti alla Lega e gli altri due che militerebbero uno nel Movimento 5 Stelle e l’altro in Italia Viva. Ma se i leghisti oggi sui giornali non negano, i grillini e i renziani non mandano proprio giù il fatto che gli sia stata attribuita questa infamia. In particolare tra i fan del M5S circola una voce insistente. Chi ha usufruito del bonus non sarebbe nel Movimento già da un po’ e apparterrebbe al Gruppo Misto. In realtà tra i grillini la notizia è stata arrivata dopo essere stata diffusa dalla senatrice del Movimento 5 Stelle Sara Paglini che ha pubblicato su Facebook un lungo post in cui accusa il Tg1:
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Furbetti del Covid, Zaia invoca il Me Too leghista. Salvini sempre più in difficoltà.
Ore convulse nel partito di Matteo Salvini, dove è caccia grossa ai furbastri del bonus per le partite Iva danneggiate dal coronavirus. Ben tre su cinque deputati che l’hanno intascato nonostante il pingue stipendio sarebbero targati Lega, motivo per cui il furibondo segretario ieri pomeriggio ha virato da “vergogna, dimissioni” all’”immediata sospensione dal gruppo parlamentare”. Il problema, però, resta trovare i reprobi. Il tam tam della politica ipotizza due uomini e una donna, un lombardo e uno (o una) del Sud, a riprova del fatto che la Lega da nordista è diventata a tutti gli effetti nazionale. Trascorsa una notte – non del tutto serena per i vertici di via Bellerio – la situazione non è cambiata. Gli accertamenti del caso, che tutti i partiti hanno giurato di avere avviato, non hanno dato esito. Gli inviti all’autodenuncia neanche. “Come ha detto ieri Salvini – commenta sconsolato il capogruppo leghista a Montecitorio Riccardo Molinari - se li troveremo, saranno sospesi dal nostro gruppo”.
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Deputati, sindaci, volti noti della tv e non solo: cosa sappiamo sulla lista della vergogna di chi ha intascato il bonus Inps da 600 euro
Tre della Lega, uno del M5s e uno di Italia viva. Dei leghisti, sarebbero un mantovano, uno del Sud e una donna. Emergono nuovi dettagli sui deputati che hanno intascato il bonus Inps, pur non avendone bisogno visto lo stipendio da 12mila euro al mese. I loro nomi però non sono ancora noti, mentre su Twitter l’hashtag #fuoriInomi continua a essere tra i primi in trending da ieri, 9 agosto, quando Repubblica ha pubblicato la notizia. Condanna per il comportamento dei cinque deputati da tutte le forze politiche. ............ Ma non ci sarebbero solo i cinque deputati e il conduttore Tv nella lista della vergogna. A richiedere e ottenere il bonus dei 600 euro stanziato dal governo per aiutare gli autonomi anche governatori di regione, sindaci, consiglieri, assessori regionali e comunali. L’avrebbero richiesto anche altri professionisti, pur non avendone bisogno, come notai, ingegneri, commercialisti. E altri volti noti della Tv e del grande schermo.
Luigi Di Maio sui politici che hanno richiesto il bonus di 600 euro
Dalla lettura dei giornali di questa mattina emerge un quadro sconcertante. Oltre ai 5 deputati furbetti, ci sarebbero altri 2000 politici tra amministratori locali e regionali in tutta Italia ad aver fatto richiesta del bonus partita Iva destinato ai liberi professionisti in difficoltà per l’emergenza Covid. Siamo davanti a fatti di una gravità assoluta. I nomi devono essere resi pubblici. Gli italiani hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia. Questa gente non deve più avere l’occasione di rivestire una carica pubblica. Deve essere allontanata dallo Stato, deve essere punita. Hanno remato contro il Paese nel momento più difficile. Hanno offeso la nostra bandiera, hanno offeso la memoria di chi non ce l’ha fatta. Hanno macchiato il nome dell’Italia nel mondo ed è giusto che paghino. Non possono e non devono passarla liscia. Tra i 5 deputati leggo che ci sarebbe anche un esponente dei 5 Stelle. Non mi importa da quale forza politica provengano, so soltanto che questi 5 deputati non possono più rappresentare le istituzioni. Così come hanno avuto il coraggio di prendersi un bonus di 600 euro guadagnando uno stipendio di 13mila euro netti al mese, adesso abbiano il coraggio di uscire allo scoperto. Abbiano il coraggio di mostrarsi agli italiani.
