Mondo di Mezzo: gli ex PD Coratti e Tassone e l’ex PdL Tredicine in carcere
Le porte del carcere si sono aperte anche per Claudio Turella, Sandro Coltellacci, Franco Figurelli, Guido Magrini, Mario Schina, Marco Placidi. È stato eseguito nella notte dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Roma, dopo la sentenza della Cassazione su Mondo di Mezzo, l’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma per 8 persone. Le porte del carcere si sono aperte per l’ex presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti, per l’ex dirigente che si occupava della cura del Verde a Roma Claudio Turella, Sandro Coltellacci, Franco Figurelli, Guido Magrini, Mario Schina, Andrea Tassone e Giordano Tredicine. Il passaggio in giudicato della sentenza ha dato immediata esecuzione alla pena detentiva, precludendo, così come previsto dalla legge Spazzacorrotti, ai condannati la possibilità di richiedere e usufruire di misure alternative al carcere, come l’affidamento in prova ai servizi sociali o gli arresti domiciliari.
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Tommaso Merlo: E’ Salvini la vera fregatura
Salvini detesta Conte e quindi qualsiasi cosa dica o faccia il Presidente del Consiglio per lui è una gran fregatura. Un infantilismo politico che spinge Salvini a negare perfino successi palesi come quello del Recovery Fund dopo decenni di premier che da Bruxelles tornavano giusto con la coda tra le gambe. Il suo è astio personale. Quando zuppo di mojiti Salvini si è fiondato verso i pieni poteri pensava che Conte se ne tornasse a casa in silenzio uscendo dalla porta sul retro e lo lasciasse fare. Ma Conte lo ha trascinato in Senato e lo ha riempito di ceffoni a reti unificate dando vita ad un nuovo governo. Salvini era talmente concentrato sulla propria ascesa d’aver totalmente frainteso chi fosse Conte e la realtà parlamentare attorno a lui. Errori imperdonabili per un leader politico e che Salvini sta pagando carissimo anche se non lo ammetterà mai.
Stefano Buffagni: Altro che Lega! Il modello Genova è il modello MoVimento 5 Stelle!
METTIAMO I PUNTINI SULLE I. Salvini sta facendo il giro delle Tv a raccontare che il nuovo Ponte di Genova è tutto merito suo, e straparla di un modello "Lega e centrodestra". BASTA BALLE‼️ Altro che Lega! Il modello Genova è il modello MoVimento 5 Stelle! E' stato voluto e ottenuto da Danilo Toninelli quando era Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti! Perché invece di rivendicare i successi degli altri, Salvini non ci parla del VERO MODELLO LEGA-CENTRODESTRA? Parliamo del Mose! 16 anni di Tangenti e 7 miliardi di soldi dei cittadini per un'opera arrugginita prima ancora di entrare in funzione! Uno spreco per i cittadini, ma lauti guadagni per i soliti noti! O vogliamo parlare del modello Lega-Maroni, che ha regalato la sanità lombarda ai privati con i tristi risultati per i cittadini (che tutti abbiamo sotto gli occhi) ma una bella poltrona comoda comoda nei Cda dei grandi gruppi privati della Sanità per i leghisti che scrissero quella riforma sciagurata...
Questo e solo questo, caro Salvini, è il modello Lega. Perché non lo racconti in Tv?
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Virginia Raggi sull’articolo-vergogna del Corriere di Cairo
Eh, no. Non ci sto. Oggi ho letto un articolo di una incredibile violenza nei miei confronti: sono descritta come una svampita, una moderna Maria Antonietta che, mentre la folla urla per la fame e chiede pane, dà l'ordine di distribuire brioche. Il titolo è eloquente: "Bus a fuoco. Le peripezie di Virginia che elogia i monopattini". E da lì una descrizione ingenerosa di Roma, frasi totalmente inventate e attribuitemi alla leggera, episodi decontestualizzati e ricostruiti goffamente ad arte per dare una sensazione di inadeguatezza. Al di là della solita richiesta di rettifica, che sfortunatamente lascia il tempo che trova, stavolta ho deciso di replicare. Perché quell’articolo fa male alla città ed è scritto solo per distruggerne l’immagine. Non approfondisce alcun tema. Non analizza i fatti. È un mero esercizio narcisistico di tiro al bersaglio: con molte imprecisioni raffazzona episodi diversi (alcuni li inventa di sana pianta) e li unisce tra loro in base ad una tesi precostituita come se si trattasse di modesto e presuntuoso libretto. Omette di raccontare cosa stiamo facendo, insieme ai cittadini, per riportare la legalità a Roma dopo le mangiatoie del passato culminate nell’inchiesta sul Mondo di Mezzo. I cittadini romani meritano la verità.