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Giorgia Meloni oggi dice che non si doveva fare il lockdown nazionale. Il 10 marzo annuiva a Salvini che lo chiedeva
Oggi in un’intervista a La Verità critica la scelta del lockdown. Il 10 marzo lo chiedeva insieme a Salvini e Tajani. In una pregevole intervista rilasciata oggi a La Verità Giorgia Meloni sostiene che il lockdown del governo Conte era ingiustificato:
ll governo ha diffuso i verbali del Comitato tecnico scientifico sulla gestione dell’epidemia. Ma restano molte ombre.
«Dalla pubblicazione degli atti emerge che il lockdown dell’intera nazione era ingiustificato. Fratelli d’Italia già lo scorso aprile chiedeva di circoscriverlo alle sole zone rosse e di riaprire le scuole. Non siamo stati ascoltati. E non c’è da stupirsi visto che il premier Conte, a quanto pare, non ascoltava nemmeno gli esperti. Ma c’è un’altra considerazione da fare».
Bonus partita Iva, ecco come i 5 deputati hanno ottenuto i 600 euro
La bufera politica è in pieno svolgimento, ma ci si chiede come 5 deputati - ognuno con uno stipendio lordo di quasi 13mila euro netti - abbiano potuto ottenere i 600 euro (poi elevati a 1.000) del bonus Partite Iva. Tutto dipende dal meccanismo con cui l'incentivo ai lavoratori autonomi è stato erogato a cavallo del lockdown. Come funziona il bonus. L'estrema urgenza di dover alleviare l'impatto della chiusura totale per pandemia soprattutto alle categorie che non avevano garantito lo stipendio, ha infatti indotto il governo a optare per un bonus 'a pioggia': per i mesi di marzo e aprile era sufficiente inviare per via telematica la partita Iva, ovvero il numero di 11 cifre che identifica l'attività, e i 600 euro mensili sarebbero stati erogati. A maggio, le regole sono cambiate, ed è stato introdotto il 'paletto' della perdita del fatturato di un terzo, per incassare il bonus, che intanto era cresciuto a 1.000 euro.
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«Tre parlamentari su 5 che hanno ottenuto il bonus Partite IVA sono Leghisti»
Oggi l’articolo di Repubblica sui cinque deputati che hanno chiesto il bonus Partite IVA (insieme a un conduttore televisivo) ha scatenato una gazzarra impressionante nella politica italiana. E c’è anche chi scatena la caccia senza fare nomi. È il caso di Marco Furfaro, deputato e responsabile comunicazione del Partito Democratico, che su Twitter accusa: «Tre parlamentari su cinque che hanno chiesto e ottenuto il bonus Covid sono leghisti. Ma guarda… Ancora una volta: prima i soldi degli italiani, poi il resto». Purtroppo Furfaro non fa nomi e nemmeno dice di quale partito siano gli altri due e in questo modo l’informazione è inverificabile. Ma è altamente probabile che l’onorevole stesse semplicemente citando ancora una volta Repubblica, che ha scritto che “dalle prime indagini sarebbe emerso che i cinque “furbetti” di Montecitorio apparterebbero a diversi partiti di maggioranza e opposizione: tre sarebbero della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Inoltre, nella vicenda sarebbero coinvolti anche duemila tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci”.
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Cinque deputati hanno ottenuto il bonus dei 600 euro. “Si tratterebbe di tre Leghisti, un M5s, un renziano”. Fico: “Vergogna”. Di Maio: “Escano allo scoperto”
Secondo Repubblica sono di questi tre partiti i 5 parlamentari che hanno chiesto e incassato il bonus previsto dal decreto Cura Italia. “Anche governatori e assessori”. Il ministro: “Non mi interessa di che partito sono, se ne vadano”. Lo stipendio netto da 12.439 euro, evidentemente, non era sufficiente. Lo volevano arrotondare con il bonus che il governo, in piena emergenza Covid, ha introdotto per le partite Iva che a marzo e aprile si sono trovate in estrema difficoltà causa lockdown. Così cinque deputati della Repubblica italiana, rivela Repubblica, hanno fatto richiesta all’Inps per ottenere i 600 euro. L’istituto non diffonde i nomi, per motivi di privacy. Ma dalle prime indiscrezioni raccolte dal quotidiano romano sembra che si tratti di tre parlamentari della Lega, uno del M5s e uno di Italia viva. E che siano coinvolti anche governatori regionali e sindaci.
La mamma no-vax che perde la patria potestà sui vaccini
Il giudice del tribunale dei minorenni di Trento ha dato ragione al padre firmando un provvedimento destinato probabilmente a fare scuola: la madre è stata privata della patria potestà in merito alla situazione vaccinale del figlio, che è stato immediatamente sottoposto a vaccinazione. Il Corriere del Trentino racconta oggi la storia di una mamma residente nella Rotaliana che non voleva assolutamente far vaccinare il figlio: il giudice del tribunale dei minorenni di Trento ha dato ragione al padre firmando un provvedimento destinato probabilmente a fare scuola: la madre è stata privata della patria potestà in merito alla situazione vaccinale del figlio, che è stato immediatamente sottoposto a vaccinazione.