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Forza Italia perde pezzi in Parlamento
Forza Italia perde pezzi in Parlamento. E sono pezzi grossi. Tre senatori stanno formalizzando proprio in queste ore l’addio al gruppo azzurro per formare una mini-componente nel misto: Gaetano Quagliariello, Paolo Romani e Massimo Vittorio Berutti. La componente a Palazzo Madama si chiamerà “Idea e Cambiamo”. “Idea” è il movimento con cui si è presentato alle scorse elezioni Quagliariello, unico eletto nel collegio uninominale dell’Aquila, poi confluito nel gruppo forzista. Mentre “Cambiamo!” è il movimento fondato dal governatore ligure Giovanni Toti, di cui tutti e tre i senatori hanno firmato nel settembre scorso lo statuto. Salvo ripensamenti dell’ultimo istante – sempre possibili in politica – l’addio sarà ufficializzato oggi pomeriggio con un comunicato stampa. Per Quagliariello si tratta di “una scelta tecnica e non politica”: “Sono sempre stato favorevole a una federazione delle forze liberali nel centrodestra”. Anche Romani è uomo storico del partito forzista e con Silvio Berlusconi ha condiviso molta strada. E Toti, pur figura di cerniera con la Lega di Matteo Salvini, proviene dal vivaio di Mediaset e non è certo un “avversario” di Forza Italia.
Bando per le mense, il Tar dà ragione alla Raggi. A Roma non ci saranno più monopolisti nella ristorazione scolastica
Sul bando per l’affidamento dei servizi di mense scolastiche, il Tar del Lazio dà ragione alla sindaca Virginia Raggi. I giudici hanno respinto tutti i ricorsi presentati dalle società in merito alla “procedura aperta per l’affidamento del servizio di ristorazione scolastica a ridotto impatto ambientale nei nidi capitolini, nelle sezioni ponte, nelle scuole dell’infanzia comunali e statali, primarie e secondarie di primo grado site nel territorio, per la durata di tre anni”, bandita dal Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici e suddivisa in 15 lotti. Un bando contro cui si erano scagliati diversi imprenditori perché consentiva ai partecipanti di concorrere per tutti i lotti ma vietava l’aggiudicazione di più di un lotto allo stesso “concorrente” anche se facente parte di un raggruppamento tra più imprese.
Giorgia Meloni odia le marchette e i bonus ma voleva regalare 1000 euro a tutti
Giorgia Meloni ha delle idee, ma se non vi piacciono ne ha delle altre. Dopo aver rimarcato ieri per un’altra volta la sua distanza da Matteo Salvini con il riconoscimento dell’onore delle armi a Giuseppe Conte sul Recovery Fund, oggi rilascia un’intervista al Messaggero per dire come spenderebbe i soldi e l’inizio della risposta è tutto un programma:
Come spenderebbe i soldi?
«La stagione delle marchette, dei bonus e dei provvedimenti assistenziali modello reddito di cittadinanza va archiviata definitivamente. Perseverare su quella strada vorrebbe dire dare ragione ai Rutte di turno. Serve un forte rilancio degli investimenti pubblici virtuosi, per costruire infrastrutture materiali (autostrade, alta velocità ferroviaria) e digitali (banda larga su tutto il territorio azionale), diminuire il divario tra Nord e Sud, mettere in sicurezza il nostro territorio fragile dal rischio sismico e idrogeologico, riformare una volta per tutte la pubblica amministrazione per snellire la burocrazia e far arrivare i soldi a chi ne ha bisogno. E poi la scuola, per fermare il nuovo esodo dei nostri giovani verso l’estero. Usare le risorse europee per questi scopi deve consentire una volta per tutte di liberare altre risorse per quello shock fiscale che imprese e famiglie aspettano da tempo».Leggi tutto: Giorgia Meloni odia le marchette e i bonus ma voleva regalare 1000 euro a tutti
ACCORDO SUL RECOVERY FUND: “SALVINI E MELONI SPIEGHINO AGLI ITALIANI DOVE AVREBBERO PRESO I SOLDI LORO”
«È stato fatto un grande lavoro diplomatico da parte dell’Italia. Cosa diranno ora Matteo e la Giorgia nazionale?». Tono perentorio. Come l’invito a seguire: «Che spieghino agli italiani da dove avrebbero preso i soldi loro». Il commento, e la sfida, non arrivano da un esponente dei Cinque Stelle, o del Pd. Sono farina del sacco di Gianna Gancia, europarlamentare della Lega, che ieri in un tweet ha fatto saltare sulla sedia lo stato maggiore del Carroccio. E forse di Fratelli d’Italia. Il tema è il Recovery Fund, con riferimento all’accordo faticosamente portato a casa dal premier Giuseppe Conte, che a quanto pare ha trovato una nuova e insospettabile estimatrice. Mentre Salvini ha avuto la riconferma di avere una grana in casa: non proprio una sorpresa, considerate le uscite sovente disallineate della Gancia. «Fin dall’inizio sono stata l’unica, all’interno del partito di Salvini (quella che un tempo era la Lega) a sostenere convintamente la necessità (insieme a qualche collega di Forza Italia) di un accordo ambizioso sul Recovery Fund», premette l’europarlamentare, già presidente della provincia di Cuneo, consigliera regionale in Piemonte e sposata con il potente senatore Roberto Calderoli.