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Ecco come il Governo cambierà il Csm. La riforma Bonafede scardinerà le logiche spartitorie e alzerà un muro tra magistratura e politica
Il ddl contiene norme e obiettivi di cui si parla da decenni. Il Guardasigilli: "Risposta netta e inequivocabile a tutela di quella stragrande maggioranza di magistrati lontana dalle logiche correntizie". Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della giustizia Alfonso Bonafede, ha approvato un disegno di legge che dispone la delega al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare e introduce nuove norme in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura.
Giornalista tedesca Petra Reski denuncia la disinformazione del giornalismo italiano ed elogia il Movimento 5 Stelle
La coraggiosa giornalista tedesca Petra Reski denuncia la disinformazione del giornalismo italiano ed elogia il Movimento 5 Stelle: "Grillo e il M5S sono stati vittime di una falsificazione mediatica incredibile. È stato triste leggere le diffamazioni che hanno subito: è un grande gioco di potere, dietro questo giornalismo c'è solo politica. Sono contenta che tanti italiani, dopo vent'anni di corruzione, abbiano avuto l'opportunità di votare per una voce nuova. Inesperti? No, mi sembrano ragazzi molto preparati, più dei cosiddetti esperti".
Lo stipendio da 12mila euro a loro non basta: cinque deputati incassano il bonus da 600 euro per partite Iva durante l’emergenza Covid
Ad accorgersene è stato l'ufficio dell'Inps che si occupa di individuare anomalie e frodi. Nella mossa dei cinque parlamentari non c'è nulla di illegale, tuttavia migliaia di italiani hanno rinunciato al bonus perché ritenevano di non averne bisogno. Lo stipendio netto da 12.439 euro, evidentemente, non era sufficiente. No, lo volevano arrotondare col bonus che il governo, in piena emergenza Covid, ha voluto introdurre soprattutto per chi, nei mesi di marzo e aprile, non ha fatturato alcunché. E così hanno fatto richiesta all’Inps per ottenere i 600 euro. Sono cinque virtuosi – si fa per dire – deputati della Repubblica italiana che, oltre al salario mensile, come si sa godono anche di svariati benefit: dai trasporti gratis ai 3mila euro per le spese telefoniche fino all’assistenza sanitaria.
Fondi Lega, dalle casse del partito 12 bonifici sospetti a imprenditore di Bergamo. Scatta alert Bankitalia
Lega: altre operazioni sospette. Dodici bonifici a “The King”. Soldi usciti dalle casse della Lega Nord e finiti sui conti di un fornitore. Lo stesso fornitore grazie al quale, proprio in quel periodo, il commercialista salviniano Alberto Di Rubba ha realizzato una plusvalenza da oltre 1 milione di euro. È questo, in estrema sintesi, il contenuto di un documento della Uif
Il lockdown di Conte? Fu una scelta giusta. Il prof. Becchetti spiega perché
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Malagò, Spadafora e il M5S. Una classica fiction italiana
Ci sono antipatie che fanno giri immensi e poi ritornano. Viene facile parafrasare la nota canzone del romanissimo Antonello Venditti, ma la verità è proprio questa. Il Movimento Cinque Stelle considera Giovanni Malagó, numero uno dello sport italiano, una specie di nemico personale. Un innominabile. Non che la profonda disistima non sia ricambiata, anzi. Il presidente del Coni non ha mai nascosto di aver vissuto come un’offesa personale, oltre che alla città, il rabberciato No alle Olimpiadi del 2024 della giunta Raggi. In qualche misura, anche una questione a tu per tu con il sindaco della capitale. Quanto al Movimento, non si discute e non si transige: Malagó resta uno dei classici emblemi del potere, contro il quale i pentastellati hanno costruito tutta la loro narrazione. E pazienza se questa abbia poi avuto scarsissima attinenza con la realtà e con le scelte fatte. Proprio il No alle Olimpiadi è forse l’unico fra i tanti strombazzati a destra e sinistra ad aver resistito alla prova del tempo, del governo e dell’amministrazione.