Roma, guerra tra cooperative per il servizio scolastico: nasce la Newco al posto della Multiservizi. 2400 lavoratori in sospeso
La nuova multiutility di Roma Capitale che si occuperà di nidi, scuole infanzia e trasporto scolastico sta prendendo forma nonostante sia ancora in corso una procedura amministrativa con un giudizio pendente della Corte di giustizia europea. Roma Multiservizi addio. Sta nascendo Newco Spa, la nuova multiutility di Roma Capitale che si occuperà di “servizio scolastico integrato” (nidi, scuole infanzia, scuole d’arte e dei mestieri e trasporto scolastico). Nonostante vi sia ancora in corso una procedura amministrativa con un giudizio pendente della Corte di giustizia europea. È il nuovo capitolo della guerra fra cooperative che interessa gli appalti della pubblica amministrazione nella Capitale. Una bagarre che in questo caso vede contrapposte, indirettamente, l’uscente Manutencoop e l’entrante Consorzio nazionale servizi (Cns).
Decine di milioni in donazioni ancora non spesi dalla Regione Lombardia. Pd: “La giunta fa cassa coi soldi dei cittadini per l’emergenza”
La denuncia della consigliera regionale dem, Carmela Rozza, che accusa l'amministrazione Fontana di non aver neanche programmato le spese per la temuta seconda ondata. Solo per l'ospedale in Fiera, a Palazzo Lombardia sono arrivati 25 milioni. E ancora non sono stati spesi. Il Pirellone: "Le donazioni destinate alla struttura verranno utilizzate, previa autorizzazione dei donatori, per ulteriori iniziative legate all’emergenza". Un tesoretto da svariate decine di milioni di euro che non è stato ancora speso. E rischia di essere gestito senza trasparenza. Secondo i consiglieri del Pd al Pirellone è questo il destino delle donazioni che migliaia di cittadini e aziende hanno versato alla Regione e agli ospedali lombardi nelle settimane calde dell’emergenza Covid. Un timore basato sulle prime due avvisaglie. I 25 milioni ricevuti per l’ospedale in Fiera verranno dirottati su altre iniziative.
I 20 miliardi subito dal Recovery Fund
Il deficit salirà di un punto ancora, dal 10,4 all’11,4 per cento del Pil. Ma nel frattempo il Tesoro potrà ricorrere alla clausola che consente di utilizzare il 10 per cento dei fondi del Recovery retroattivamente per le spese compatibili con le finalità del fondo fatte da febbraio di quest’anno in poi. Ci sono venti miliardi del Recovery Fund che si possono impegnare subito, anche se la prima tranche di Next Generation EU arriverà solo nel 2021. Roberto Petrini su Repubblica spiega oggi che il governo pensa di far ripartire subito l’iperammortamento su base quinquennale fino al 200% del costo di acquisto di tecnologie, dai robot agli investimenti di digitalizzazione. La misura nel 2017 ha favorito investimenti per circa 20 miliardi e con l’ultima legge di Bilancio è stata ridimensionata. Ora grazie alla possibilità, contenuta nelle due clausole ottenute dall’Italia nell’ambito dell’intesa di Bruxelles, di utilizzare fino al 10% dei 208 miliardi garantiti dal piano (cioè circa 20 miliardi) un primo passo si potrà fare entro fine anno lasciando il resto del finanziamento della misura pluriennale al 2021-2022. E qui entra in gioco anche i 20 miliardi che si possono impegnare subito:
Come nasce un focolaio al ristorante: il caso di Savona (in due tavoli diversi)