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La comunicazione cattivista di Salvini non fa altro che esaltare il buonista Conte
Mai la forbice tra i due leader era stata così divaricata e confliggente: Salvini cattivista chiama alla guerra, mentre Conte buonista alla doppia panna, esorta gli italiani a godersi l'estate. Ma forse è proprio in questa divaricazione così netta la spiegazione del perché Salvini sembra al palo, mentre Conte sta vivendo uno dei suoi momenti di maggiore popolarità. Mai erano stati così divisi, nello stile e nella comunicazione: nel giorno in cui Matteo Salvini definisce Giuseppe Conte “Criminale” (a suo parere sulla vicenda di Alzano) il presidente del Consiglio appare nella conferenza stampa del suo terzo decreto era-Covid, più accattivante composto e piacione che mai, in una comunicazione tutta giocata sulla prima persona plurale: “Dobbiamo essere attenti, accorti e intelligenti”. Noi, ovvio, nessuno si senta escluso, direbbe il sommo poeta Francesco De Gregori. Mai la forbice tra i due leader era stata così divaricata e confliggente: Salvini cattivista chiama alla guerra, e celebra la cerimonia finale dei selfie ribelli negli stabilimenti balneari, mentre Conte buonista alla doppia panna, esorta gli italiani a godersi l’estate, anche se senza sottovalutare il virus, dagli schermi televisivi.
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Coronavirus: l’allarme tra i giovani sempre più contagiati
I dati che arrivano dall’Istituto superiore di sanità segnalano un allarmante abbassamento dell’età media dei contagiati: se l’11 aprile il valore mediano era di 68 anni, nell’ultimo mese è arrivato a 39, con numeri in costante discesa. Il caso della comitiva di vacanzieri all’isola di Pag in Croazia che ha riportato 21 contagiati su 100 rischia di diventare la regola di questa estate, dove l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 si sta trasferendo verso la coorte più giovane della popolazione italiana. I dati che arrivano dall’Istituto superiore di sanità segnalano un allarmante abbassamento dell’età media dei contagiati: se l’11 aprile il valore mediano era di 68 anni, nell’ultimo mese è arrivato a 39, con numeri in costante discesa.
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La Azzolina mette zero in diritto a Salvini. Il Capitano ha insinuato che la ministra abbia stabilizzato se stessa. Ma ad assumere è l’amministrazione
L’antefatto è una delle solite sparate del Capitano che, ormai sempre più in modalità “contro tutto e tutti”, ci ha abituato alle sue quotidiane gaffes. L’ultima inutile polemica di Matteo Salvini riguarda il via libera del ministero dell’Istruzione all’assunzione di oltre 450 dirigenti scolastici, vincitori del concorso del 2017, e tra questi anche la ministra Lucia Azzolina: secondo il leader della Lega con questo provvedimento l’esponente pentastellata avrebbe “stabilizzato se stessa”, e anche se “legalmente ineccepibile”, ciò sarebbe inopportuno, imbarazzante e vergognoso”. E ancora: “Vorrei sapere cosa sarebbe successo se avessi fatto io una cosa del genere”. Eventualità peraltro remota, dato che non risulta che Salvini abbia mai fatto un concorso pubblico o svolto altre professioni a parte la politica. E infatti, pronta, arriva la replica della ministra chiamata in causa: “Secondo voi il ministro dell’istruzione ha il potere di bloccare una graduatoria? È l’amministrazione che assume. Ho partecipato a quel concorso nel 2017 ho fatto sacrifici per studiare, lavorando e preparando contemporaneamente le lezioni per gli studenti”.
Menzognavirus. Roberto Calderoli, leghista: la verità è che adesso la zona rossa deve essere tutta l’Italia e tutta l’Europa.
A che serve l’autonomia regionale sulla sanità, oltre a fare danni? A garantire, in caso di emergenza, informazioni e decisioni immediate senza allungare la catena di comando fino a Roma. Il 21 febbraio, quando esplode il primo focolaio a Codogno (Lodi), il sindaco e quelli dei 9 limitrofi chiedono subito la zona rossa, la Regione li appoggia e il governo la dispone. Lì e in quello del secondo focolaio: Vo’ Euganeo (Padova). Tipica restrizione che investe più Regioni e dunque spetta al governo, in base alla legge 833/1978 che assegna quel potere emergenziale ai sindaci (per aree di un solo Comune), ai presidenti di Regione (aree multicomunali) e al governo centrale (aree multiregionali). L’indomani, 22.2, esplode il terzo focolaio, il secondo targato Lombardia: l’ospedale di Alzano (Val Seriana, Bergamo). Ma, guarda un po’, viene gestito all’opposto degli altri due: l’ospedale viene riaperto in poche ore per ordine dei vertici sanitari regionali, senza sanificazione, contro il parere dei medici; né il sindaco di Alzano né quelli dei Comuni vicini chiedono la zona rossa; la Regione non la dispone (pur avendone il potere e anche il dovere), non la chiede al governo, anzi la esclude esplicitamente. Anche nei giorni seguenti, quando i contagi galoppano verso Bergamo. Nessuno dà l’allarme, anzi tutti – dall’assessore Giulio Gallera in giù – minimizzano.