Il Best Sushi a Savona lo conoscono tutti, o quasi. E’ un all you can eat con 200 coperti in Corso Vittorio Veneto ed è aperto dal 2017. Più di un milione di fatturato l’anno di media, aveva chiuso per il Covid prima ancora delle disposizioni regionali: il 23 febbraio. Il 5 giugno, il ventottenne proprietario del locale, Chen, aveva riaperto con tutte le precauzioni: distanziamento dei tavoli, misurazione della febbre, dispositivi per il personale. Eppure qualcosa è andato storto. I giornali hanno parlato di “nuovo cluster partito da Best Sushi l’8 luglio” e in effetti è così: 17 contagiati accertati (tra cui il pallanuotista della nazionale Matteo Aicardi che aveva pranzato lì), centinaia di tamponi fatti a clienti, persone entrate in contatto con clienti e dipendenti, una mappatura certosina e moltissime persone in isolamento domiciliare. Ma come è stato possibile? Cosa è successo al Best Sushi? Cerchiamo di ricostruire l’accaduto con Chen, il proprietario, che spiega subito “il bollettino” di quell’8 luglio: 4 clienti ammalati, più un cameriere, uno chef e una persona alla cassa. Il resto dei contagiati scoperti dopo sono clienti successivi all’8 luglio o loro contatti esterni.
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Il nubifragio di Schio allagata come Palermo: dov’è Salvini che dà la colpa agli immigrati?
In Veneto governa la Lega e infatti Salvini, a differenza di Palermo, non ha scritto che qualcuno lì pensa agli immigrati e dimentica i cittadini. Eppure anche lì è bastato un temporale e la città è finita sott’acqua. In questo video pubblicato su Facebook dalla consigliera comunale Giulia Andrian possiamo vedere l’allagamento di Schio causato dal nubifragio in Veneto. La consigliera, che è anche candidata in Regione, commenta:
Dobbiamo intervenire nel territorio rimuovendo i fattori di rischio per rendere le nostre città più resilienti al cambiamento climatico. Soprattutto noi amministratori dobbiamo conoscere i dati che ci arrivano dalla ricerca. Per questo oggi seguirò la diretta live di ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) su Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici.
Recovery Fund, cosa prevede l’accordo Ue e quanti soldi avrà l’Italia
L’equilibrio finale del Recovery Fund da 750 miliardi è di 390 miliardi di trasferimenti e 360 miliardi di prestiti. All'Italia quasi 209 miliardi. Dopo il vertice record durato cinque giorni di trattative, il Consiglio europeo ha trovato l’accordo per il piano straordinario da 750 miliardi per i paesi più colpiti dal Covid-19, denominato “Next Generation Eu” e sul bilancio comune 2021-2027. I fondi saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond e questo segna una svolta storica nelle politiche economiche dell’Unione europea. La Commissione europea, infatti, emetterà debito comune garantito dal bilancio Ue. Ma cosa prevede l’accordo sul Recovery Fund e di quanti soldi potrà beneficiare l’Italia? Il Piano. L’accordo, arrivato dopo un confronto serrato tra i paesi nordici definiti “frugali” e i paesi dell’Europa meridionale, ha mantenuto il valore complessivo di 750 miliardi proposto dalla Commissione europea, come difeso dall’asse Merkel-Macron e auspicato dall’Italia.
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Sovranisti da Recovery. Conte strappa in Europa 209 miliardi, ma Salvini rosica e straparla di flop
Una vittoria su tutta la linea. La maggioranza e persino pezzi dell’opposizione riconoscono il successo di Conte sul Recovery Fund. Tranne il solito Salvini che pensa ai suoi conti elettorali e definisce i 209 miliardi strappati dall’Italia una fregatura. L’unica voce stonata nel coro di lodi che si alzano, da destra a sinistra, all’indirizzo del premier Giuseppe Conte e della battaglia che ha condotto per aggiudicare all’Italia la fetta più grossa della torta del Recovery fund è, ancora una volta, quella di Matteo Salvini. Il leader della Lega assume una posizione originale anche nello schieramento del centrodestra cui appartiene. In una conferenza stampa, col responsabile economia del Carroccio Alberto Bagnai, parla dell’accordo raggiunto nel vertice Ue come di “una fregatura grossa come una casa”.
IL SOTTOVALUTATO: Conte da carneade a uomo da 209 miliardi
Da carneade a uomo da 209 miliardi, parabola di un premier abile nella tattica che ha dato il benservito a Salvini e Di Maio. Ora viene il difficile: avere polso e visione, a partire da Mes e riforme. Chi non ricorda il debutto da perfetto prestanome, o meglio presta-premier, di Giuseppe Conte? Era il 7 giugno 2018, discorso d’insediamento del primo governo populista a Montecitorio, l’allora sconosciuto ai più Avvocato del popolo a un tratto si rivolge a Luigi Di Maio, seduto alla sua destra, chiedendo candidamente “Questo lo posso dire?”, incassando una risposta secca e inequivocabile: “No”. Una scena rivelatrice dei rapporti di forza con i due vicepremier, quello grillino e il leghista Salvini, veri deus ex machina dell’esecutivo gialloverde. Sono passati poco più di due anni, tutto è cambiato, la maggioranza di governo, il governo stesso, ma lui, Conte, non solo è ancora lì ma ecco che lo si vede tornare in Italia da un estenuante negoziato durato 4 giorni con i colleghi europei con ben 209 miliardi nel portafogli. In 24 mesi il carneade si riscatta e si prende il suo ruolo, una volta octroyé, ora invece conquistato.
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I documenti falsi dei positivi del focolaio di Ostia e il problema dei tracciamenti
La polizia locale sta indagando sulle residenze effettive di cinquemila cittadini stranieri e sull’autenticità dei loro documenti, perché pensa che in molti abbiano acquisito passaporti falsi con dichiarazioni mendaci. E questo non può che creare problemi alle indagini epidemiologiche necessarie per fermare i focolai. C’è un problema di documenti falsi nel focolaio di Ostia. La polizia sta indagando sulle effettive residenze dei cittadini provenienti da paesi a rischio che vivono sul litorale dopo la chiusura dello stabilimento balneare a Ostia e del ristorante di Dragona dopo la sparizione di uno dei positivi al Coronavirus SARS-COV-2. Il Messaggero scrive che la polizia locale sta indagando sulle residenze effettive di cinquemila cittadini stranieri e sull’autenticità dei loro documenti, perché pensa che in molti abbiano acquisito passaporti falsi con dichiarazioni mendaci. E questo non può che creare problemi alle indagini epidemiologiche necessarie per fermare i focolai.
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Ma se il recovery fund è una fregatura grossa come una casa perché l’amico di Salvini è arrabbiato nero?
Il leader del Partito delle Libertà olandese va all’attacco di Rutte sostenendo che l’Olanda ha regalato soldi all’Italia. Ma il Capitano stamattina diceva che non c’era nessun regalo, anzi. E allora chi dice la verità? Stamattina Geert Wilders si è svegliato con un diavolo ossigenato per capello: il leader del Partito della Libertà è andato all’attacco di Mark Rutte perché si “è messo in ginocchio” e ha “regalato” soldi all’Europa del Sud, pubblicando anche il famoso video in cui il premier olandese rispondeva a un netturbino che non avrebbe dato soldi all’Italia. E poi ancora: “Il primo ministro italiano Giuseppe Conte è molto soddisfatto. Ottiene 82 miliardi di regali con i nostri soldi. Gli italiani sono tre volte più ricchi degli olandesi e lì difficilmente pagano le tasse. Ora saremo noi a pagarli, grazie alle ginocchia deboli di Rutte”.
Zuffa sul mancato rinvio delle tasse, ma Conte ha una strategia precisa. Intervenire ora avrebbe danneggiato la trattativa Ue. Le solite Destre però fingono di non capire e attaccano
Nessun ulteriore rinvio per il pagamento delle tasse. Almeno per ora. “In questo Paese bisogna anche iniziare a dire che le imposte vanno pagate perché servono a finanziare i servizi essenziali. E non credo che le partite Iva stiano peggio degli altri”, ha detto il viceministro per l’economia Antonio Misiani. E con tali dichiarazioni sono subito esplose le polemiche, all’interno della maggioranza e con le solite destre pronte a soffiare sul fuoco pur di attaccare il Governo. Non aver previsto altri slittamenti alla vigilia del difficile negoziato europeo che sta portando avanti il premier Giuseppe Conte ha però un senso. Sarebbe stato piuttosto difficile presentarsi a Bruxelles battendo i pugni per avere aiuti e dover allo stesso tempo giustificare che un Paese che ha bisogno di risorse imponenti è lo stesso Paese che si concede il lusso di rinunciare al gettito fiscale. Un particolare che sembra azzerare qualsiasi tipo di contestazione.