Marco Travaglio: E Salvini finì spiaggiato. Storia dell'estate 2019
7 agosto 2019. Matteo Salvini, reduce dalle pirotecniche vacanze al Papeete Beach di Milano Marittima, incassa in Senato il secondo successo in tre giorni, dopo l’approvazione del dl Sicurezza-bis: rompe il Contratto di governo coi 5Stelle e vota la mozione Pd pro Tav Torino-Lione con dem, FI e FdI, respingendo quella contraria del M5S. Poi incontra in segreto il premier Giuseppe Conte per 50 minuti a Palazzo Chigi. E gli preannuncia la crisi di governo per andare alle elezioni anticipate. Conte, basito, gli fa più o meno questo discorso: “Ti avevo già detto dopo la tua vittoria alle Europee che, se volevi, si poteva andare al voto anche il giorno dopo. Tra l’altro avevi il pretesto degli attacchi ricevuti dal M5S in campagna elettorale. Ma tu hai detto no. E l’hai ribadito anche pubblicamente, per due mesi. Anche quando il presidente Mattarella ha fatto notare che, per sciogliere le Camere e votare in settembre in tempo per formare un nuovo governo e approvare la legge di Bilancio, non si poteva aprire la crisi oltre il 20 luglio. L’hai lasciato congedare lo staff per le vacanze, hai garantito a Giorgetti che poteva partire tranquillo e ora cambi idea? Mi spieghi perché?”. Salvini farfuglia di “casini interni”, di “successo alle Europee da capitalizzare”, ma si capisce che vuole pure giocare d’anticipo sugli scandali leghisti (Russiagate, voli di Stato, 49 milioni, Siri, Arata & C.). Pesano anche l’imbarazzo per non avere un candidato credibile come commissario Ue e il pressing dei presidenti nordisti Zaia e Fontana su quell’autonomia differenziata che gli farebbe perdere voti al Sud. Aggiunge: “Non tengo più i miei, mi serve una campagna elettorale per compattare la Lega, c’è chi vuole farmi fuori, non posso più rinviare”. E intima a Conte di dimettersi su due piedi per “votare subito, a settembre”.
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Zaia si accorge improvvisamente che anche senza migranti i focolai di COVID-19 in Veneto ci sono lo stesso
«Tutti i direttori generali delle Ulss – riferisce il presidente della Regione – segnalano veneti che tornano contagiati dai Paesi più vari: abbiamo casi da Spagna, Perù, Malta, isola di Pag in Croazia, Corfù in Grecia… Le vacanze sono un elemento di rischio: non faccio campagna contro i nostri concorrenti, perché tutti hanno il diritto di lavorare e ognuno può andare dove vuole, però è fuor di dubbio che gli ultimi pazienti si sono infettati quando erano in ferie». Qualche tempo fa Luca Zaia aveva dichiarato durante una conferenza stampa sul Coronavirus che “se non avessimo avuto i centri d’accoglienza non avremmo avuto importanti focolai”. Le sue affermazioni erano state celebrate sulla pagina facebook di Matteo Salvini, e il governatore aveva anche aggiunto che quelli che si trovano alla caserma Serena non hanno titolo a stare lì “perché nove su dieci non sono scappati dal morbo della fame” e “devono tornarsene a casa loro, punto”. Ieri però, come riferisce il Gazzettino, il governatore del Veneto ha parzialmente corretto il tiro parlando di una miriade di micro-focolai, causati essenzialmente dal virus di ritorno, portato da italiani e stranieri che rientrano da viaggi di lavoro e per ferie.