Recovery Fund, Meloni: «Abbiamo chiesto a Conte di giocare in attacco». Macina (M5S): «Cerca di ammantarsi di buonismo dopo aver definito il premier un criminale»
«Nel complesso negoziato europeo sul #RecoveryFund abbiamo chiesto a Conte di giocare in attacco, perché senza Italia non c’è Ue. Se difenderà fino in fondo gli interessi del popolo italiano ci troverà al suo fianco: FDI antepone sempre l’interesse nazionale a quello della fazione». Questo il tweet pubblicato nella giornata di lunedì dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a cui ha replicato a più riprese la deputata del Movimento 5 Stelle Anna Macina. «Giorgia che fai tenti di salire sul treno in corsa per cercare di rimediare alla figuraccia dopo che hai definito #Conte un criminale? Dai continua a gettare fango ti si addice di più anche perché non sei credibile!» ha risposto al tweet di Meloni l’esponente pentastellata.
Le manutenzioni autostradali sono un obbligo. Dopo i Benetton alle strette finisce Toto. Dal Consiglio di Stato altro colpo ai signori del casello
Non c’è solo Aspi tra i concessionari che hanno cercato di risparmiare con le manutenzioni. E non sembra neppure bastare la linea dura scelta dal Governo con i Benetton per far cambiare linea ai signori del casello. Strada dei Parchi spa, un’azienda della Toto Holding, ha infatti dato battaglia fino alla fine per cercare di ottenere più soldi con cui fare la manutenzione delle gallerie, a partire da quella del Gran Sasso, ma a ribadire alla concessionaria che quei lavori sono un obbligo e non possono essere condizionati a immediati altri esborsi o ad esborsi extra è stato ora il Consiglio di Stato, che ha messo l’azienda presieduta da Carlo Toto spalle al muro. IL CASO. Strada dei Parchi gestisce le autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25, tra le più care del Paese, ed è la quarta società in Italia per chilometri di autostrade in concessione, ben 281,4. Negli ultimi anni numerosi sono stati però i contenziosi avviati da Toto per cercare di ottenere ulteriori aumenti di pedaggi e più soldi appunto per le manutenzioni. Con un decreto del 24 aprile 2018, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attualmente retto dalla ministra Paola De Micheli, ha approvato il progetto esecutivo presentato dalla stessa Strada dei Parchi per i lavori di riqualificazione degli impianti tecnologici della Galleria San Rocco, San Domenico e Gran Sasso e l’aggiornamento del progetto esecutivo di completamento della Galleria Gran Sasso, in relazione all’adeguamento delle gallerie autostradali.
Fondi Lega, Luca Sostegni resta in carcere. Il Gip: “Commercialisti si impossessarono di soldi pubblici”
L'indagato è accusato di peculato, estorsione e l’inchiesta vede indagati anche tre commercialisti vicini alla Lega. "Innesco una serie di situazioni che io non lo so dove si va a finire", diceva intercettato. Resta a San Vittore Luca Sostegni, presunto prestanome fermato mercoledì nella vicenda della compravendita a prezzo gonfiato di un immobile a Cormano, nel Milanese, per la Lombardia Film Commission, partecipata della Regione. Il giudice per le indagini preliminari Giulio Fanales ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare come richiesto dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi. Sostegni è accusato di peculato, estorsione e l’inchiesta vede indagati anche tre commercialisti vicini alla Lega. L’indagato, che stava per raggiungere la Germania per poi partire alla volta del Brasile, ieri dopo l’interrogatorio di garanzia è stato interrogato dagli inquirenti e nei prossimi giorni, probabilmente già da martedì pomeriggio, continuerà il confronto considerato “proficuo” dagli investigatori. Intanto gli uomini della Guardia di finanza, delegati agli accertamenti, hanno iniziato l’analisi della documentazione sequestrata.
Salvini in Puglia contestato a Martina Franca, Gallipoli e Ceglie Messapica. E dal palco replica: “Siete quattro sfigati figli di papà”
Matteo Salvini è in Puglia per il suo ultimo giorno di tour elettorale nella regione. Nelle varie città in cui ha fatto tappa, il leader della Lega ha sempre trovato gruppi di contestatori che hanno accompagnato i suoi comizi con fischi e cori. È successo ieri a Martina Franca e a Gallipoli e stamattina a Ceglie Messapica. L’ex ministro dell’Interno ha sempre risposto a chi lo stava criticando, dal palco, col microfono in mano: “Siete quattro sfigati, figli di papà. Ecco perché è importante l’educazione civica nelle scuole: per non crescere come loro”. A Martina Franca, invece, si è rivolto ai contestatori, che gli gridavano “scemo, scemo”, con un “siete i cani da guardia di Emiliano”.