Altro che incastrare Conte. I verbali del Cts su Nembro e Alzano svelano l’inerzia di Fontana. Palazzo Chigi ha agito per evitare il peggio, il Pirellone no
Sbandierato dalla Lega come la prova regina contro il premier, pure il verbale del Comitato tecnico scientifico che chiedeva la zona rossa nella Valseriana è un boomerang per la Regione. “Il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa anche in questi due comuni” con lo scopo di “limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue”. È il 3 di marzo quando il Comitato tecnico-scientifico raccomanda al governo di istituire una zona rossa, sulla scorta di quanto già fatto coi dieci comuni del Lodigiano e con Vo’ Euganeo, anche nella Bassa Valseriana. ........ Conclusione: l’area “costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio”. IL QUADRO. Ed è per questa ragione che nella giornata di ieri è scoppiata il finimondo: per alcuni media e per le opposizioni è la prova provata della responsabilità di Giuseppe Conte e del governo tutto. “Adesso che la verità sulla mancata zona rossa in Val Seriana è emersa, scritta nero su bianco dal Comitato Tecnico Scientifico, il premier Giuseppe Conte abbia il coraggio e la dignità per assumersi i suoi errori”, ha detto tronfio Paolo Grimoldi, deputato della Lega e segretario del Carroccio in Lombardia. Eppure c’è qualcosa che non torna. Quando il documento arriva sul tavolo di Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio chiede al Cts “ulteriori approfondimenti”. Lo conferma lui stesso in un’intervista a di quei giorni al Fatto Quotidiano: “La sera del 3 marzo il Comitato tecnico scientifico propone per la prima volta la possibilità di una nuova zona rossa per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro”. E ancora: “Mi arriva la sera del 5 marzo (l’approfondimento, ndr) e conferma l’opportunità di una cintura rossa”. Ovviamente c’è un’indagine in corso che rivelerà se ci sono responsabilità penali e, soprattutto, a chi sono imputabili. Ma resta un fatto: Attilio Fontana e la sua giunta non possono ora lavarsi le mani ed autoassolversi. Lo dice chiaramente il consigliere regionale del Movimento cinque stelle Marco Degli Angeli. “È sotto gli occhi di tutti – spiega interpellato da La Notizia – Nel pieno dell’emergenza c’è chi, come Conte, ha agito magari anche con un eccesso di prudenza allargando tempestivamente il lockdown a tutta Italia; e chi invece ha deciso di non decidere come Fontana. Ed è paradossale se si pensa che parliamo proprio di chi vuole l’autonomia e l’indipendenza regionale: con che faccia chiedono questo se poi la sola cosa che sanno fare è o non decidere o fare come Ponzio Pilato?”. IL PRECEDENTE. Il ragionameto di Degli Angeli è avvalorato anche da un’interrogazione che lo stesso pentastellato ha depositato in Consiglio regionale e che riguarda un clamoroso precedente: il 23 febbraio 2020, infatti, “il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana in occasione di un collegamento telefonico avrebbe individuato ulteriori 9 Comuni da includere nella zona rossa compresi tra le province di Lodi e Cremona” e tuttavia “è fatto notorio che questo progetto di estensione non ha mai visto la luce e non si è mai effettivamente concretizzato”. Esattamente come accaduto alcuni giorni dopo a Nembro ed Alzano. E in questo caso le responsabilità della Regione sembrerebbero lapalissiane. Vedremo cosa dirà la magistratura.
Coronavirus, Lombardia chiede stop a negozi e mezzi: “Ospedali reggono un’altra settimana”. Conte non esclude la serrata generale
(10 MARZO 2020) La Regione - come il Veneto del leghista Luca Zaia, che solo domenica chiedeva al governo di liberare dalla zona arancione le province della sua regione - si ritrova a proporre un'ulteriore stretta. Giro di vite di Bonaccini in Emilia-Romagna. Via libera dei sindacati, appoggio del Pd: "Ma basta annunci". E tanti ristoratori milanesi hanno già abbassato la serranda. Il premier incontra i leader dell'opposizione e non esclude di varare misure più stringenti. Lasciare aperti solo i negozi di alimentari e i servizi essenziali, fermare tutto il resto. Comprese le fabbriche e i mezzi del trasporto pubblico. Perché il sistema sanitario sta “arrivando ai limiti massimi” di stress, avvisa il governatore Attilio Fontana, e “può reggere un’altra settimana”. Quindi è necessario abbassare il numero dei contagi – lievitato ormai a 5.469, con un incremento di 1.280 casi nella giornata di lunedì – per allentare la pressione sugli ospedali.
Coronavirus, Salvini con Meloni e Tajani: “A Conte abbiamo chiesto di chiudere tutto. Ci è stato detto di no”
(10 MARZO 2020) “Finalmente qualcuno ci ha ascoltato ma esco preoccupato: abbiamo portato la voce di chi chiede di chiudere tutto adesso per poi ripartire, ma la risposta è stata ancora no, ancora totale incertezza”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, dopo l’incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi sull’emergenza coronavirus. “M sembra che qualcuno non abbia chiaro che cosa sta succedendo nella metà degli ospedali italiani. Qualcuno sta sottovalutando l’emergenza sanitaria“.
Referendum sul taglio dei parlamentari, il post di Luigi Di Maio
Lo scorso ottobre alla Camera il taglio dei parlamentari ha ottenuto il via libera definitivo con 553 voti favorevoli. In pratica tutte le forze politiche in parlamento, maggioranza e opposizione, si schierarono insieme al MoVimento a favore di questa riforma. Mi spiace però dover leggere sui giornali retroscena su qualcuno che oggi sarebbe contrario al taglio dei parlamentari. Da qualche giorno a questa parte, infatti, si sta alzando di colpo, da parte delle opposizioni, il coro dei “no” a questa riforma. Ma ricordo che anche le opposizioni votarono a favore del taglio dei parlamentari. Dobbiamo rendere il nostro Paese normale e anche la politica deve dare il buon esempio di fronte ai cittadini. E noi ce la stiamo mettendo tutta. Parliamo di una riforma che comporterebbe un risparmio a legislatura di oltre 400 milioni di euro: soldi pubblici degli italiani. Mi sembra un buon motivo per votare il 20 e 21 settembre a favore del taglio dei parlamentari.
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La Lega e la storia di Azzolina che si autoassume al ministero dell’Istruzione
Il ministero dell’Istruzione ha autorizzato l’assunzione di 450 presidi, vincitori del concorso del 2017. Un concorso a cui prese parte – vincendolo – anche la stessa ministra. L’attacco della Lega e la risposta di viale Trastevere. Il ministero dell’Istruzione ha autorizzato l’assunzione di 450 presidi, vincitori del concorso del 2017. .... E allora da ieri la Lega va all’attacco della ministra: “Un ministro che assume sé stesso come preside sarebbe davvero il colmo. L’ennesima svista di un ministro che sta mandando la nostra scuola in rovina. Si dimetta”, dicono i capigruppo leghisti alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. All’attacco anche il senatore della Lega Mario Pittoni, vicepresidente della commissione Cultura a Palazzo Madama e responsabile Scuola del partito: “... Non si nasconda, non cerchi diversivi, risponda con chiarezza: lo deve alle cittadine e ai cittadini che cercano di inserirsi nel mondo della scuola seguendo regole e procedure che proprio lei sta rendendo sempre più irte di ostacoli”. Ieri però viale Trastevere si è fatto sentire, facendo sapere che “Le assunzioni e lo scorrimento della graduatoria di merito del concorso, cui la ministra Lucia Azzolina ha legittimamente partecipato, sono di stretta competenza del Ministero (cioè dell’Amministrazione) e non della ministra, in base a un principio di netta separazione del potere politico dalla funzione amministrativa (‘all’esclusivo servizio della Nazione’, secondo l’art. 98 della Carta Costituzionale).
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Tanto rumore per nulla. Il lockdown fu una decisione politica. Desecretati i verbali del Comitato tecnico scientifico. Sono la prova del coraggio di Conte
Il Governo rimuove il segreto sui verbali del Comitato tecnico scientifico e smonta l'ultima balla complottista di Salvini & C. I tecnici consigliarono chiusure differenziate, Palazzo Chigi dispose legittimamente il lockdown. Oggi i dati sui contagi gli danno ragione. Tanto rumore per nulla. Tanto si è detto sugli atti del Comitato Tecnico-Scientifico in piena emergenza Covid-19, ma alla fine – alle legittime richieste della Fondazione Einaudi – il governo ha risposto anticipando il Consiglio di Stato e desecretando gli atti richiesti dal think-tank. Parliamo, d’altronde, dei verbali richiamati dai vari dpcm emanati nel periodo d’emergenza: era dopotutto doveroso comprendere le ragioni di alcune misure restrittive. E ora ognuno può farsi la sua idea.
Marco Travaglio: La banda del bando
Addio scuola. “I sindacati alla Azzolina: ‘La scuola non riaprirà’” (il Giornale, 18.7). Matta. “La scuola folle nella testa della Azzolina” (Michela Marzano, La Stampa, 21.7). Flop. “Salta il banco. Disastro Arcuri-Azzolina. Caos scuola su tavoli e sedie. Rivolta delle aziende: ci chiedono di fare in 1 mese il lavoro di 5 anni”, “Scuola, è caos totale: ‘Ci vogliono 5 anni per 3,7 milioni di banchi’. Le imprese denunciano l’assurdità del bando. L’ennesimo flop del duo Azzolina-Arcuri” (Giornale, 23.7). Buco nell’acqua. “Anche sui banchi, un nuovo buco nell’acqua del governo in attesa del prossimo” (Licia Ronzulli, senatrice FI, 23.7). Mission impossible. “Emergenza banchi, corsa per trovarne 2,5 milioni. I presidi denunciano i ritardi del ministero: così non riusciamo a ripartire… I produttori hanno già definito il bando Arcuri ‘una missione impossibile’, si pretende ‘in 23 giorni la produzione di 5 anni… Entro fine agosto riusciremo a realizzarne solo 120 mila’. Assufficio e Assodidattica… han fatto i primi calcoli e commentato: ‘Qualcuno si è posto il problema se la gara andrà deserta?’… La Azzolina in crisi di panico” (Corrado Zunino, Repubblica, 24.7).