Lombardia Film Commission: come i revisori della LEGA si sono arricchiti con soldi pubblici
Secondo il Gip l’acquisto del capannone di Cormano in provincia di Milano da parte di Lombardia Film Commission come sua futura sede, non aveva utilità pubblica ma “natura sostanzialmente appropriativa, concretizzando di fatto l’impossessamento” da parte dell’allora presidente Alberto Di Rubba, commercialista ed ex revisore contabile della Lega. L’acquisto del capannone di Cormano in provincia di Milano da parte di Lombardia Film Commission come sua futura sede, non aveva utilità pubblica ma “natura sostanzialmente appropriativa, concretizzando di fatto l’impossessamento” da parte dell’allora presidente Alberto Di Rubba, commercialista ed ex revisore contabile della Lega, “e dei suoi sodali, del capitale giacente sul conto della fondazione, vincolato alla destinazione pubblicistica e versato alla società Immobiliare Andromeda”, gestita da Michele Scillieri.
Recovery Fund, due nuove proposte di Michel. Fonti italiane: “Passi in avanti nella trattativa”. Oggi giornata decisiva per l’accordo
Oggi, lunedì 20 luglio 2020, a Bruxelles riprende la sessione plenaria del vertice europeo, entrato nel quarto giorno, che ha l’obiettivo di trovare un accordo tra i Paesi Ue sul Recovery Fund, il piano comunitario di aiuti economici per i Paesi in ginocchio a causa dell’epidemia di Coronavirus. Dopo tre giorni di tensioni, veti e negoziazioni, la trattativa, su cui sono stati fatti “passi in avanti” come riferito da fonti italiane, entra nel vivo. Da una parte c’è la proposta dei cosiddetti Paesi frugali, che hanno chiesto di ridurre l’ammontare del Recovery Fund a 700 miliardi da dividere a metà tra 350 miliardi di prestiti e 350 di sovvenzioni, dall’altra due nuove proposte del presidente del Consiglio europeo Michel, che verranno presentate oggi, e che prevedono una riduzione dei grants, i soldi a fondo perduto, a 400 miliardi e una a 390 miliardi.
Recovery fund, i “frugali” propongono di tagliare i trasferimenti a 350 miliardi. Orban: “Rutte responsabile del caos, noi siamo con l’Italia”. Conte: “Stragrande maggioranza dei Paesi difende il progetto europeo”
I 27 finalmente seduti attorno a un tavolo dalle 19.30 dopo sette ore di bilaterali, ultimo dei quali quello tra Italia e Olanda. Restano le tensioni, tanto che è circolata anche l’eventualità che l’accordo possa essere siglato senza l’Olanda. Orban gioca la sua partita e si schiera con l’Italia: “Caos è colpa di Rutte”. Iniziata la cena tra i leader dopo che la plenaria è stata rinviata per tre volte per consentire bilaterali e vertici ristretti. Si cerca una mediazione su entità dei fondi e governance dei piani nazionali. Durissimo braccio di ferro tra i frugali - o "avari" come li ha definiti il premier polacco - e gli altri Stati. I quattro guidati dall'Olanda di Rutte non accettano che l'ammontare dei sussidi a fondo perduto sia di almeno 400 miliardi. E' circolata anche l'eventualità che l'accordo possa essere siglato senza Amsterdam. Contro il potere di veto sui recovery plan degli altri Paesi il premier italiano ha evocato la possibilità di fare appello alla Corte di giustizia Ue.
Intervista a Enrico Letta, che propone l'opzione di rimanere fuori per gli olandesi. "Non può essere che il 7% d’Europa faccia saltare tutto"
L'ex premier propone un'opzione di rimanere fuori per gli olandesi sul modello già adottato per il Regno Unito. "Spostare lo schema di gioco dal 'problema Italia' al 'caso Olanda'. Non può essere che il 7% d’Europa faccia saltare tutto". Enrico Letta, mi pare che l’atteso Consiglio europeo non si stia mettendo bene. Quale è la sua analisi? La mia analisi è che forse c’è stata una generale sottovalutazione del fatto che la posizione olandese non è congiunturale, ma direi ideologica e strutturale, quasi esistenziale. E dunque a mio giudizio va trattata come tale. Non si risolve rimodellando l’accordo, ma spostando il tema. E il tema è: come vuole stare l’Olanda in Europa. Mi faccia capire, è un suggerimento negoziale? Non so come si può definire, ma so che noi, tatticamente, abbiamo bisogno di spostare lo schema di gioco da una situazione in cui l’Europa discute del “problema italiano” a una situazione in cui si occupa del “problema olandese” . È una partita da giocare all’attacco.