Calderoli e la doppia preferenza che danneggia le donne perché il maschio è infedele
Il senatore della Lega Roberto Calderoli ha una curiosa teoria sulla doppia preferenza di genere e non ha avuto vergogna di spiegarla nell’aula del Senato. Con l’applauso dei colleghi leghisti. Calderoli, come potete vedere e sentire nel video, afferma che “la doppia preferenza di genere danneggia il sesso femminile perché normalmente il maschio è maggiormente infedele del sesso femminile per cui accanto a una candidatura maschile…il maschio solitamente si accoppia con quattro cinque rappresentanti del gentil sesso, cosa che la donna solitamente non fa. Il risultato è che il maschio si porta il voto di quattro cinque signore, e le signore si ripartiscono e non vengono elette”. La cosa più divertente è che Larussa che oggi presiedeva l’aula, ha tentato in tutti i modi di fermarlo, prima con il pretesto che l’intervento si stava allungando troppo, poi provando più esplicitamente a fargli capire “ci stiamo avventurando…”. Ma Calderoli ha continuato imperterrito.
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La curva riprende a salire. Individuati 402 positivi nelle ultime 24 ore. Oltre la metà tra Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Indice Rt sopra a 1 in 11 regioni
Lieve aumento dei contagi da Coronavirus in Italia. I nuovi positivi individuati nelle ultime 24 ore sono 402, 18 in più rispetto a ieri e 58.673 tamponi processati. Un numero che porta a 249.204 il totale dei contagiati dall’inizio della pandemia. Diminuiscono, invece, i decessi, 6 contro i 10 registrati ieri. Le regioni con il maggiore numero di contagi, secondo quanto riporta il bollettino quotidiano del Ministero della Salute, sono la Lombardia (118), seguita da Emilia-Romagna (58) e Veneto (58), mentre le uniche dove non sono stati rilevati nuovi casi sono Molise e Basilicata. Gli attualmente positivi sono 12.694, 48 in più rispetto a mercoledì, sono, invece, 762 i ricoverati con sintomi (-2 rispetto a ieri) 42 dei quali (+1 rispetto a ieri) sono in terapia intensiva. In crescita il numero di coloro che si trovano in isolamento domiciliare: 11.890, 49 in più di ieri. Il numero complessivo dei guariti e dimessi sale a 201.323, con un incremento di 347 unità nelle ultime 24 ore.
Topi e lanciafiamme: tra gaffe e svarioni, il Covid-19 secondo i politici
Sottovalutazioni clamorose come quella di Zingaretti («Andiamo a bere un aperitivo»), Sgarbi («Solo un raffreddore») e Fontana, ma anche estremisti del lockdown come a casa De Luca. Il meglio di gaffe e scivolate di chi è caduto nelle trappole dell’emergenza. Mancava solo il «dicesi» iniziale, quella parolina poco magica che ha accompagnato milioni di studenti all’appuntamento con altrettante interrogazioni andate a male. Quel «dicesi» utilizzato per prendere tempo, per avere qualche secondo in più di respiro, quel «dicesi» seguito dall’oggetto stesso della domanda dell’insegnante, «dicesi tettonica a zolle», «dicesi teorema di Talete», «dicesi paradosso di Zenone», e poi imboccavi senza ritorno la strada verso un’insufficienza sul registro. L’assessore Gallera e l’indice R con 0. Ecco, quando il 24 maggio scorso Giulio Gallera si è messo a spiegare ai cittadini lombardi l’indice di contagio «R», fissato in quella giornata a 0.51, l’ha messa con la stessa cifra stilistica dello studente destinato al 4 in pagella, risparmiando giusto il «dicesi»: «Zero cinquantuno cosa vuol dire? Che per infettare me bisogna trovare due persone infette nello stesso momento.
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Locatelli: «Nel 27% dei casi il virus viaggia con gli asintomatici. Attenzione durante le vacanze»
Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «Rischiamo di poter essere magari contagiati da persone che stanno bene». Sulla riapertura delle scuole: «Sarà il primo snodo critico». «L’Italia è in una situazione tra le più favorevoli al mondo. Però ai vacanzieri raccomandiamo senso di responsabilità. Il virus circola e nel 27% circa dei casi viaggia con gli asintomatici. Rischiamo di poter essere magari contagiati da persone che stanno bene», si appella a chi sta per andare in ferie e sarebbe tentato di liberarsi degli obblighi anti-Covid Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità. Com’è la situazione attuale? «L’Italia è messa meglio di tanti altri Paesi. Non è un caso che lo affermi anche il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un tweet al ministro Roberto Speranza. Non dobbiamo però vanificare i risultati ottenuti abbandonando la responsabilità nei comportamenti individuali o venendo meno a quelle scelte improntate alla massima prudenza che ci hanno portato fuori dalla situazione più difficile. È un periodo di vacanza che gli italiani si devono meritatamente godere, ma senza dimenticare cosa è accaduto in questi mesi».
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