Cosa sta succedendo al Consiglio Europeo tra Giuseppe Conte e l’Olanda
Non si può del tutto scartare l’ipotesi che salti il tavolo e si decida di rinviare ulteriormente la definizione degli aiuti, mettendo così in grandissima difficoltà Italia e Spagna. Ma sarebbe un finale a sorpresa che potrebbe accadere soltanto se la Germania cambiasse cavallo all’ultimo momento. Di certo una previsione si può azzeccare fin da ora: alla fine, comunque andrà, tutti diranno di aver vinto. “A Bruxelles non Giuseppe Conte, ma l’Italia intera combatte una guerra per la vita o la morte sul Recovery Fund“: Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto stamattina usa toni drammatici per descrivere la trattativa al Consiglio Europeo che oggi dovrebbe finalmente chiudersi. Anche il Corriere della Sera e Repubblica puntano sulla gravità della situazione (“Muro contro muro, ma si tratta” e “Sul filo del rasoio”) e quasi tutti puntano il dito contro Mark Rutte e l’Olanda che blocca il pacchetto anti crisi Next Generation UE e il bilancio Ue 2021-2027 a cui è collegato, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte combatte strenuamente l’eroica battaglia sul Piave che mormorava.
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Altro che Roma allo sfascio. Il vero scempio è contro la Raggi. Ennesimo attacco del Corsera alla sindaca. Colpevole di tener testa a palazzinari e criminali
Ieri sulla bacheca Facebook di Virginia Raggi è comparso un post il cui inizio recita: “Eh, no. Non ci sto. Oggi ho letto un articolo di una incredibile violenza nei miei confronti: sono descritta come una svampita, una moderna Maria Antonietta che, mentre la folla urla per la fame e chiede pane, dà l’ordine di distribuire brioche. Il titolo è eloquente: ‘Bus a fuoco’. Le peripezie di Virginia che elogia i monopattini”. L’articolo a cui si riferisce la sindaca di Roma è apparso sul Corriere della Sera a firma di Fabrizio Roncone ed è un durissimo attacco al suo operato in cui sarebbe addirittura responsabile degli aggressivi gabbiani romani, causa immondizia, che hanno beccato Matteo Salvini sul terrazzo di un hotel. A parte che forse il gabbiano aveva le sue buone ragioni, la metafora indica una strategia giornalistica che pare coordinata per quanto è concentrica, devastante e mirata. Tutta la stampa e i media le sono contro. È accusata di ogni misfatto: dalle buche, ai trasporti, alle fermate metro, all’immondizia, ai rom e chi ne ha più ne metta. Roncone l’accusa dei 145 bus andati a fuoco, ma non dice che sono vecchi ed ereditati dalle precedenti amministrazioni in quello stato. E poi c’è la storia dei due mandati e che quindi non sarebbe ricandidabile – secondo il non statuto M5S – ad un terzo mentre non è così perché già Di Maio aveva aperto al mandato zero per i consigli comunali e soprattutto la sindaca ha fatto solo mezza legislatura non completata quando era semplice consigliera con Marino.
Laura Castelli e i ristoratori che devono cambiare mestiere
La prima pagina del Tempo titola “Attacco ai ristoratori” per quello che ha detto la viceministra a Tg2 Post. Ma vogliamo vedere cosa ha detto Laura Castelli sui ristoratori di preciso? Ieri a Tg2 Post hanno fatto scalpore le dichiarazioni della viceministra all’Economia Laura Castelli, secondo la quale i ristoratori dovrebbero cambiare mestiere. Il testo completo della battuta è questo: «Questa crisi ha spostato domanda e offerta, le persone hanno cambiato il modo di vivere, e bisogna aiutare gli imprenditori dei nuovi business che sono nati in questo periodo. Certo che se una persona decide di non andare più al ristorante bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività e non perdere l’occupazione e va sostenuto anche nella sua creatività, magari ha visto un nuovo business. Io credo che negare che questa crisi abbia cambiato la domanda e l’offerta in termini macro economici sia un errore. Vanno aiutato le imprese, sposteremo le tasse». L’affermazione è stata successivamente sintetizzata sulla prima pagina del Tempo da Franco Bechis così: «Non avete più clienti? Cambiate mestiere».
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